L’incontro con l’Arcivescovo di Bologna, Mons. Matteo Zuppi

img101In un clima di viva partecipazione la Domenica delle Palme, 9 aprile 2017, ha avuto luogo l’incontro con il Vescovo Mons. Matteo Zuppi presso la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo per il 3° appuntamento del Ciclo “Abitare la terra. Abitare la città”, promosso dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa con le Parrocchie di S. Maria Annunziata di Fossolo e di S. Rita. Il saluto del parroco Don Stefano Culiersi e della Fraternità Frate Jacopa ha aperto l’incontro “Abitare con fede la città” a partire dall’istanza profonda della responsabilità dell’abitare “Come possiamo noi non prendere in considerazione l’occuparci della città degli uomini, se Dio stesso è venuto ad abitare la città, le sue piazze, le sue case?”
Il tema – ha esordito il Vescovo – non solo ci interessa, ma deve interessare a tutti tantissimo. La città è l’ambiente dove io vivo (non un albergo). Ha poi delineato i percorsi di conversione necessari ad abitare la città, mettendo l’abitare in connessione alle tappe del Congresso Eucaristico Diocesano (Eucarestia e città degli uomini).
Rispetto alla prima tappa “Voi stessi date loro da mangiare” ed alla seconda “Quali le attese della folla?”, Mons. Zuppi ha evidenziato l’importanza di interrogarci sulle domande della folla oggi qui nel nostro tempo, perché abitare la città vuole dire rendersi conto che la città cambia. “La città è roba nostra”! Non ci si può occupare solo delle emergenze, occorre cercare di capire ed anticipare con amore le risposte. Se guardiamo con “com-passione” ci rendiamo conto dei cambiamenti, delle necessità, delle fragilità e ridoniamo quell’amore che abbiamo ricevuto.
“Noi abitiamo la città – ha proseguito il Vescovo – se le varie comunità ecclesiali vivono la città non da estranee, nel chiuso, attente a proteggersi dalla città”. Ed occorre interrogarci su quel “Voi date loro da mangiare”. Quel “voi” ci coinvolge tutti: noi siamo il soggetto che ha avuto in dono il pane e dobbiamo sfamare quanti hanno “fame”.
La parrocchia non è impersonale, deve essere comunità. E bisogna che ci chiediamo: “Siamo comunità?” Che cosa significa per noi essere comunità? Come essere comunità che vivono questo “dare loro da mangiare”? Tutti siamo chiamati ad essere operatori “pastorali” (non solo i sacerdoti) – ha sottolineato Mons. Zuppi –: tutti siamo chiamati ad avere compassione, ad aiutare questa famiglia che è la Chiesa e, nonostante tutte le incertezze, le paure, siamo chiamati ad assumere quell’“andate” che oggi Papa Francesco ci ripete con insistenza. “Se hai la gioia del Vangelo – ha affermato il Vescovo – va’, parla e tutto cambia!”.
“È un problema di compassione, di cuore, di gioia”. Il problema non è fare proselitismo. Si tratta di ricominciare a parlare con tutti del Vangelo, di farlo con la vita “non col fastidio del funzionario o del maestro, o con la severità del giudice, ma con attenzione, vicinanza, simpatia”. Con l’unica sicurezza del Vangelo. Così come ha fatto S. Francesco – ha ricordato Mons. Zuppi –: “Francesco viveva quello che raccontava e raccontava quello che viveva”. Questa è l’evangelizzazione. E la missione, l’apertura verso gli altri, ci aiuterà ad essere più comunità tra di noi e anche ad essere più cristiani per amore che non per dovere.
Il Vescovo ha poi via via rafforzato l’intensità della sua parola attraverso il Vangelo di Luca (cap. 19) ed alcuni spunti dell’Evangelii Gaudium. Luca ci ricorda che tutti noi siamo “piccoli” come Zaccheo ed abbiamo bisogno di salire su un albero per vedere Gesù e la folla; abbiamo bisogno di ricordarci sempre che Gesù viene a casa nostra.
Proseguendo con la parabola dei 10 servi l’evangelista ci dice che le cose della nostra vita si mettono a frutto se le investiamo per altri, altrimenti ci vengono tolte. Facendo memoria di Gesù che sale a Gerusalemme, ci richiama alla compassione: noi non abitiamo la città da estranei o da occupanti, ma come Gesù che piange sulla città perché non è venuto a giudicare, ma a salvare. La cacciata dei venditori dal tempio è richiamo a farci ritornare ad essere “casa di preghiera e di amore per gli altri, perché se abitiamo la città, la contempliamo e la viviamo, pregheremo ancora di più”.
Evangelii Gaudium (n. 75) ci invita ad arrivare laddove si formano i nuovi paradigmi, le “città invisibili”, luoghi dell’individualismo e della paura creati “più per isolare e proteggere che per collegare e integrare”. L’Esortazione ci indica la strada maestra per abitare la città: essere vicini alle solitudini, alle emarginazioni e fragilità nelle loro varie forme (sofferenza, senza tetto, profughi, tossicodipendenti…).
Vorrei che si ascoltasse – ha concluso il Vescovo – il grido di Dio che chiede a tutti noi “Dov’è tuo fratello?” per non rimanere nella logica di Caino. E con la gioia della fede abiteremo la città.
L’alto e chiaro monito alla conversione, con tutta l’attenzione al “come” stare nella città sottolineato da Mons. Zuppi, si è trasformato così in interpellanza profonda a crescere nella gioia come chiesa missionaria, come parte di “una chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti”.

Argia Passoni

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“I migranti mi pongono una particolare sfida – dice Papa Francesco in Evangelii Gaudium – perché sono pastore di una chiesa senza frontiere che si sente madre di tutti”. È proprio una sfida. Io penso che noi dobbiamo adottarli. Adottarli nel senso vero, non formale, dargli fiducia. Adottarli significa anche che io mi posso permettere di arrabbiarmi, se gli voglio bene, altrimenti non combino nulla. E penso che alcuni di questi ragazzi hanno bisogno al limite di qualcuno che dica loro “non devi fare così”, ma con la forza del padre, con l’amore del fratello maggiore. Perché non lo facciamo? L’amore lo capiscono tutti, l’attenzione la capiscono tutti… La sfida di adottare è di cercare di dare loro un futuro e, se lo diamo a loro, lo troveremo anche noi …
(Dalle risposte del Vescovo Mons. Zuppi alle domande dei partecipanti)

img103-1… Il Vescovo ha trattato il tema dell’ abitare con fede la città, con tutto ciò che questo implica di conversione. Conversione che il Vescovo ci ha portato in presenza attraverso il rapporto con le varie tappe del Congresso Eucaristico Diocesano, chiamandoci ad interrogarci su quali sono le esigenze della città. Questo sguardo di compassione! I cristiani non occupano la città, non vogliono fare strategie per occupare la città, ma vogliono porsi dal di dentro per aiutare a trovare le risposte, a trovare un respiro, a trovare lo spirito, quel supplemento d’anima che è necessario per poter dare senso alla propria vita e poter abitare la terra in un modo più umano e umanizzante…
(Dall’intervista ad Argia Passoni di Luca Tentori per 12Porte. Il servizio è scaricabile da 12Porte-youtube 20 aprile 2017