Lucia Baldo

Fedeltà è avere fiducia
L’ultima virtù ad essere presa in considerazione nel Messaggio per la Pace 2019 di Papa Francesco è la fedeltà.
Nel nostro tempo la parola “fedeltà” a qualunque ambito essa si riferisca (matrimonio, amicizia, società, politica, vocazione religiosa…) suscita un certo fastidio come se si trattasse di qualcosa di retrivo, di stantio che richiama espressioni retoriche di un moralismo rigido e insincero.
La fedeltà fa pensare a legami che sopravvivono al logorio del tempo al prezzo di indurire le relazioni, di fossilizzarle fino a farle sentire come degli obblighi che intristiscono la vita.
Occorre, pertanto, restituire alla parola “fedeltà” la forza primigenia e vitale che le è propria, espressa dal suo significato etimologico. Infatti “fedeltà” deriva da “fides” che significa “fiducia”. Chi è fedele ha fede in qualcuno, ha fiducia in lui, vive proteso verso di lui, si abbandona a lui, non per possederlo o colonizzarlo, accampando delle pretese in forza del vincolo (morale o giuridico) che lo lega a lui, ma per rendere fecondo questo vincolo e conservarlo come un dono che dà gioia.
Essere fedeli significa sapersi “responsabili per l’altro; non prescrivergli come debba comportarsi, ma consentirgli la libertà dal suo centro personale; aiutarlo a diventare ciò che deve diventare in forza della sua propria essenziale missione; rassicurarlo sempre daccapo e mettersi a sua disposizione” (R. Guardini, Virtù, Morcelliana, p. 81).
Se la “fedeltà” e la “fede” hanno origine nella “fiducia”, significa che la vera fedeltà trae nutrimento e cresce nell’amore. Chi ama ha fiducia nell’amato anche nei momenti bui della vita, quando quel qualcuno che abbiamo scelto di seguire promettendogli fedeltà, sembra lontano, assente, incomprensibile.

… nella perseveranza
La caratteristica principale della fedeltà è data dalla perseveranza, ovvero dal rimanere fermi in una responsabilità una volta assunta. Essere fedeli significa stare alla parola data anche a costo di “prendere su di sé il danno che, che nel caso inverso si sarebbe addossato l’altro” (ibidem, p. 83). Questo però non significa che la fedeltà debba comportare immobilismo e rigidità, poiché in certi casi può essere preferibile scegliere strategie nuove, col mutare degli eventi, senza che questo sia un tradimento delle proprie scelte. S. Francesco quando si avvide che i suoi non lo seguivano più, lasciò la guida dell’Ordine, per mantenersi fedele alla scelta di vivere per Cristo e testimoniare meglio la sua vicinanza a Lui (cf FF 774). Il suo esempio ci insegna ad accettare di rompere la “catena dei determinismi” (C. Giaccardi, M. Magatti, La scommessa cattolica, Il Mulino 2019, p. 26), accogliendo il nuovo, l’inatteso, l’inaudito, l’imponderabile, le ombre che in certi periodi della vita possono diventare più ampie delle luci. In questo modo potremo aprirci al futuro, nella speranza di far fiorire la vita, senza avere la pretesa di prevedere e controllare tutto.
Certo le persone, le situazioni cambiano nel tempo, ma la fedeltà è una forza che non si lascia abbattere da pericoli o svantaggi imprevedibili che possono insorgere col trascorrere del tempo. Essa supera la mutevolezza dei tempi che portano con sé debolezza e fragilità, e si proietta verso l’eterno.
È una forza feconda che genera forza anche negli altri. Incontrare una persona fedele nella nostra vita significa poter contare su una roccia a cui aggrapparsi quando ci si sente minacciati nelle proprie sicurezze. Significa avere un’ancora che ci impedisce di lasciarci travolgere dagli eventi.
C’è relazione tra fedeltà e politica? Immaginiamo un politico che, dopo aver iniziato la sua attività mosso da sincera volontà di cambiare le cose per il meglio nella società in cui vive, poi si trovi in difficoltà perché incontra corruzione, illegalità, omertà, complicità con il male e vorrebbe arrendersi e tornare indietro…
La fedeltà dice di stare fermi e lottare, contro ogni paura e debolezza che spingerebbero a recedere dai legami già costituiti per cercare tranquillità e soddisfazione delle proprie esigenze di benessere.
La fedeltà richiede l’umiltà di non pretendere di capire sempre tutto e di saper camminare mantenendo la direzione intrapresa, senza cercare di tornare sui propri passi con il rischio di cadere. Gesù dice: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc 9,62). Pensiamo al mistero della passione e della morte in croce di Gesù che, nonostante le prove durissime che dovette sopportare, non rinnegò il suo messaggio universale di salvezza e redenzione.
Solo guardando a Lui possiamo diventare fedeli e trarre dalla sua fedeltà assoluta una fedeltà piccola, ma capace, nell’abbandono al Signore, di una fecondità di vita spirituale che ha il sapore dell’eternità