embjpegLa rivista Cell ha pubblicato uno studio nel quale sono descritti i risultati di un procedimento di clonazione analogo a quello attuato per far nascere la pecora Dolly. Ciò che fa la tragica differenza, rispetto al precedente esperimento, sono l’utilizzo di cellule umane e la formazione di un embrione umano per ottenere cellule staminali. Il cosiddetto scopo terapeutico, per ora soltanto prospettato, rispetto al precedente fine riproduttivo utilizzato nel caso della pecora Dolly, prevede che l’embrione umano sia poi distrutto per poter disporre delle cellule staminali stesse.
Il linguaggio scientifico rende difficile far percepire a tutti in modo adeguato la tragica gravità di questo esperimento che manifesta un’inaccettabile indifferenza rispetto al valore dell’esistenza umana nella sua fase iniziale. La clonazione di questo embrione è la generazione di un essere umano, di fatto fratello gemello della persona da cui è stata prelevata la cellula che, opportunamente manipolata, è stata immessa nell’ovocita denucleato che ne ha permesso lo sviluppo. Non c’è nessuna motivazione, né di ordine scientifico, né di ipotesi terapeutica, che renda legittimo dal punto di vista morale questa prassi. Non va nemmeno trascurato il fatto che questi esperimenti prevedano l’utilizzo di ovociti umani: possiamo ignorare che questo implica anche uno sfruttamento reale delle donne, utilizzate come produttrici di materiale biologico?
Colpisce l’assenza di un’adeguata reazione etica da parte dell’intera comunità scientifica internazionale che finge di non sapere che ciò che qui si è generato e poi distrutto è un essere umano. Nessuna futura prospettiva terapeutica rende legittima la generazione e distruzione di un essere umano. In Europa la Convenzione di Oviedo, articolo 18, proibisce esplicitamente ogni costituzione di un embrione umano a fini di ricerca: simili sperimentazioni invece sfuggono alle maglie larghe della legislazione americana.
La difesa dell’uomo fin dalle sue fasi embrionali e il divieto della manipolazione dell’origine della vita umana per qualunque scopo dovrebbero essere un imperativo dell’intera umanità, un risultato condiviso da tutti coloro che nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo hanno salutato l’emergere di una nuova consapevolezza in ordine ai principi di uguaglianza e non discriminazione che dovrebbero regolare ogni attività, in primo luogo quella scientifica.
Per info: www.centrodibioetica.it

Adriano Pessina, direttore Centro Ateneo di Bioetica della Cattolica