Intervista esclusiva di Vatican News con l’ex vicepresidente degli Stati Uniti e premio Nobel per la pace sull’impegno di Papa Francesco in difesa dell’ambiente e sull’importanza di una
“rivoluzione della sostenibilità”

Alessandro Gisotti- Città del Vaticano

img124Premio Nobel per la pace, Al Gore è senza dubbio uno dei leader più appassionati nella difesa dell’ambiente a livello planetario. Un impegno, quello contro il surriscaldamento del globo, che l’ex vicepresidente degli Stati Uniti ha condotto instancabilmente negli ultimi 20 anni. Nel 2007, il suo documentario An Inconvenient Truth, “Una scomoda verità” ha vinto il premio Oscar, ma soprattutto ha portato il tema dei cambiamenti climatici, fino ad allora questione “da specialisti”, alla portata dell’opinione pubblica mondiale.
Nei giorni scorsi, il Nobel per la pace ha guidato un incontro a Berlino della sua organizzazione Climate Reality Project, con centinaia di partecipanti da tutto il mondo. In questa intervista esclusiva con Vatican News, Al Gore si sofferma sull’impegno di Papa Francesco per la difesa dell’ambiente, sull’importanza dell’Enciclica Laudato si’ e lancia un appello in favore della “Rivoluzione della sostenibilità”.

Al Gore, la sua è una delle voci più forti a livello mondiale in difesa dell’ambiente. Perché si è così appassionato alla “battaglia verde” per il nostro pianeta?
R. – Credo che lo scopo della nostra vita sia di glorificare Dio; continuare ad accumulare disprezzo e distruzione contro la creazione di Dio è grottescamente incoerente con il modo in cui dovremmo vivere la nostra vita.
Inoltre, la crisi climatica è oggi la più grave sfida esistenziale che l’umanità abbia mai affrontato. E non solo l’umanità è a rischio: secondo biologi di fama internazionale, fino a quasi la metà di tutte le specie viventi con le quali condividiamo la vita su questa Terra corrono il pericolo di estinguersi nel corso di questo secolo.
Il Signore ordinò a Noè di radunare nella sua arca due esemplari per ogni specie per “tenerli in vita con te”: credo che quella richiesta sia valida anche per noi.
Al momento, stiamo usando quel guscio sottile che è l’atmosfera che circonda il nostro pianeta come una “discarica a cielo aperto”, scaricandoci ogni giorno 110 milioni di tonnellate di inquinamento prodotto dall’uomo, che crea riscaldamento e che intrappola il calore. Il totale, a oggi, ha accumulato tanta energia termica in eccesso quanta ne verrebbe rilasciata da 400 mila bombe come quella sganciata su Hiroshima, che esplodessero ogni 24 ore. Le conseguenze di questa extra energia termica sono evidenti: tempeste più forti, acquazzoni più violenti, inondazioni più distruttive e grandi frane di fango, siccità estreme e prolungate, raccolti scarsi, scarsità d’acqua in molte regioni, aumento degli incendi, diffusione di malattie, scioglimento dei ghiacci e innalzamento del livello del mare assieme all’acidificazione dell’Oceano, e molto altro.
Quindi, davvero non abbiamo scelta. Dobbiamo risolvere la crisi climatica. Come ha detto Papa Francesco, “se distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà”.
Sono stato fortunato perché ho potuto investire ogni grammo di energia nello sforzo di contribuire alla soluzione di questa crisi. In questo, mi sento sostenuto da milioni di attivisti e leader di tutto il mondo che stanno orientando lo sviluppo dell’energia pulita nella “Rivoluzione della sostenibilità”. La vera passione e l’energia che ho provengono proprio da questi attivisti e leader.

Lei ha detto in una recente intervista che il cambio climatico non è una questione politica ma piuttosto “una questione morale e spirituale”. Quale importanza attribuisce al fatto che un leader spirituale come Papa Francesco sia così impegnato nella difesa dell’ambiente?
R. – La leadership di Papa Francesco è di ispirazione per tutti noi, a livello mondiale, in particolare per la sua vigorosa e ripetuta enfasi in favore di una soluzione della crisi climatica. Sono grato e ammirato per la chiarezza della forza morale che incarna.
Papa Francesco parla anche in modo molto efficace dei più vulnerabili tra noi, cioè i poveri, e aiuta coloro che lo ascoltano a capire come noi tutti, indistintamente, siamo colpiti dalla crisi climatica. In particolare, la sua Enciclica Laudato si’ ha segnato un passo cruciale per la Chiesa cattolica nel guidare il mondo a impegnarsi ad affrontare la crisi climatica prima dell’Accordo di Parigi.
In questi e in molti altri modi, il Papa è stato in prima linea nel guidare il mondo in un’azione costruttiva sul clima. Praticamente tutti i miei colleghi e amici cattolici sono “elettrizzati” fin dentro le ossa per il fatto che stia offrendo questa leadership spirituale.
Come lo sono anche io.
Più in generale, penso che l’insegnamento spirituale abbia ovviamente un ruolo cruciale nelle comunità di tutto il mondo. Il Papa è un modello per i leader di altre tradizioni religiose: li ispira nel comunicare i pericoli derivanti dalla crisi climatica e il nostro dovere di “amministratori” del Creato per risolverla.

Come sa, nell’Enciclica Laudato si’ sulla difesa della nostra casa comune, che lei ha citato, Papa Francesco afferma che il cambiamento climatico e la povertà sono profondamente collegate in molte regioni del mondo. Come valuta questa affermazione?
R. – Come ha sottolineato Papa Francesco, coloro che vivono in povertà sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi climatica, che ha un impatto dannoso sul loro accesso alle risorse di prima necessità e minaccia la loro salute. Ad esempio, Porto Rico, dove oltre il 40 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, sta ancora cercando di riprendersi dalle conseguenze dell’uragano Maria, che ha disastrato la rete elettrica del Paese e le reti di telefonia mobile ed ha allagato interi quartieri.img126
Inoltre, l’inquinamento da monossido di carbonio (CO) insieme all’anidride carbonica CO derivante dalle emissioni di carbonio nell’atmo2- sfera sta facendo ammalare le persone. È noto che consentire un maggiore inquinamento atmosferico nelle nostre città e nelle comunità più piccole sta facendo ammalare ancora più persone. In base al documento “Principi della Giustizia Ambientale” (dichiarazione approvata a Washington nel 1991, ndr), sappiamo che gli effetti di questo inquinamento hanno maggiori probabilità di colpire quelle comunità che sono state private del potere politico ed economico necessario per difendersi. È qui che si fanno sentire per primi i danni.
Non sono solo i poveri a essere colpiti in modo sproporzionato dalla crisi climatica. L’elenco comprende i malati di mente, le persone con problemi di salute preesistenti, gli anziani, i neonati e i bambini, i senza fissa dimora e le comunità di minoranza. Negli Stati Uniti, ad esempio, i bambini afroamericani hanno una probabilità tre volte maggiore rispetto alla popolazione complessiva di soffrire di malattie legate all’inquinamento atmosferico, hanno il doppio di probabilità di avere l’asma e dieci volte la probabilità di morire di asma, rispetto ai bambini delle comunità maggioritarie.
“La leadership di Papa Francesco sull’ambiente è di ispirazione per tutti noi”

Recentemente, Papa Francesco ha esortato i dirigenti delle compagnie petrolifere, ricevuti in Vaticano, a impegnarsi a produrre energia pulita. Cosa serve perché questo “sogno” si avveri?
R. – Sono molto felice che Papa Francesco abbia convocato i principali dirigenti in materia di energia e di investimenti per convenire sull’importanza di un’imposta sulle emissioni di anidride carbonica.
Per raggiungere questo obiettivo, prima di tutto deve esserci una valida alternativa ai combustibili e alla immissione di inquinanti nell’aria. Fortunatamente, c’è. L’energia rinnovabile e altre soluzioni alla crisi climatica sono ora economicamente concorrenziali rispetto ai combustibili fossili. Di conseguenza, le grandi compagnie di combustibili fossili sono costrette a riesaminare i loro modelli di business.
Spero che, una volta eliminata la dimensione economica dall’equazione, la scelta morale si paleserà come inevitabile a molte più persone e alla fine prevarrà.
Siamo agli inizi di una “Rivoluzione della sostenibilità” globale, che ha le dimensioni e l’impatto della Rivoluzione industriale, ma con la velocità della Rivoluzione digitale. Facilitate anche dall’emergere di nuove tecnologie e consumatori sempre più informati, le attività commerciali sostenibili si sono rapidamente diffuse negli ultimi anni.
A causa della crescente pressione sociale e politica – e del crescente costo dell’inquinamento da anidride carbonica – i governi di tutto il mondo stanno dunque approvando delle legislazioni per ridurre le proprie emissioni. Alla fine del 2017, la Cina ha istituito un “mercato del CO2”, unendosi all’Unione Europea e ad altri Paesi come il Cile e la Colombia, Paesi che hanno aderito all’imposizione di una tassa sulle emissioni di CO2.
La conferenza convocata da Papa Francesco in Vaticano con i dirigenti delle compagnie petrolifere è un segnale davvero incoraggiante che questa transizione verso un futuro sostenibile possa diventare rapidamente una realtà e non rimanga più un sogno. Dobbiamo però muoverci ancora più velocemente per garantire che questa transizione avvenga in tempo utile per prevenire gli effetti più devastanti della crisi climatica.
“Siamo agli inizi di una “Rivoluzione della sostenibilità” globale, dobbiamo muoverci velocemente”

Il Climate Reality Project, da lei fondato, ha appena tenuto il suo 38.mo incontro degli attivisti a Berlino, dal 26 al 28 giugno. Che cosa auspica di ottenere con eventi come questo?
R. – A Berlino, 700 tirocinanti provenienti da 50 Paesi e di ogni estrazione sociale si sono radunati per tre giorni di formazione intensiva con scienziati e comunicatori di fama, esperti di clima, per imparare come possono ispirare e guidare le loro comunità nell’agire per risolvere la crisi climatica.
La formazione ha offerto una vasta gamma di sessioni aperte (e molte sessioni di approfondimento su particolari aspetti della crisi e delle sue soluzioni), tutte volte ad individuare modi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi climatica, creare sostegno per le soluzioni pratiche a nostra disposizione e fare pressione sui nostri rappresentanti affinché agiscano.
Abbiamo condotto questa formazione a Berlino in un periodo in cui la Germania e l’Unione Europea stanno subendo in maniera grave gli effetti della crisi climatica. Senza un’azione concertata dei leader governativi, si prevede che tali effetti peggioreranno significativamente nei prossimi anni. La Germania, ad esempio, sta implementando in modo efficace una transizione energetica dal carbone e, in tal modo, si spera servirà da traino per le altre nazioni nell’UE, affinché riesaminino le proprie politiche di azione sul clima.
Climate Reality ha formato finora più di 15 mila attivisti che lavorano in 141 Paesi. Il nostro precedente incontro di formazione si è tenuto a Città del Messico lo scorso marzo e il prossimo agosto ne ospiteremo un altro a Los Angeles, in California.