Insorgono le associazioni di disabili di tutto il mondo
Ilaria Nava*

eugeneticoDiverse questioni bioetiche saranno esaminate nei prossimi mesi dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Tra queste, un caso relativo al diritto di abortire bambini disabili. Il caso Kruzmane contro la Lettonia, riguarda una donna, Anita Kruzmane, che lamenta una lesione del diritto umano per non aver potuto abortire la figlia affetta da sindrome di Down. Il suo medico sarebbe colpevole di non averle prescritto il test di screening per la trisomia 21, cosa che avrebbe consentito la diagnosi e quindi l’interruzione della gravidanza.

Citando un nesso causale diretto tra l’omissione del test e la nascita di sua figlia con sindrome di Down, la donna sostiene di aver subito un pregiudizio nel diritto al rispetto della vita privata, che include, secondo la ricorrente, il diritto di decidere di abortire in caso di problemi di salute del nascituro. Le giurisdizioni nazionali hanno già dato torto alla donna lettone, che allora ha deciso di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. L’organismo che vigila sull’applicazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, firmata da 47 Stati, è in pratica chiamato, come ha affermato Grégor Puppinck, direttore dell’European Centre of Law and Justice, a stabilire se l’eugenetica è diventata un diritto umano. “Di fronte a una società che tende a negare il valore e l’umanità della vita nascente – ha spiegato Puppink – la Corte ha interpretato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo nel senso di tollerare la pratica dell’aborto, mentre ha escluso esplicitamente l’esistenza di un presunto diritto all’aborto”.

Dall’Argentina alla Germania, dal Ghana alla Francia, decine di associazioni per i diritti dei disabili e delle persone con sindrome di Down in tutto il mondo si sono unite per lanciare un appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Sul loro sito www.stopeugenicsnow.org, si può sottoscrivere la petizione che oggi ha già raccolto oltre 8mila firme: “Sopprimere il nascituro a causa della sua trisomia 21 deve essere considerato come un diritto umano? Questa è la grave posta in gioco dell’affare attualmente all’esame della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che si appresta a dire se i genitori hanno un diritto fondamentale di ricorrere alla procedura di depistaggio e di eliminazione prenatale dei nascituri malati o portatori di handicap. Una sentenza positiva sarebbe un riconoscimento del diritto fondamentale all’eugenismo nei confronti delle persone portatrici di handicap”.

“Noi, associazioni, persone portatrici di handicap e loro familiari, chiediamo alla Corte di riaffermare il principio del divieto dell’eugenismo, nonché l’obbligo per gli Stati di proteggere la vita di ogni persona, ivi comprese quelle portatrici di handicap prima della loro nascita. È in gioco l’umanità della nostra società europea”. Ma in gioco c’è anche l’economia e il florido mercato dei test genetici. “Si tratta – denuncia la Fondazione Jérôme Lejeune – di un tappeto rosso che sarà steso verso il mercato della genetica e dei test. Perché quello che funziona per la sindrome di Down funzionerà per tutte le patologie rilevabili prima della nascita, nonché per le predisposizioni genetiche. La posta in gioco è alta in quanto si rivolge alla metà della popolazione mondiale: le donne”.

* giornalista