4. MATRIMONIO CIVILE PER TUTTE LE COPPIE, A PRESCINDERE DAL LORO GENERE?
È in questo contesto che il pontefice sottolinea l’importanza del riconoscimento e della promozione della struttura naturale del matrimonio tra un uomo e una donna in vista del bene comune e della realizzazione della pace. La famiglia, fondata sul matrimonio, per la stabilità delle relazioni, per la sua funzione unitiva, procreativa ed educativa è da considerare un’istituzione strategica per il futuro demografico delle società, per la stessa economia, per il welfare, per l’educazione sociale. Snaturare l’essenza del matrimonio come unione di un uomo e di una donna per considerarla comprensiva dell’unione tra persone dello stesso sesso, sulla base di un’antropologia indifferenziata, significa commettere una grave ingiustizia non solo nei confronti dei coniugi e dello stesso matrimonio, ma anche nei confronti del bene dell’intera comunità umana, nonché dei diritti dei genitori e dei figli5. Dietro le affermazioni del pontefice sta la consapevolezza di vari progetti di legge che in vari Stati sono stati proposti in modo da aprire alle coppie omosessuali richiedenti il diritto di contrarre matrimonio.

scuola-di-pace05Egli, come già affermato, non si pronuncia direttamente sulla complessa problematica, che peraltro è già stata affrontata da varie chiese locali, come quella spagnola, francese, inglese, statunitense, messicana (2009), argentina (2010), uruguayana, tanto per citarne alcune. Lo Stato che abolisce il matrimonio tradizionale, chiave di volta della famiglia e della filiazione, per rimpiazzarlo con un contratto che prescinde dalle differenze di sesso – si tenga presente che non molti mesi fa la Chiesa d’Inghilterra e la Conferenza dei vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles sono state consultate sulla proposta di consentire a tutte le coppie, a prescindere dal loro genere (ossia coppie tra omosessuali o tra uomo e donna), la possibilità di celebrare un «matrimonio civile» – finisce per svalutare le stesse rispetto alla procreazione naturale, nonché la ricchezza che rappresenta l’alterità uomo/donna sia nei rapporti individuali che collettivi, giungendo a privare i figli di una delle loro ascendenze, paterna o materna6.

5. UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO E DI ECONOMIA RICHIESTO PER RISOLVERE DUREVOLMENTE LA CRISI ALIMENTARE
Via concreta e non velleitaria per ottenere la pace e il bene comune è la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo e di economia. A proposito di quest’ultima non deve passare inosservato l’invito, rivolto in particolare alle istituzioni universitarie, affinché contribuiscano ad una riflessione scientifica che radichi le attività economiche e finanziarie in un solido fondamento antropologico ed etico (cf n. 6, p. 15). L’economia e la finanza non possono essere gestite come se fossero attività separate dai loro soggetti, ossia come meccanismi neutri che debbono obbedire unicamente a formule matematiche e a criteri tipici della tecnofinanza, propria di quel capitalismo artificiale e labirintico in cui è possibile vendere quello che non si ha e in cui è più credibile il mondo che non c’è, purché espresso con le suddette formule7. Non è la prima volta che un Pontefice ritorna sul nesso che esiste tra sviluppo e pace.

Le molteplici attività imprenditoriali debbono essere tutte finalizzate alla realizzazione del bene comune. Il che richiede che l’attività economica e finanziaria siano strutturate eticamente e in maniera sostenibile. In sostanza, il Santo Padre ripropone nel Messaggio i contenuti della Caritas in veritate. In un contesto di recessione, invita, poi, gli Stati a varare politiche di sviluppo industriale ed agricolo che abbiano cura delle politiche sociali e dell’universalizzazione di uno Stato di diritto e democratico (cf n. 5, p.13). Ma la ripresa del tema del nesso sviluppo e pace questa volta è fatta accennando in particolare alla crisi alimentare, definita crisi «ben più grave di quella finanziaria». In altre parole, con un tale riferimento egli intende attirare l’attenzione sui temi della povertà, della fame, del mancato sviluppo agro-rurale: piaghe non del tutto debellate e, anzi, negli ultimi anni sempre più preoccupanti. Si è entrati in un nuovo scenario, quasi senza accorgersene, perché assorbiti dai gravi problemi della crisi finanziaria ed economica in cui si è ancora immersi. Eppure si registra un rapido ampliamento dell’area della povertà mondiale e la crescita dei consumi sta mettendo a dura prova la capacità di risposta dell’intero sistema agroalimentare. Secondo ad alcune stime attendibili nel 2050 saremo, sebbene il ritmo della crescita demografica sia rallentato rispetto a ieri, più di nove miliardi ad abitare il pianeta, circa un terzo in più di oggi, e per soddisfare la domanda di cibo avremo bisogno di aumentare la produzione agricola del 70% rispetto a quella attuale. Per di più bisognerà farlo in maniera più sostenibile che in passato. I dati sulla crescita della domanda e dell’offerta sono inequivocabili (cf FAO, IFAD, UNCTAD, BANCA MONDIALE, in Italia lo sottolineano anche alcuni studiosi come P. De Castro8 e G. Galizzi): la produzione agricola non tiene il passo della domanda.

scuola-di-pace06L’aumento della popolazione e quello ancora più marcato dei consumi che caratterizzano soprattutto alcune aree del pianeta come Cina, India, Brasile, Russia, stanno crescendo a ritmi impressionanti. Il tema dell’accesso e della disponibilità di cibo a livello mondiale (food security) si sta imponendo sempre più, a fronte dei fenomeni dell’aumento dei prezzi, delle speculazioni sulle derrate alimentari,9 del land grabbing (accaparramento di terre). È bene sottolineare che nel Messaggio, pur senza approfondire il problema, si indica una prospettiva globale di soluzione: per risolvere la questione della sicurezza degli approvvigionamenti alimentari debbono essere mobilitati tutti i soggetti sociali – società civili, sistemi economici e politici, comunità internazionale – mettendo al centro gli agricoltori, rafforzandoli nelle loro capacità, nei mezzi e nell’organizzazione. La ricerca e le politiche commerciali da sole non bastano. I soggetti pubblici, privati e delle società civili, sono chiamati ad operare insieme, dal livello locale a quello internazionale, per mettere gli agricoltori in condizione di poter svolgere la loro attività in modo dignitoso e sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico (cf n. 5, p. 14). Detto altrimenti, occorre procedere a riforme del sistema commerciale internazionale, a riforme della politica agricola, ad offrire incentivi che incoraggino l’adozione di comportamenti e tecnologie capaci di aumentare le rese ed essere sempre meno impattanti, compensando gli agricoltori per i benefici ambientali che producono. Vanno stimolate la cooperazione e la formazione. Non bisogna escludere aprioristicamente investimenti esteri diretti in agricoltura in cui lo sfruttamento dei suoli da parte di un’impresa in territorio straniero è inserito in un modello di business sostenibile per le popolazioni locali. A questo proposito ci si sta mobilitando, presso l’ONU (Comitato di sicurezza alimentare mondiale), per l’adozione di Linee guida volontarie per la governance responsabile della proprietà di terra. L’iniziativa più avanzata in tal senso è un documento congiunto di Banca mondiale, Fao, Ifad e Unctad che individua sette principi da adottare per indirizzare gli investimenti in modo che essi garantiscano il rispetto dei diritti, dei mezzi di sussistenza e delle risorse10.

+ Mario Toso Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

NOTE
1 BENEDETTO XVI, Messaggio per la Giornata mondiale della Pace (1 gennaio 2013), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013.

2 GIOVANNI XXIII, Pacem in terris (=PT), n. 1.

3 «L’ordine tra gli esseri umani nella convivenza è di natura morale. Infatti, è un ordine che si fonda sulla verità; che va attuato secondo giustizia; domanda di essere vivificato e integrato dall’amore; esige di essere ricomposto nella libertà in equilibri sempre nuovi» (PT, n. 20).

4 Le parole del pontefice non sono scritte a caso. Infatti, si deve registrare che vi sono ordinamenti giuridici e amministrazioni della giustizia che consentono la discriminazione di chi fa la obiezione di coscienza nei confronti dell’aborto, della guerra e dell’eutanasia. Vi sono anche Stati in cui, come negli Stati Uniti, si impone ad istituzioni di carattere culturale e religioso di dare ai propri dipendenti copertura finanziaria per metodi contraccettivi e per pratiche abortive.

5 Cf BENEDETTO XVI, Discorso ai vescovi degli Stati Uniti d’America delle Regioni VII, VIII and IX in visita «ad limina» (9.3.2012). Su questo tema il pontefice è ritornato nel Discorso ai membri del Collegio cardinalizio, della Curia romana e del Governatorato durante la tradizionale udienza natalizia (in «L’Osservatore romano», sabato 22 dicembre 2012, pp. 4-5) in cui ricorda – citando il pensiero del Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim che ha scritto un saggio dal titolo Matrimonio omosessuale, omoparentalità e adozione -, come con la filosofia del gender l’uomo nega la propria natura e decide che è lui stesso a crearsela. Ma se non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione allora non esiste neppure più la famiglia. E così anche la prole, da soggetto giuridico a sé stante, diventa necessariamente un oggetto. Come ha rilevato Ernesto Galli della Loggia (cf «Corriere della sera», 30 dicembre 2012, p. 36) il Rabbino Gilles smonta ad uno ad uno – in una maniera condivisibile anche da un non credente – gli argomenti abitualmente usati a favore del matrimonio omosessuale: dall’esigenza della protezione giuridica del potenziale congiunto, all’importanza del volersi bene («non si può riconoscere il diritto di matrimonio a tutti coloro che si amano per il solo fatto che si amano»: per esempio ad una donna che ami due uomini); alle ragioni affettive che giustificherebbero l’adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale. «Tutto l’affetto del mondo non basta a produrre le strutture psichiche basilari che rispondono al bisogno del bambino di sapere da dove egli viene. Il bambino non si costruisce che differenziandosi, e ciò suppone innanzitutto che sappia a chi rassomiglia. Egli ha bisogno di sapere di essere il frutto dell’amore e dell’unione di un uomo, suo padre, e di una donna, sua madre, in virtù della differenza sessuale dei suoi genitori». Ancora: «il padre e la madre indicano al bambino la sua genealogia. Il bambino ha bisogno di una genealogia chiara e coerente per posizionarsi come individuo. Da sempre, e per sempre, ciò che costituisce l’umano è una parola in un corpo sessuato e in una genealogia». Bernheim non solo prende di petto il proposito caro a molti militanti omosessuali di sostituire al concetto sessuato di «genitori» quello asessuato di «genitorialità» e di «omoparentalità », ma sostiene che non può parlarsi in alcun modo di un diritto ad avere un figlio: «la sofferenza di una coppia infertile non è una ragione sufficiente per ottenere il diritto all’adozione. Il bambino, sottolinea, non è un oggetto ma un soggetto di diritto. Parlare di diritto a un figlio implica una strumentalizzazione inaccettabile».

6 Cf THIBAUD COLLIN, Les lendemains du marriage gay. Vers la fin du marriage? Quelle place pour les unions?, Salvator, 2012.

7 Cf GIULIO TREMONTI, Uscita di sicurezza, Rizzoli, Milano 2012, p. 64.

8 Cf PAOLO DE CASTRO, Corsa alla terra. Cibo e agricoltura nell’era della nuova scarsità, Donzelli, Roma 20122 .

9 Alla crisi alimentare, con le avversità climatiche e l’assenza di adeguate politiche per incentivare la produzione agricola, concorrono le speculazioni finanziarie legate, ad esempio, alla compravendita di fondi di investimento. Si tratta spesso di contratti di tipo «futures» sui prodotti agricoli che non vengono più solo acquistati da chi ha un interesse diretto in quel determinato mercato, seguendo le leggi tradizionali della domanda e dell’offerta, ma anche mediante fondi di pensione, che sono investiti con l’obiettivo esclusivo di ottenere il miglior rendimento.

10 FAO, IFAD, UNCTAD, BANCA MONDIALE, Principles for Responsible Agricultural Investment that Respects Rights, Livelihoods and Resources. Extended Version, 25 gennaio 2010, consultabile sul sito http://siteresources.worldbank.org.