Dignità: si possono riassumere con questa parola-chiave i più recenti interventi di Papa Francesco
sul tema del lavoro. Li ripercorriamo in preparazione
alla Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Cagliari a fine ottobre

img147“L’obiettivo vero da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti”. Sono già memorabili le parole pronunciate dal Papa il 27 maggio a Genova, davanti a 3.500 lavoratori dell’Ilva e al mare da dove i suoi genitori sono partiti alla volta dell’Argentina in cerca di fortuna. Un mese dopo, il 28 giugno, parlando ai delegati della Cisl, Francesco torna sui temi toccati nella città della Lanterna dialogando per un’ora a braccio con i lavoratori, e chiede “un nuovo patto sociale per il lavoro” che riequilibri le sorti e i destini reciproci di giovani e di anziani.
Il lavoro è considerato da Bergoglio una priorità assoluta fin dall’inizio del pontificato, come mostra l’Evangelii gaudium e le sue pagine dedicate a tratteggiare la condizione della maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo, alle prese con una quotidiana precarietà le cui conseguenze funeste alimentano la “globalizzazione dell’indifferenza” e producono la “cultura dello scarto”. Per invertire la rotta – suggerisce il Papa anche alla Chiesa italiana, in preparazione alla Settimana Sociale di Cagliari – occorre una nuova cultura del lavoro a partire dalla pregnanza di un termine-cardine per la dottrina sociale della Chiesa: dignità, che fa rima con speranza e ha un sapore di futuro intriso di un nobile passato di conquiste, da aggiornare ma non dimenticare o tradire.
“Oggi il lavoro è a rischio. È un mondo dove il lavoro non si considera con la dignità che ha e che dà”.
Non è un caso che il viaggio a Genova, nella sua prima tappa, cominci con queste parole. “Il lavoro è una priorità umana. E pertanto è una priorità cristiana”, la premessa che racchiude già tutta l’essenza del discorso. Il primo monito è agli imprenditori, figura fondamentale di ogni buona economia, a patto però che non si trasformino in speculatori.
“Gli uomini e le donne si nutrono del lavoro: con il lavoro sono unti di dignità”, dice il Papa, che subito dopo cita per elogiarlo l’articolo 1 della nostra Costituzione. E ammonisce: “Togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato è anticostituzionale”. “Lavoro per tutti”, dunque, è lo slogan che deve sostituire “reddito per tutti”. La scelta è fra il sopravvivere e il vivere: “Senza lavoro si può sopravvivere, ma per vivere occorre il lavoro”.
Non ha paura, Francesco, di scagliarsi contro il “politically correct”: la competizione all’interno dell’impresa, per lui, oltre ad essere un errore antropologico e cristiano, è anche un errore economico, così come la tanto osannata meritocrazia, troppe volte strumentalizzata o usata in maniera ideologica, fino al punto da diventare una legittimazione etica della diseguaglianza.
Non tutti i lavori sono buoni, ci sono ancora troppi lavori cattivi e senza dignità. Un paradosso, questo, che per Francesco è il frutto dell’aver asservito il lavoro al consumo: “Se svendiamo il lavoro al consumo, con il lavoro presto svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignità, rispetto, onore, libertà”.
Il discorso alla Cisl è all’insegna dell’esigenza di un nuovo patto intergenerazionale tra nonni e nipoti, altro tema molto caro al Papa argentino: “È una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”. Per non compromettere gravemente il futuro, è urgente “un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno diritto-dovere di lavorare”.
Le “pensioni d’oro” sono un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perché entrambe creano e perpetuano ingiustizie.
Anche nel discorso pronunciato al Quirinale Papa Francesco ha rivolto un nuovo appello per proteggere il lavoro da investimenti speculativi: la dignità della persona, la famiglia, il lavoro, sono i primi valori esemplari dell’Italia citati da Francesco. Tra le priorità della politica interna, al primo posto, ancora una volta e poco dopo la visita a Genova, c’è proprio il lavoro: “Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso”.
La povertà, con i suoi mille volti, è frutto dell’ingiustizia e della miseria morale, dell’avidità di pochi e dell’indifferenza generalizzata, la denuncia contenuta nel Messaggio per la prima Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno si celebrerà il 19 novembre. La povertà è uno scandalo, il monito di Francesco, secondo il quale non si può restare indifferenti “alla povertà che inibisce lo spirito di iniziativa di tanti giovani, impedendo loro di trovare un lavoro”.
“Non c’è pace laddove manca lavoro o la prospettiva di un salario dignitoso”, la denuncia rivolta questa volta all’Europa, nel discorso rivolto ai 27 capi di Stato e di governo nella Sala Regia, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.

M. Michela Nicolais (Agensir 13 luglio 2017)