L’esperienza della Parrocchia di Santa Maria Annunziata di Fossolo

Nel contesto dell’Incontro con S.E. Mons. Matteo Zuppi “Una mediazione di pace in terra africana” si è sottolineato come ci sia anche una mediazione di pace rispetto alla terra africana che noi siamo chiamati a rendere possibile nel nostro Paese, nelle nostre città, attraverso l’accoglienza, attraverso l’incontro con chi arriva da lontano in cerca di pace, che rischia di essere rifiutato e doppiamente emarginato dall’egoismo e dalla paura dell’altro. Ed è stata presentata a questo riguardo l’esperienza di accoglienza in atto da due anni nella Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo che ha aderito al Progetto Caritas “ProTettorifugiato a casa mia” portato avanti con un gruppo di volontari di cui fa parte anche la Fraternità Frate Jacopa.

img219Siamo venuti a conoscenza del Progetto “ProTetto rifugiato a casa mia” attraverso gli incontri di formazione e informazione promossi dalla Caritas Diocesana, così, quando in Parrocchia si è reso disponibile un piccolo appartamento all’interno della Canonica, Don Stefano e il Consiglio Pastorale hanno pensato di destinarlo all’accoglienza, proprio nell’ambito del progetto suddetto. È iniziata da qui l’avventura dell’accoglienza con la costituzione di un gruppo di volontari che sono impegnati anche oggi ad accompagnare l’attività delle famiglie tutor nell’affrontare le varie necessità.
Il 5/10/2017 sono stati accolti i primi due ragazzi, entrambi molto giovani, uno del Senegal e uno della Costa D’Avorio.
Sono state individuate due famiglietutor ed un consistente gruppo di parrocchiani si è reso disponibile per supportare in vari modi l’iniziativa. Il progetto prevede una durata di 6/8 mesi, ed al termine i due ragazzi, con un lavoro stabile, hanno potuto prendere in affitto un appartamento in zona, in cui abitare insieme, grazie alla disponibilità di una famiglia della parrocchia.
Il 3/10/2018 è iniziato un nuovo percorso con due nuovi ragazzi, questa volta un po’ più grandi (circa 30 anni) provenienti dal Gambia e dalla Guinea Conakry.
Per il secondo progetto c’è stato un avvicendamento nelle famiglie-tutor, ma il loro ruolo è rimasto lo stesso: prima di tutto quello di instaurare una relazione affettivo-amicale con i ragazzi, passando del tempo con loro, facendoli partecipare alla vita della comunità organizzando incontri e chiamandoli ad esempio a pranzo in famiglia, poi quella di fornire loro un aiuto pratico per la spesa, per la gestione della casa, per la ricerca di un lavoro e per le varie pratiche burocratiche, come il rinnovo dei Permessi di Soggiorno, pratiche sempre più complesse con le nuove Direttive.
Attualmente uno dei ragazzi ha un regolare permesso di soggiorno, un lavoro, e frequenta la Scuola Guida per ottenere la patente.
Sta anche cercando casa nel nostro quartiere perché, anche se lontano dalla fabbrica in cui lavora, desidera rimanere vicino a tutti quelli che considera suoi amici. Purtroppo, nonostante il nostro impegno, finora la ricerca è stata vana, e ci stiamo scontrando con una marea di rifiuti e pregiudizi.
All’inizio di quest’anno si è aggiunto un altro ragazzo, senegalese e da poco maggiorenne, proveniente da Imola ed ospitato in casa di una delle famiglie-tutor. Questo ragazzo ha da poco superato con buoni voti l’esame per la Licenza Media.
Questa accoglienza, di carattere più propriamente familiare, andrà sicuramente oltre i 6 mesi canonici in quanto, data la giovane età, si sta puntando sulla formazione professionale. Il ragazzo è stato iscritto ad un corso per fornaio, che durerà qualche mese e prevede una parte di lezioni online e poi stage presso fornai l’ente formatore garantisce per 4 anni di trovare un collocamento.
Per entrambi i progetti abbiamo pensato di offrire (e abbiamo potuto farlo in sede col gruppo di volontari) anche un’opportunità di formazione culturale, in primo luogo una miglior conoscenza della lingua italiana (strumento indispensabile di relazione e inserimento sociale), ma anche nozioni di matematica e di cultura generale sul nostro Paese (storia, geografia, “educazione civica”), al fine di favorire il più possibile una reale integrazione.
Agli ospiti della parrocchia si sono aggiunti, nel tempo, altri ragazzi, conosciuti in occasione del pranzo di Natale offerto dalla Parrocchia nel dicembre 2017 e che hanno espressamente richiesto la nostra disponibilità per l’insegnamento dell’italiano e della cultura generale di base.
Si è cercato di dare anche un taglio pratico alle “lezioni”, alternando incontri in aula a uscite per conoscere i luoghi citati nei testi (supermercati, stazione ferroviaria, stazione autolinee, uffici pubblici, …) nonché i luoghi importanti della città, sia per favorire l’orientamento e l’autonomia negli spostamenti, sia per far conoscere le bellezze storiche e artistiche della città.
Durante tutta la durata del progetto, è costante la presenza delle operatrici Caritas, con cui si programmano incontri mensili, e che sono sempre disponibili per i dubbi e le difficoltà che possono sorgere.
Per concludere, un commento personale, da parte di una famiglia-tutor impegnata attualmente: ci siamo “buttati” in questo progetto con tante paure ma anche molto entusiasmo, e riteniamo di avere dato qualcosa ma sicuramente di avere ricevuto tanto, in termini di conoscenza delle persone, di realtà da affrontare e di esperienze di relazione.
Ci sono momenti di grande soddisfazione, come quando senti dire in risposta alla telefonata di un amico – sono qui con la mia famiglia –, ma anche di difficoltà e di delusione, come sempre accade nella vita. La consapevolezza però di agire a favore di chi ha bisogno ci aiuta ad andare avanti.

Daniela e Giuliano Bertarini

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“La nota esperienza di mediazione dell’allora Don Zuppi è stata portata ad esempio di quella artigianalità di cui la pace ha estremamente bisogno per attecchire nel cuore e nella vita degli uomini … Artigiani di pace lo possiamo essere tutti… Il Vescovo ha poi insistito sugli ingredienti che dovrebbero formare un cristiano impegnato per la pace: tra tutti la preghiera e poi disinnescare gli odi, disarmare i cuori, e la costruzione di ponti attraverso il dialogo e la conoscenza reciproca. Preghiamo tanto per la pace – ha concluso Mons. Zuppi – e ricordiamoci di quel grande artigiano di pace che è stato S. Francesco, il poverello che ha sempre osato l’incontro con l’altro per porre mano a nuovi patti di pace”.

Dal servizio di 12 Porte del 30 aprile a chiusura del Ciclo “Incontrare la pace,” promosso dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa con la Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo. Il servizio è rintracciabile alla relativa pagina facebook.

ISSN 1974-2339
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