Abitanti digitali | ilcantico.fratejacopa.net

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Con il Convegno “Testimoni digitali”(Roma, aprile 2010) si è offerta un’ interpretazione delle caratteristiche principali della Rete, quale dimensione non contrapposta, ma integrata a quella della vita quotidiana; con il Convegno di Macerata “Abitanti digitali” si è voluto fare un passo avanti, attraverso la riflessione e lo scambio delle esperienze, rispetto ai modi di “abitare” questo spazio, ovvero di umanizzarlo e valorizzarne le potenzialità. La novità del digitale, infatti, non cancella il passato, ma lo ridefinisce aprendo nuove vie all’esperienza ecclesiale, consentendo nuove possibilità d’incontro, testimonianza, educazione.

Il direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali, Mons. Domenico Pompili, aprendo i lavori del Convegno, ha messo a fuoco le “Implicazioni sociali, etiche e culturali di un nuovo contesto esistenziale”. “Credo che siamo venuti a Macerata convinti che la rete non copre tutta la realtà anche se ne modifica in profondità l’esperienza umana, al punto che non possiamo non dirci abitanti digitali”, ha detto mons. Pompili. “Abitare è tipicamente umano. Solo gli esseri umani «abitano»“, ha aggiunto. “Abitare è tipicamente umano perché presuppone un rapporto consapevole – fatto di scelte e responsabile – fatto di relazioni con l’ambiente e con le persone… Abitare ha dunque a che fare con la questione del senso, dell’identità, della relazione: dare un ordine e una direzione allo spazio circostante a partire dai significati condivisi (trasformare il «caos» in «cosmo», come dicono gli antropologi); iscrivere le tracce della propria biografia e di quella della comunità nel paesaggio; allestire uno spazio di prossimità, ospitalità, incontro sono tutti aspetti legati alla modalità tipicamente umana dell’abitare”.

Ma come abitare il linguaggio digitale? Come porsi nei confronti delle nuove tecnologie in modo da umanizzarle? A queste domande di fondo mons. Pompili ha risposto dicendo che “la tecnica può essere vista, in modo prometeico, come il mezzo dell’emancipazione dell’uomo da Dio, ponendo così una (falsa) alternativa: o l’uomo e la tecnica, o Dio. Ma così facendo, la logica del dispositivo, che diventa l’orizzonte di riferimento, l’idolo, rischia di avere il sopravvento sulla libertà. Oppure può essere vista come qualcosa di più, come simbolo, come il luogo in cui si rivela l’ingegno umano e la sua capacità creatrice, che gli deriva dall’essere immagine del suo Creatore… La vera sfida è oggi dunque quella della trascendenza: essere pienamente dentro, ma affacciati su un altrove, ossia essere «nel web», ma non «del web»… La rete rende possibile un’orizzontalità certamente preziosa, ma insufficiente. È la verticalità che buca la rete e restituisce all’orizzontalità il suo significato pieno e umanizzante! Detto con una metafora, al «pane» della condivisione (orizzontale) occorre aggiungere il «sale» dell’alleanza (verticale), senza la quale il pane non ha sapore”.

I cristiani devono, dunque, essere testimoni che, come il sale, sono capaci di “evitare la decomposizione” e “mantenere la purezza” nell’ambiente in cui vivono. E i media sono sempre più l’ambiente che modifica le condizioni della nostra esperienza. Chiara Giaccardi (docente di Sociologia all’Università Cattolica di Milano) ha presentato i risultati di un questionario on line distribuito ai giovani dai 18 ai 24 anni, appartenenti a diverse sfere sociali. Questa ricerca denominata: “Identità digitali: la costruzione del sé e delle relazioni tra online e offline“, si inserisce in un nuovo filone di analisi, ancora in fase sperimentale, che utilizza il web anche come canale di accesso e come strumento di rilevazione. Da quest’analisi è emerso che tra i giovani “è la relazione, anche quella attraverso la connessione, che produce vicinanza, non la prossimità spaziale… e ha trovato conferma “l’importanza della dimensione esperienziale, della concretezza dell’incontro personale, al di là delle mediazioni istituzionali”.

Si è potuto constatare che i giovani credenti sono più inclini dei non credenti al “silenzio digitale” (interrompere ogni tanto il collegamento con internet). Molto efficace è risultata la figura degli opinion leaders tra i giovani ai quali è stata demandata la compilazione del questionario per la loro competenza e affidabilità. “Questo aspetto spinge a un approfondimento della trasformazione del carisma in un mondo orizzontale come quello della rete e dei meccanismi di costruzione della fiducia”. La prof.ssa Giaccardi ha concluso la sua relazione sottolineando la necessità di mantenere in tensione le due dimensioni dell’ascolto e del contatto, per non essere totalmente risucchiati dalla logica dei dispositivi e poter “disporre invece di un punto di riferimento esterno al web che consenta l’apertura di uno spazio di libertà”.

Abitanti digitali - Macerata 19-21 maggio 2011 | ilcantico.fratejacopa.net

Abitanti digitali – Macerata 19-21 maggio 2011 | ilcantico.fratejacopa.net

Sono poi intervenuti anche altri docenti ed esperti in un clima di relazionalità intensa che ha segnato una nuova tappa del cammino di ricerca di vie di umanizzazione nel web per una testimonianza credibile della fede cristiana in una società complessa come quella attuale. A conclusione delle tre giornate del Convegno si è svolta una Tavola Rotonda coordinata da don Ivan Maffeis (Vicedirettore UCS) dal titolo: “Quale appello ai media ecclesiali dalle possibilità della convergenza digitale?”. “Abitanti digitali” ha detto Francesco Ognibene – è come il “cortile dei gentili” per far conoscere chi siamo anche a chi non è lettore abituale di Avvenire, mantenendo un approccio “umano” all’informazione, aspetto su cui si è soffermato anche Francesco Zanotti, presidente della FISC.

Saverio Simonelli, responsabile dei programmi culturali di TV2000, ha richiamato l’urgenza di saper distinguere l’immagine, che è altro rispetto alla vita, dalla realtà e di riscoprire il volto dell’altro come antidoto alla deriva del tribalismo diffuso dai media. Il direttore di SIR, Paolo Bustaffa, ha sottolineato che l’abitante digitale è colui che con amore sa uscire dall’autoreferenzialità, per aprirsi alle nuove frontiere della comunicazione ponendosi al servizio della verità e del bene comune. Abitare vuol dire stare nella tenda come un nomade che è in continuo movimento per portare la speranza là dove la gente vive e soffre. Infine Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo della diocesi di Macerata, ha salutato i convenuti osservando che con questo Convegno non si è voluto trarre delle conclusioni, ma aprire porte che ci pongono di fronte situazioni inedite, rischi, ma anche attese, nella consapevolezza di essere partecipi di un sentire ecclesiale diffuso e condiviso.