Introduzione all’incontro con S.E. Mons. Zuppi

img99Il 9 aprile, Domenica delle Palme, si è tenuto a Bologna presso la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo il terzo appuntamento del Ciclo “Abitare la terra. Abitare la città” promosso dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa assieme alla Parrocchia ospitante e alla Parrocchia di S. Rita. L’incontro, molto atteso e partecipato, ha avuto come relatore d’eccezione S.E. Mons. Zuppi, Arcivescovo di Bologna, invitato a trattare il tema “Abitare con fede la città” nel contesto del Congresso Eucaristico Diocesano (Eucarestia e città degli uomini).
L’incontro si è aperto con il saluto di Don Stefano Culiersi, Parroco di S. Maria di Fossolo che ha ringraziato il Vescovo di aver accettato l’invito per entrare in un argomento importante e molto attuale: il rapporto tra la Chiesa e la città. “Il nostro Congresso Eucaristico – ha proseguito – ci invita infatti a ridisegnare il volto della comunità cristiana in relazione non tanto a se stessa quanto alla sua missione, quindi in rapporto alla società in cui è immersa. E dunque è veramente prezioso questo nostro incontro. Un incontro inserito in un itinerario di tutto un anno dove diversi ambiti del vivere sono stati presi in considerazione per essere vissuti con fede: abitare il creato, abitare le relazioni famigliari e oggi abitare la società attraverso la nostra dimensione ecclesiale”. Al ringraziamento del Parroco alla Fraternità Frate Jacopa per l’organizzazione del Ciclo, ha fatto seguito da parte di Argia Passoni la presentazione del percorso condiviso con la Parrocchia.
È un ciclo che prende le mosse dal desiderio di approfondire il senso del nostro essere “cristiani” e “cittadini” – ha esordito – attraverso una delle cinque vie indicate dal Convegno Ecclesiale Firenze 2015: la via dell’abitare, che ci è parsa particolarmente significativa anche nella prospettiva del Congresso Eucaristico per crescere nella presa di coscienza di che cosa significa essere “Chiesa in uscita”, e, in specifico, nella presa di coscienza della responsabilità dell’abitare oggi, rispetto ad un abitare sempre più anonimo, difensivo ed escludente, bisognoso di umanizzazione.
Il primo incontro “Abitare la terra con fede: ottava opera di misericordia” ci ha ricordato come abitare la terra sia un comando divino, che come tale siamo chiamati ad accogliere perché la terra possa diventare casa accogliente per tutti, amministrando il dono del creato nella custodia che toglie dalla dissipazione del dono e dall’inquinamento del cuore e della mente. Nel secondo incontro abbiamo voluto interrogarci sull’abitare le relazioni, prendendo come riferimento la relazione costitutiva della famiglia. Il salvaguardarla nel suo valore insostituibile di garante dei valori interiori ed affettivi della società passa dalla cura delle relazioni, tanto più in questo nostro mondo in cui la relazionalità è sempre più in balia di un individualismo e di un consumismo corrosivi.
Da queste riflessioni è emerso che occorre riportare al cuore la profondità dell’abitare: l’abitare è connesso al dono di un Dio che viene ad abitare tra noi, che vuole farsi dimora in noi perché noi possiamo abitare il tempo, lo spazio, le relazioni secondo il suo progetto di amore. Per ogni cristiano è innanzitutto un farsi abitare da Cristo perché solo a partire da questo “inabitare” io posso pienamente accogliere l’altro. E che dire della responsabilità dell’abitare, se pensiamo a quanto ci ricorda Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium?
Come possiamo non prendere in considerazione l’occuparci della città degli uomini, se Dio stesso è venuto ad abitare la città, le sue piazze, le sue case?
“Abitare con fede la città” ci riporta al nostro compito come cristiani di non far mancare le risorse dello spirito nella edificazione della città. Ci riporta ad essere più consapevolmente “Chiesa in uscita”, laddove siamo, viviamo, lavoriamo accanto a tanti altri uomini e donne, senza trattenere per noi quanto abbiamo ricevuto. Tutto questo riguarda la quotidianità nella nostra città, dove troviamo ormai situazioni che ci rappresentano le condizioni del pianeta. E ci richiama alla necessità di contribuire alla edificazione di una polis a misura della famiglia umana a partire da uno sguardo contemplativo sul dramma delle tante sofferenze ed emarginazioni. “Nell’apertura del Congresso Eucaristico, Lei ci ha ricordato, Ecc.za, – ha concluso Passoni – che l’Eucarestia ‘è il sacramento del dono senza riserve di Dio per tutti’ e che il ‘pane’ che il Signore ci dona, cresce amando. E ci ha chiamati a divenire noi stessi pane di amore per rendere più umana la città degli uomini. Ci affidiamo a Lei per essere illuminati nel cammino di conversione necessario a questo percorso”.
La parola calda e penetrante del Vescovo Zuppi – di cui riportiamo una sintesi a seguire – ha coinvolto profondamente la folta assemblea sulla quale a conclusione è scesa la benedizione perché tutta la comunità ecclesiale possa con coraggio e con gioia portare frutti di bene nella città. Vero viatico per proseguire il cammino.