“Andiamo avanti con preghiere e opere di pace” e preghiamo perché soprattutto in Siria “cessi subito la violenza e la devastazione”. In stretta continuità con la Veglia di preghiera e digiuno celebrata sabato sera in Piazza San Pietro, anche all’Angelus di domenica 8 settembre, Papa Francesco è tornato a invocare la pace per tutto il Medio Oriente. Davanti a decine di migliaia di persone, il Papa ha ripetuto con forza: “No all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve”.

papajpeg Basta con l’odio tra popoli fratelli e basta con le guerre che mascherano interessi più biechi degli obiettivi ufficiali che si propongono. Dodici ore dopo, i protagonisti della Veglia per la pace sono ancora insieme per lo stesso motivo e nello stesso posto. Cambiano le angolazioni della Piazza, c’è il sole di mezzogiorno e non del tramonto, e cambia il tono di Papa Francesco. Se l’aderenza di preghiera e di intenzioni tra la sera del sabato e l’Angelus della domenica è sempre stringente, al momento della preghiera mariana l’impeto del Papa contro l’inutilità della guerra si leva alto come alto si era levato l’appello per la pace in Siria e nel mondo:
“A che serve fare guerre, tante guerre, se tu non sei capace di fare questa guerra profonda contro il male? Non serve a niente! Non va… Questo comporta, tra l’altro, questa guerra contro il male comporta dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve. Dire no alla violenza in tutte le sue forme. Dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale. Ma ce n’è tanto! Ma ce n’è tanto!”. E abbondante è anche quel “dubbio” che, obietta con realismo Papa Francesco, “rimane” quando qualcuno spinge per dare la parola alle armi: “Questa guerra di là, quest’altra di là, perché dappertutto ci sono guerre, è davvero una guerra per problemi o è una guerra commerciale per vendere queste armi nel commercio illegale?”.
Papa Francesco si appella alle coscienze di cristiani, non cristiani, uomini e donne di buona volontà, perché facciano una scelta di campo in favore della “logica del servizio”, “non seguendo altri interessi se non quelli della pace e del bene comune”. E a tutti costoro rinnova il grazie col quale aveva concluso la sera precedente le quattro ore della Veglia per la pace:
“Ma l’impegno continua: andiamo avanti con la preghiera e con opere di pace! Vi invito a continuare a pregare perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida”.
Quindi, come guardando a un drammatico atlante di guerra, Papa Francesco si sofferma sui Paesi del Medio Oriente quasi uno ad uno. Prega il Libano, “perché trovi – dice – la desiderata stabilità e continui ad essere modello di convivenza”. Per l’Iraq, “perché la violenza settaria lasci il passo alla riconciliazione”. E prega per altri due conflitti, uno antico l’altro recente: “Per il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi, perché progredisca con decisione e coraggio. E preghiamo per l’Egitto, affinché tutti gli Egiziani, musulmani e cristiani, si impegnino a costruire insieme la società per il bene dell’intera popolazione. La ricerca della pace è lunga, e richiede pazienza e perseveranza. Andiamo avanti con la preghiera”…

Servizio di Alessandro De Carolis
Da Radio Vaticana 8/9/2013