Paul Gondreau, docente di teologia morale, spiega ad Aleteia quale concezione antropologica dell’uomo ci sia dietro al dibattito sul “gender”.

genderjpegUn primo aspetto che mi preme sottolineare è che lo stesso termine “gender” non è per quanto mi riguarda accettabile, almeno per come viene utilizzato normalmente. Normalmente sinonimo di identità sessuale, viene invece usato in modo distinto dal termine “sesso”. Ciò esprime l’idea, oggi diffusa, che l’identità sessuale di una persona può essere differente – ne non addirittura opposta – da quella che ha per natura.
Ciò che sta a monte di tale mentalità, dal mio punto di vista, è un concetto profondamente sbagliato di antropologia, dove il corpo umano non è parte essenziale e integrale dell’identità personale di un individuo.
La persona viene così vista come un concetto astratto, che sceglie autonamanemnte la propria “identità”, e che è accidentalmente legata a un corpo. Quest’ultimo non ha nessun valore intrinseco, né responsabilità in quanto non è parte dell’identità della persona.
Il risultato di questa antropologia frammentata è che il corpo (sesso) e l’identità sessuale (gender) della persona possono non coincidere, e ciò sarebbe accettabile, se non addirittura normale. Ciò che secondo questo modo di vedere è considerato normale, per me è associabile invece ad una malattia psicologica.
L’antropologia che invece sostengo essere veritiera e in linea con l’approccio della Chiesa al tema del “sesso” e del “gender”, vede l’essere umano come costituito da un corpo e un’anima. È un’antropologia “integrata”, dove cioè l’identità personale si identifica con il corpo e l’anima della persona stessa. Il corpo ha una propria dignità e valore. L’identità sessuale (il cosiddetto gender) è quindi legata al corpo così come oggettivamente (biologicamente) strutturato e definito.
In questa antropologia integrata, la Chiesa identifica il significato e lo scopo della sessualità umana come espressione della nostra natura, fatta di corpo e anima. Ossia, la sessualità umana ha come scopo, sia la procreazione (come espressione della nostra natura corporea) sia l’unità dell’amore (espressione della nostra natura relazionale). Dato che la sessualità umana è ordinata a questi due aspetti, è anche ordinata al matrimonio, dimensione nella quale tali due elementi vengono uniti.
Ogni azione o stile di vita sessuale che ne comprenda ad esclusione dell’altro, o che neghi l’oggettività biologica definita dal corpo, è contraria al significato e allo scopo dato da Dio alla sessualità umana