Quando Don Roberto ci ha chiesto la disponibilità a fare degli incontri rivolti alle famiglie più giovani della Parrocchia abbiamo pensato che non potevamo dire di no; quello che avevamo ricevuto negli anni del nostro matrimonio anche sotto forme di testimonianza e di fede andava restituito ad altri. In fondo la forma più efficace di trasmissione della fede è proprio quella della testimonianza, del contatto.

Senza nessuna ambizione anzi con molta umiltà abbiamo riflettuto su quello che ci sembrava importante selezionare nella marea degli argomenti e dei temi da trattare. Abbiamo pensato che la modalità essendo un gruppo abbastanza piccolo, 8 coppie, poteva essere quella dello spunto iniziale a due voci, marito e moglie e poi la condivisione con tutti con molta semplicità. Siamo partiti analizzando anche le difficoltà che possono insorgere nel rapporto di coppia e nella impostazione del contributo iniziale; Alfiero ha sempre preso spunto dai documenti del magistero della Chiesa ed io ho cercato di dare un taglio più concreto, più psicologico.

L’aspetto più confortante è quello di prendere coscienza del fatto che spesso i problemi di uno sono i problemi condivisi da tutti, non ci sono modelli ideali e perfetti a cui fare riferimento ma bisogna accontentarsi di vivere e affrontare la realtà giorno per giorno. Come credenti siamo anche consapevoli che anche la storia del nostro matrimonio, così come quella dell’umanità, è orientata verso una direzione, ha una sua pienezza che va aldilà della nostra singola esperienza. Siamo come “stranieri e pellegrini” nel tempo, dimoriamo sulla terra ma siamo cittadini del cielo; è questa appartenenza al cielo che ci fa dotare del pensiero critico che ci rende capaci di giudicare quali aspetti della vita del mondo sono incompatibili con la coscienza cristiana.

Abbiamo anche affrontato l’aspetto della sobrietà sia nella vita materiale, semplificando le nostre esigenze, sia nella vita di relazione in cui spesso siamo guidati da aspetti che ci distolgono dall’essenziale. Fondamentale anche la consapevolezza che: “Nulla ci appartiene “e che non dobbiamo quindi appropriarci dei beni di Dio; l’uomo spesso riconosciuto il bene che il Signore fa e opera in lui e attraverso di lui, invece di restituirlo lo attribuisce a se stesso, e se ne appropria. Siamo invece solo amministratori dei doni del Signore e solo rimettendo in circolo anche i nostri talenti, il nostro tempo, le nostre capacità facciamo la volontà del Signore. Solo così potremo essere veri testimoni di speranza, della speranza cristiana, quella “Speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” ( 1 Pt. 1,4 ).

Nel corso del prossimo anno il cammino riprenderà approfondendo le tematiche rimaste in sospeso e spesso solo accennate e ci proponiamo di riflettere in particolare sul tema dell’educazione in generale ma in particolare dei propri figli.

Rita Montante