“Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2, 15). La vocazione del custodire, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore… tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!” (Papa Francesco, Omelia 19/3/2013).

creaturejpegIl Creato è la prima parola che Dio rivolge a ciascuno di noi, è spazio da abitare, è luogo dell’incontro e del dialogo con Dio, con tutti i fratelli, le sorelle, e con le creature. Ma l’uomo d’oggi, tutto orientato al pragmatismo, all’utilitarismo, al possedere, ha bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare, di vedere, di contemplare; ha bisogno di una pedagogia del cuore e dello sguardo per poter ricomprendere il proprio posto nel mondo.
E il pensiero francescano, nel suo profondo recupero biblico, può offrire un supplemento d’anima perché l’uomo non sia nell’ottica del dominio e della misurazione del creato ma nella contemplazione e nella celebrazione. Il Cantico delle creature è dedicato all’“Altissimo, Onnipotente bon Signore” di cui le creature portano “significazione”: tutto è grazia e orma del Creatore.
Gli elementi della natura sono accolti nella loro preminente realtà, ma con le loro caratteristiche maschili e femminili, di forza e di interiorità, esse indicano la presenza del mistero di Dio; e diventano invito ad adorare Dio, a ritrovare lo stupore, l’incanto dello svelarsi del mondo come parola di Dio. Invitano a sentire questa variegata famiglia creaturale che tutta concorre ad una pace operosa, a sentirsi nella gioia di questo amore provvidente che vuole la creatura per eccellenza, l’uomo, a sua immagine “sacerdote” con Lui della creazione.
Da questo movimento della somma bontà del Creatore che ha fatto bene tutte le cose, siamo chiamati a rivedere le nostre relazioni con il creato, a toglierci dalla relazione tecnica di dominio per entrare in famigliarità con il mondo. È un’interpellanza profonda a ripartire dallo stupore per la perfezione delle realtà create che ci circondano, “stupore per l’essere e per la bellezza che fa leggere nelle cose visibili il messaggio del Dio invisibile che le ha create” (CA 37).
Educare lo sguardo allo stupore significa imparare a vedere il mondo con occhi nuovi, comprendere la pretiositas del creato, esserne custodi affinché possa divenire «una dimora di pace» per ogni uomo e per tutti i popoli.

Percorsi “In cammino per la custodia del creato” – Stili di vita per un nuovo vivere insieme
– Frate Jacopa, Assisi 10 nov. 2013.