img111“Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura: tendenze e sfide”. È il titolo di un nuovo Rapporto della Fao per sollecitare la presa d’atto e le dovute risposte all’imperativo di dover nutrire la popolazione mondiale, con l’obiettivo di sconfiggere la fame, in modo sostenibile per il Pianeta. Roberta Gisotti ha intervistato l’economista della Fao, Lorenzo Giovanni Bellù, principale autore dello studio pubblicato oggi.

R. – La Fao ha stimato che la produzione agricola dovrebbe crescere intorno al 50 per cento, perché gli aumenti di reddito che ci aspettiamo spingeranno verso l’alto soprattutto i consumi di proteine animali – carne, latte e uova – ma dipende anche dalla popolazione. Intorno al 2050 potremmo essere 10 miliardi, quasi 2 miliardi e mezzo di persone in più rispetto ad adesso.
D. – Dal rapporto si evince che l’obiettivo è di produrre di più – perché è una necessità – con meno costi sul piano ambientale…

R. – Qui cominciano le vere sfide. Mentre da una parte possiamo dire: “Cerchiamo di contenere la domanda”, soprattutto per quanto riguarda i Paesi ricchi che consumano diete molto ricche di proteine, spostandoci verso diete più sostenibili e anche più salutari, dall’altra parte abbiamo anche la possibilità di ridurre gli sprechi alimentari sia in fase di consumo che di produzione. Però è innegabile che 2 miliardi e mezzo di persone in più, comunque, richiederanno più produzione agricole.
Inoltre, dovremo poi affrontare anche il problema dell’energia, perché di fronte ai cambiamenti climatici dovremo ridurre i consumi di energie fossili e probabilmente dovremo aumentare la produzione di energie alternative, incluse le bioenergie, ben sapendo che le risorse naturali terra ed acqua sono molto vicine al loro limite.
Dunque dobbiamo cambiare modo di produrre e di consumare. In agricoltura già si sperimentano alcune tecniche di conservazione, ci sono di tecniche di agro-ecologia che cercano di conciliare agricoltura ed ecologia, e ci sono tecniche che cercano di conciliare foreste ed agricoltura. Tutte queste tecniche devono essere esplorate ulteriormente, devono essere rese applicabili in contesti specifici e, soprattutto, devono essere disponibili anche per i piccoli produttori.

D. – Lei ha citato il gravissimo problema degli sprechi alimentari. Su questo si fa poco a dire la verità, mi sembra …

R. – Ci sono tante iniziative. Anche la Fao stessa è coinvolta in alcune iniziative significative. Ma il tutto sicuramente passa attraverso una maggiore consapevolezza dei consumatori, quindi una educazione nel consumo, e passa anche attraverso meccanismi di prezzo che meglio riflettano il valore di ciò che si compra e si consuma. Per esempio, in questo momento nel prezzo dei beni che consumiamo l’impatto sulle emissioni di anidride carbonica non è tenuto molto presente.

D. – Negli scenari futuri, quale ruolo avranno i poveri? Sembra di capire un ruolo importante …

R. – Siamo in un contesto di sviluppo economico in cui le disuguaglianze crescono, la differenza tra ricchi e poveri aumenta e le otto persone più ricche sul pianeta usufruiscono di tanta ricchezza quanto il 50 per cento dell’umanità più povera. È chiaro che noi ci interroghiamo: come fare in modo che nei cambiamenti che avvengono nei sistemi alimentari (che per esempio spingono verso filiere sempre più lunghe e sempre a maggiore intensità di capitale) i poveri, in particolare i piccoli produttori, possano trovare un posto all’interno di queste filiere o che, qualora dovessero abbandonare l’agricoltura, possano trovare opportunità di lavoro remunerato in modo decente?

D. – Una domanda forse provocatoria. Questi rapporti così documentati della Fao, sono tenuti sufficientemente in considerazione dagli Stati, dai governi?

R. – La Fao cerca di giocare un ruolo che è quello di produrre del materiale che sia utile per prendere delle decisioni che vadano verso un futuro più equo e sostenibile.
Ovviamente i mezzi di comunicazione, incluso il vostro, hanno un ruolo molto importante nel coinvolgere tutte le persone che comunque sono consumatori, ma sono anche cittadini, sono persone che votano, quindi scelgono i propri governi affinché scelgano quelle persone che più sono sensibili all’evoluzione del nostri sistemi socio-economici.
Quindi l’invito è quello di diffondere il più possibile questi nostri “campanelli d’allarme” perché da una parte i consumatori diventino più consapevoli e dall’altra parte anche i decisori possano inserire nel loro orizzonte decisionale alcune delle considerazioni che noi proponiamo in questo rapporto?

(Radio Vaticana 22-2-2017)