Incontro con S. Em. Cardinal Matteo Zuppi

La Domenica delle Palme quest’anno ha rinnovato la gioia dell’ormai tradizionale incontro di S.Em.za il Vescovo di Bologna con la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo e la Fraternità Francescana Frate Jacopa, anche se nella forma online, secondo le norme di questo tempo di pandemia.
L’incontro, aperto dal saluto del Parroco Don Stefano Culiersi, è stato introdotto da Argia Passoni della Fraternità francescana nella modalità di dialogo con il Cardinal Zuppi. A Sua Eminenza è stato chiesto di illuminare i processi di conversione personale e comunitaria, indispensabili ad incarnare nell’oggi la fraternità e l’amicizia sociale secondo le piste della “Fratelli tutti”, nella consapevolezza che, quando si parla di fraternità, non si parla di un “già fatto”. La fraternità, splendido dono del Creatore e Padre di tutti che ci ha pensato e voluto come famiglia, è un dono consegnato alla nostra responsabilità, una scelta da portare avanti con umiltà, con perseveranza, con fede, in un esercizio di prossimità che si apre a tutto campo perché possa esserci quella cura l’uno dell’altro di cui siamo ancora tanto analfabeti. A questo ha fatto seguito una domanda di approfondimento sulla visione di Chiesa a cui ci convoca “Fratelli tutti”, assieme alla richiesta di indicazioni per quel passaggio fondamentale dall’io al noi, che è sempre più da consolidare in ambito ecclesiale aprendoci all’edificazione del noi nell’ambito civile, responsabilità che attiene profondamente alla nostra laicità.
L’incontro – di cui proponiamo una sintesi nelle pagine a seguire – si è concluso con un corale grazie a Sua Eminenza, ben sottolineato dalle parole conclusive del Parroco e Assistente della Fraternità. “Non è il giudizio di Dio questo – ha detto ricordando le parole del momento straordinario di preghiera del 27 marzo 2020 – ma è il tempo del nostro giudizio: siamo chiamati a scegliere”. La pandemia, mettendoci davanti la inconsistenza delle nostre scelte, delle nostre priorità, ci costringe in qualche modo a scegliere nuovamente. Ci sentiamo tutti più incoraggiati – ha proseguito don Stefano – a scegliere la fraternità senza paura che sia un rimetterci, perché abbiamo visto cosa vuole dire rinnegare la fraternità. Abbiamo visto quale perdizione in questo tempo di pandemia è stata la negazione della fraternità. Vogliamo allora compiere questo giudizio e scegliere con rinnovata consapevolezza e partecipazione la fraternità come via privilegiata per il bene personale e delle nostre comunità.
Una interpellanza profonda sugellata dal Cardinale anche col ricordo di P. Gabriele Digani che, sulle orme del Beato Olinto Marella, terziario francescano, ci ha dato testimonianza della perseveranza e del servizio agli ultimi. Ringraziamo il Signore – ha concluso – per il dono di questo frate francescano di cui domani celebriamo il funerale (nello stesso giorno che sarebbe stato del suo 80° compleanno). Anche noi dobbiamo raccogliere “il mantello” che ci ha lasciato, fare nostro quel suo dono per investire questo talento che ci ha affidato di attenzione ai poveri, ai piccoli, dei quali si è reso fratello!

 

Il 5° appuntamento del Ciclo “Il tempo della cura”, promosso dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa e dalla Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo in Bologna, ha vissuto domenica 28 marzo un intenso momento di incontro con S.Em. il Card. Matteo Zuppi. In un clima familiare l’Arcivescovo ha offerto preziose indicazioni per radicarci in ciò che è fondamentale nell’assunzione della realtà che ci costituisce – l’essere fratelli –, portando in presenza i passi di conversione necessari per il cammino della fraternità e dell’amicizia sociale alla luce dell’enciclica “Fratelli tutti”.
Dobbiamo convertirci! E convertirci è sempre per amore, un amore che richiede tutta la nostra vita e che libera la nostra vita. La conversione non è soltanto qualcosa di interiore, o di “morale”.
Come ci insegna S. Francesco, conversione significa fraternità con coloro che, sotto l’azione dello spirito, camminano insieme, per iniziare un mondo diverso; e implica servizio. In questo tempo significa fare propria la lezione severa della pandemia per curare questo nostro mondo. “Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”. Che non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare. Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori, in parte come effetto di sistemi sanitari smantellati anno dopo anno. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato” (FT 35).
Non è un fatto romantico la fraternità, come ci indica il realismo che promana da “Fratelli tutti”. Non è realismo pensare di vivere sani in un mondo malato, mentre è realismo guardare al futuro costruendo una fraternità che permetta di vivere in armonia in questa casa comune che Dio ci ha donato. C’è bisogno di una relazionalità rinnovata nel contesto di questo mondo globalizzato, eppure diviso e sempre più frammentato, dove l’individualismo imperante sta facendo perdere il senso stesso della socialità.
Da dove iniziare questo processo? Da ognuno di noi, dalla nostra realtà, dal nostro piccolo. Nel piccolo si inizia la nostra conversione volta sempre ad aprirsi all’universale. Qual è dunque la scuola della fraternità? Lo siamo ognuno di noi con l’esempio, con le nostre scelte, con la nostra umanità. “Voi siete una scuola di fraternità” ha affermato Mons. Zuppi, incoraggiandoci ad esserlo ancora di più: “siatelo per tanti, apritevi più che potete, ascoltate le sofferenze, intercettate le domande, le tante fatiche”. E’ una scuola di conversione molto concreta la fraternità. “Fate che sia davvero una scuola dove impariamo tutti e dove tutti ci aiutiamo a vivere”.
Ed è da costruire la fraternità alimentando nel cuore l’apertura propria di S. Francesco, che ama l’altro “quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui” (FT 1).
Per affrontare la complessità in una progettazione amorosa verso il mondo il Vescovo non ha esitato a riportarci al punto essenziale, con la raccomandazione a valorizzare l’essere fraternità: “Cercate di aiutare sempre nello spirito di S. Francesco a vivere il Vangelo”. Come ricorda FT (230), più noi siamo la “famiglia del Signore”, più impariamo ad essere “fratelli tutti”; più siamo la famiglia del Signore, più potremo generare l’accoglienza, l’incontro con l’altro, come famiglia che si apre all’altro, per cui l’altro sconosciuto diventa il nostro prossimo.
L’impegno arduo per affrontare le sfide odierne presuppone che in tutti rimanga vivo un fondamentale senso di appartenenza: questo ci fa crescere in quella carità, in quell’amore sociale di cui è intriso il testo dell’enciclica e che ci interpella profondamente a rinnovare la scelta della fraternità per il bene personale e di tutta la comunità.
L’invito è che le nostre fraternità, le nostre realtà siano sempre più luoghi aperti, fondamentali per la cura del “noi” a cui ci rimanda “Fratelli tutti”, valorizzando fino in fondo la nostra laicità.Metterci nella prospettiva della fraternità significa rigenerare il nostro essere nel mondo, rinnovando nello spirito il nostro sguardo perché possa portarci all’incontro col “lebbroso”. E implica il rigenerare il nostro essere chiesa, amando la chiesa nella duplice dimensione di “madre” e “maestra”. Possa la conversione spirituale e umana farci crescere in un amore più radicale per il Signore, quell’amore che ci rimanda all’amore per ogni uomo, senza mai disgiungere l’altare dell’Eucarestia dall’altro altare, volto del Signore che si manifesta nei più deboli, nei più poveri, negli ultimi della terra.
Argia Passoni

Il video dell’incontro con S.Em. il Card. Zuppi è disponibile sulla pagina youtube Fraternità Francescana Frate Jacopa.
Sarà possibile così gustare integralmente l’importante riflessione che ci è stata donata.

 

Per essere noi stessi dobbiamo trovare l’altro. È una visione che sottende a tutta l’enciclica “Fratelli tutti” ed è molto liberante, perché l’individualismo ci fa credere che noi siamo noi stessi da soli … Quanto tempo, quanti sforzi, quanti specchi per misurarci da soli, quando in realtà troviamo noi stessi nell’altro, nel legame, nell’amore per l’altro. Ci ricorda “Fratelli tutti” (87): “Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza «se non attraverso un dono sincero di sé». E ugualmente non giunge a riconoscere a fondo la propria verità se non nell’incontro con gli altri: «Non comunico effettivamente con me stesso se non nella misura in cui comunico con l’altro”. A me sembra così vero… Per noi l’altro in primo luogo è Gesù. Ed è Lui che ci aiuta a vivere questa fraternità universale …

(Dalla riflessione del Card. Zuppi)

Le nostre famiglie, le nostre realtà siano sempre dei luoghi aperti perché siamo fatti per andare incontro agli altri! “Non posso ridurre la mia vita alla relazione con un piccolo gruppo e nemmeno alla mia famiglia, perché è impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni … La mia relazione con una persona che stimo non può ignorare che quella persona non vive solo per la sua relazione con me, né io vivo soltanto rapportandomi con lei. La nostra relazione, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono. Il più nobile senso sociale oggi facilmente rimane annullato dietro intimismi egoistici con l’apparenza di relazioni intense. Invece, l’amore che è autentico, che aiuta a crescere, e le forme più nobili di amicizia abitano cuori che si lasciano completare. Il legame di coppia e di amicizia è orientato ad aprire il cuore attorno a sé, a renderci capaci di uscire da noi stessi fino ad accogliere tutti. I gruppi chiusi e le coppie autoreferenziali, che si costituiscono come un “noi” contrapposto al mondo intero, di solito sono forme idealizzate di egoismo e di mera autoprotezione” (FT 89). Noi siamo famiglia del Signore, una famiglia in cui c’è sempre posto per l’altro e quindi ha quell’amore per cui l’altro sconosciuto diventa il mio prossimo, il nostro prossimo.

(Dalla riflessione del Card. Zuppi)

Fraternità universale e evangelizzazione: due preoccupazioni ben presenti fin dall’inizio del Pontificato di Papa Francesco. La tensione di “Fratelli tutti” mi sembra proprio essere quella di portare il lievito del Vangelo che fa germogliare una fraternità universale.
L’evangelizzazione passa anche dal costruire dei legami con tutti aiutando l’edificazione della fraternità universale. L’identità cristiana è molto forte in “Fratelli tutti” ma “Fratelli tutti” non è un testo solo per i cristiani. È un testo per tutti. Indicare una fraternità universale non toglie nulla alla responsabilità di essere cristiani fino in fondo, perché è proprio perché sono cristiano fino in fondo che sono fratello di tutti. I due aspetti, evangelizzazione e fraternità con tutti, non solo non sono contradditori, ma sono complementari. Ricordiamo S. Francesco, un cristiano che vuole vivere integralmente per il Vangelo ed anche, proprio per questo, un uomo universale che manda i suoi frati a comunicare il Vangelo ovunque.

 

(Dalla riflessione del Card. Zuppi)

Una indicazione per la lettura di “Fratelli tutti”. Non leggete l’enciclica dall’inizio alla fine perché è un testo molto ricco che raccoglie varie sottolineature: la guerra, la pena di morte, l’amicizia sociale, il capitolo sul buon samaritano …Sono vari capitoli anche diversi tra di loro che affrontano da diverse angolature la preoccupazione di imparare a vivere insieme, di riconoscersi fratelli.
L’indicazione è di leggerla pezzo a pezzo perché altrimenti potrebbe diventare un testo in cui ci si disperde.

(Dalla riflessione del Card. Zuppi)

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata