Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amore mio (FF 277).

come-amareÈ impossibile per una persona non amare. Ogni scelta è una scelta d’amore. Ci sono, tuttavia, modi giusti e modi sbagliati di amare: le vite sbagliate sono modi sbagliati d’amare. Le vite giuste sono modi giusti d’amare. Il vero problema è sempre il “come”. Quello che occorre è impostare in modo giusto il mistero dell’amore. Facilmente veniamo a essere in preda ad errori cui diamo poca importanza e che, invece, poi si rivelano come quegli scambi delle stazioni che fanno deviare il percorso del treno. Che cos’è uno scambio? Niente. Eppure è tutto!

Se io commetto errori in certi snodi della mia vita, getto il treno della mia esistenza per binari sbagliati. Il punto forte è lo scambio, è fare la scelta giusta, che sia la scelta di un modo giusto di amare. La difficoltà è come amare, quale orientamento dare al nostro amore. Senza la rivelazione evangelica, non sapremmo quasi nulla sull’amore. Se si vuole veramente sapere come si deve amare, occorre rifarsi alla sentenza fondamentale del Nuovo Testamento: “Dio è amore”. In questa sentenza l’amore, che è il predicato, si congiunge con Dio, che è il soggetto, formando un’unità inseparabile con Lui. Inoltre la sentenza “Dio è amore” ci fa sentire condizionati e verificati da essa, a meno che noi non pensiamo di essere dio.

Quindi è molto importante non separare mai Dio dall’amore. Dire che Dio è amore significa porre l’amore a un livello trascendente l’ambito terrestre. Se noi rendiamo terrestre l’amore, lo rendiamo finito; lo rendiamo una nostra immagine e lo priviamo della sua dignità suprema. Comunicare con Dio è impossibile perché Dio è infinito, mentre l’uomo è finito. Solo l’amore rende possibile comunicare con Dio. Ma dove trovare il parametro per sapere come noi dobbiamo amare?

Il parametro è il corpo di Cristo. Il come l’uomo, spirito incarnato, possa amare è essenzialmente il “come” datoci dal corpo di Cristo. Senza il corpo di Cristo noi non sapremmo come amare. Il nostro corpo non è sempre aperto all’amore, non è sempre servo dell’amore, ma può essere anche chiusura, spessore che impedisce di amare. Perché il corpo si possa aprire all’amore è necessaria la luce emanata dal corpo di Cristo, che è il modello in cui è data l’incarnazione dell’amore.

Per questo Scoto pone come prima creatura, a prescindere dal peccato dell’uomo, la realtà di Cristo che si sarebbe incarnato anche se l’uomo non avesse peccato. Cristo muore sulla croce per comunicarci la realtà profonda dell’amore che comprende anche la durezza della croce. La preoccupazione di S. Francesco nella sua vita è stata sempre quella di incarnare l’amore, perché l’amore non è nell’universale, ma nella concretezza del singolare. Seguendo il suo esempio, noi dobbiamo fare del nostro corpo lo spazio in cui si incarna il sacro dell’amore.

Lucia Baldo