Parole chiave nel documento conclusivo Unità, speranza e responsabilità

Dopo Reggio Calabria cattolici in cammino | ilcantico.fratejacopa.net

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“Unità, speranza e responsabilità”: sono le tre parole chiave che danno avvio al documento conclusivo della Settimana sociale di Reggio Calabria, presentato la scorsa settimana alla stampa nazionale. “Unità” vissuta e testimoniata nei momenti assembleari e nelle sessioni tematiche: franchezza e misura, dedizione e competenza, ascolto reciproco e dialettica costruttiva, senza conflitti o esasperazioni, sono stati i tratti del nostro partecipare. “Speranza” che si nutre di una fede pensata insieme, capace di leggere la storia e di farsi conoscenza sapienziale creativa e costruttiva. “Speranza affidabile”, che nasce dal Risorto e che va incarnata nella vita di ogni giorno per operare nell’orizzonte dell’autentico sviluppo umano. Non da ultimo la “responsabilità” nei confronti del Paese, specialmente verso le nuove generazioni; una responsabilità che si fa ricerca appassionata di un bene comune possibile, concreto e realizzabile.

Quattro le sottolineature – evidenziate a suo tempo dal cardinale Angelo Bagnasco – che spiegano il successo dell’evento. Centralità della questione antropologica come chiave per leggere le questioni sociali economiche e politiche che attraversano le contingenze attuali. La scelta di una città del Sud, la presenza significativa dei giovani (più di 300). E infine la speranza come criterio per leggere e ordinare i problemi secondo un’agenda propositiva, ragionevole, e non schiacciata sul pessimismo dilagante. Un’agenda destinata a rimanere “aperta” a ulteriori approfondimenti e a nuovi discernimenti; aperta ai territori, alle diocesi, alla pastorale ordinaria e alla vita quotidiana.

Il testo si sviluppa ripercorrendo la sequenza temporale delle tre giornate di Reggio Calabria, per giungere poi a proposte e piste di lavoro per il “dopo”: non a caso il titolo del documento propone “un cammino che continua… dopo Reggio Calabria”.

La prima pista riguarda anzitutto un impegno rinnovato per lo studio della dottrina sociale della Chiesa che ci mostra la forza rigeneratrice che nasce dal Vangelo, e criteri efficaci per l’analisi dei fenomeni sociali e per l’orientamento dell’azione civile e politica. Inoltre, non dobbiamo rinunciare a “ guardare in faccia” l’emergenza educativa, ma più di tutto a focalizzare il nostro impegno sul deposito di speranza che ancora risiede nel cuore dei tanti adulti impegnati nell’avventura educativa, e che vanno sostenuti nel loro esercizio quotidiano di autorità. Genitori, maestri, educatori volontari sono un capitale sociale senza il quale il Paese non ha alcuna chance di “ritornare a crescere”.

Un’altra indicazione di lavoro riguarda l’impegno, di tutti e delle comunità cristiane in particolare, a liberare le energie e le risorse dell’intraprendere creando, soprattutto per i giovani, nuove imprese e occasioni di lavoro. Abbiamo bisogno urgente di un nuovo protagonismo giovanile e di una cultura del lavoro che faccia sentire ciascuno al “posto giusto”, responsabilmente impegnato a “lavorare in proprio” e a rendere conto della propria fatica.

Non poteva non mancare una linea di attenzione per la vita dei migranti. La paura e il pensiero sintonizzato sull’emergenza non ci aiutano a vivere l’avventura responsabile, attenta e misurata, di edificare una società aperta, attenta alle proprie radici e tradizioni.

E infine, il punto sulla vita politica del nostro paese, e sull’urgenza, nella fedeltà all’impianto valoriale della Costituzione, di una stagione di riforme condivise per una democrazia finalmente governante, equilibrata nei suoi poteri, partecipata dai cittadini cui spetta il diritto/dovere di scegliere coloro che li rappresentano o li governano. Una democrazia meno corporativa, finalmente liberale, arricchita da un tessuto plurale di istituzioni sociali e politiche.

Edoardo Patriarca più voce.net