Massimiliano Minichetti

Parlare d’informazione non può prescindere dalla premessa che la parola è stata data all’uomo da Dio e che la prima relazione dell’uomo è proprio con il suo Creatore. Questo assunto è fondamentale per comprendere la direzione dell’agire e la conseguente costruzione di un cammino di verità o di menzogna in ogni ambito, compreso quello giornalistico. Ogni tentativo infatti che mira a togliere il Padre dalla relazione con l’uomo, determina il rischio di una società acefala, autoreferenziale, priva di libertà, infine violenta. Al contrario, la consapevolezza dell’appartenenza ha come conseguenza lo sviluppo di una società libera, capace di vedere il volto dell’uomo, capace di distinguere la luce dal buio.

NON GUARDARE LO SPECCHIO
img112 (1)“Siate giovani in cammino, che guardano gli orizzonti, non lo specchio”. Papa Francesco parla così ai ragazzi, ragazze e ai padri sinodali che lo ascoltano nell’aula Paolo VI, in Vaticano, il 6 ottobre 2018, all’inizio del Sinodo sui Giovani. Francesco invita, ancora una volta tutti, ad alzare lo sguardo verso il cielo, in una società che tende all’esaltazione della propria immagine, al “selfie” sempre e ovunque. Eppure gli antichi greci avevano già capito il pericolo degli stagni in cui ci si specchia, ci si perde, si cade e si muore. Il Papa, come del resto tutti i predecessori fino a Pietro, riporta all’Origine, conduce a Colui che tutto ha creato e nel quale tutto ritrova senso.
Una delle sfide di questo tempo, potremmo dire, è trasformare inciampi in opportunità, uscire dalle logiche contrappositive, conflittuali, che soffocano e strumentalizzano molti ambiti: da quello sociale a quello politico, da quello culturale a quello informativo. La via è alzare lo sguardo, nella consapevolezza della figliolanza.

LA BELLEZZA DELLA FAMIGLIA
La famiglia spesso è vittima di narrazione negativa, diventa oggetto di attacchi che cercano di offuscarne bellezza e centralità. “La famiglia è un’avventura, un’avventura bella” sostiene Francesco nell’incontro con il Forum delle Associazioni Familiari il 16 giugno 2018, un incontro intenso, partecipato, in cui il Santo Padre dialoga a braccio con il presidente, Gianluigi De Palo, dopo il suo appassionato discorso tutto incentrato sulla forza e vitalità della famiglia. “La famiglia umana come immagine di Dio – ribadisce il Papa –, uomo e donna, è una sola. È una sola”. Quattro anni fa il Cardinale Angelo Bagnasco – oggi presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa – guardando il panorama italiano e mondiale in relazione alle famiglie sostiene: “È in atto una strategia persecutoria, un attacco per destrutturare la persona e quindi destrutturare la società e metterla in balia di chi è più forte e ha tutto l’interesse a che la gente sia smarrita. Nel torbido il male opera meglio”. Un quadro significativo che non deve spaventare, ma al contrario renderci consapevoli di un andare.

I SOCIAL
Una parte del globo oggi viene definita “social”, molti sostengono le potenzialità dei bit, guardano benevolmente alla connettività continua, allo scambio di informazioni, al nascere di nuove forme di comunicazione: nuovi linguaggi, nuove relazioni. Altri cautamente osservano e studiano il fenomeno ricordando che nelle piattaforme digitali più che di “relazione tra persone” si parla di “confronto tra intelletti”, altri ancora definiscono questi ambiti virtuali “non luoghi”, considerandoli pericolosi percorsi in cui ci si può solo perdere. Di fatto nei social si trovano fenomeni di bullismo accanto a raccolte fondi per buone cause, confronti su temi rilevanti e sfilze d’insulti, informazioni puntuali e fake news (notizie false) di ogni genere, musica, foto, video… in una parola: tutto. E allora conoscere diventa imprescindibile per comprendere, scegliere e quindi usare consapevolmente.

PRIMA ERA TUTTO DIVERSO
“I social sono dannosi perché isolano, non consentono il dialogo, ad esempio in treno non parla più nessuno. Prima era tutto diverso”. E’ una frase spesso ascoltata soprattutto dopo aver visto giovani e meno giovani con la testa china e lo sguardo fisso su un telefonino, tablet o pc. Eppure se si torna indietro con la memoria o si sfogliano le fotografie in internet, in due click, si arriva alle immagini di viaggiatori, in treno o autobus, tutti intenti a leggere quotidiani. Questo significa che non è cambiato nulla? Assolutamente no, molto è cambiato: chi leggeva un giornale poteva solo apprendere la notizia, chi oggi s’informa tramite “i device” può ampliare quell’informazione, condividerla in tempo reale, “parlare con altri”. Certamente però non esisteva l’Internet addiction disorder, ovvero la dipendenza da Internet e tante altre problematiche riferite all’essere connessi.

INTERNET IN PERCENTUALE
In Italia il 53% dei bambini dai 6 ai 10 anni e l’84% degli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni ha accesso ad internet. L’Itu, l’agenzia dell’Onu per le telecomunicazioni, nel rapporto annuale sullo stato della rete – riportato da Vatican News – evidenzia che “nell’intero pianeta metà della popolazione è ormai connessa. On line sono oltre il 70% i giovani tra i 15 e i 24 anni, il 94% si trova nei “Paesi più ricchi” ed il 65% nei “Paesi più poveri”. Una percentuale che sale al 100% dei giovani europei in Finlandia, Islanda, Lussemburgo e Slovenia e scende in Africa sotto il 5% in Nigeria. In Asia l’accesso ad internet è sotto il 12% in Bangladesh.img107
Una realtà in cui “è necessaria una nuova educazione all’affettività e una maggiore presenza genitoriale”, ribadisce Filomena Albano, autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. Per avere un’idea della mole di dati scambiata, quindi la presenza delle persone in rete, basta leggere i grafici di Go-Globe: ogni sessanta secondi, ad esempio, vengono caricate su Facebook circa 243mila foto, lanciati 350mila tweet, effettuate 3,8 milioni di ricerche tramite Google…

FAKE NEWS
Non tutto però è attendibile. Una delle fake news maggiormente condivisa su Facebook, tanto da entrare negli annali dei casi scuola, è quella che vede Steven Spielberg ritratto davanti ad un “dinosauro” usato per la realizzazione del film Jurassic Park, con questo post: “Una foto vergognosa di un cacciatore che posa accanto al triceratopo che ha appena macellato… Per favore condividete la foto così che il mondo possa svergognare quest’uomo spregevole”.
Il post fu condiviso 31mila volte, collezionò 6mila commenti: insulti nei confronti del “cacciatore” e compassione per il malcapitato animale (estintosi 70 milioni di anni fa). Il contributo di un illuminato navigatore: “Ma questo è Steven Spielberg il regista di Jurassic Park” ottenne come risposta: “Non m’importa chi è. Non avrebbe dovuto uccidere questo animale”. Gli esempi di fake news sono moltissimi: da scherzi apparentemente innocui a vere e proprie manipolazioni dell’informazione. Foto false di migranti in piazza che innalzano cartelli per chiedere connessioni wi-fi, immagini ritoccate di presunti terroristi con in mano libri sacri… anche il recente Congresso Mondiale delle famiglie svoltosi a Verona ha visto apparire in “Rete” un cartellone pubblicitario con la scritta “la Famiglia Marcia”, invece di “Marcia per la Famiglia”, ma questa falsificazione è stata ulteriormente distorta da una nota testata giornalistica che ha scritto: “In una città sulle barricate per l’ormai imminente forum della famiglia tradizionale, anti-gay e anti-gender, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo, è una fake news a diventare virale”. Il Congresso di Verona non si mai presentato come anti-gay… Nel messaggio per la 52esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Papa Francesco ha ribadito che le fake news possono “rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici”. Ogni fake news contribuisce a demolire il fatto, la verità. Il lettore, il navigatore di internet si trova nella difficoltà di riuscire a distinguere cosa sia vero e cosa no. Un fenomeno talmente consistente da essere ormai chiamato “post-verità”. Secondo questa definizione in una discussione su un fatto o una notizia, non conta se questa sia vera, ma come questa sia percepita. La verità passa in secondo piano. È facile immaginare che chi è consapevole di questo, possa manovrare informazioni e reazioni a proprio vantaggio.

LE BUONE PRATICHE
Le buone pratiche che si possono mettere in atto in questo caso sono: dubitare quando si legge, non affrettarsi a condividere contenuti di cui non si è certi, verificare. Anche una notizia apparentemente positiva come una dichiarazione o preghiera del Papa, se falsa e condivisa, contribuisce a demolire il concetto di verità.

PAROLE TABÙ
In questo processo di frammentazione, manipolazione e ricomposizione trova posto anche la cancellazione di alcune parole, diventate spesso tabù sui social e più in generale nell’ambito della comunicazione, perché ritenute foriere di tensione o scontro, come: verità, normalità, diversità, bene, male… Come si inverte la rotta? Non avendo paura di usare le parole nel loro significato proprio, mai contro qualcosa o peggio qualcuno.

GENDER: MASCHIO E FEMMINA LI CREÒ
Sulla questione gender, altro tema spesso polarizzante sul quale raramente si riesce ad avere un confronto, ma solo un muro contro muro, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha da poco pubblicato il documento “Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione”. Uno strumento molto utile che parlando di “emergenza educativa”, in particolare sui temi dell’affettività e della sessualità, lancia la sfida che emerge da “varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che nega la reciprocità e le differenze tra uomo e donna, considerate come semplici effetti di un condizionamento storico-culturale”. Il documento rimarca come l’identità in questa visione verrebbe consegnata ad “un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo”.
Si parla di “disorientamento antropologico” che caratterizza il clima culturale del nostro tempo, contribuendo anche a destrutturare la famiglia. Un’ideologia che, tra l’altro, “induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina”. Il Documento vuole promuovere una “metodologia articolata nei tre atteggiamenti dell’ascoltare, del ragionare e del proporre”. La questione gender ha ricadute in campo politico, istituzionale, informativo e tende anche a ridisegnare il concetto stesso di famiglia. Un esempio è il noto caso di Cecile Eledge, 61 anni, che ha partorito una bambina concepita in vitro per il figlio gay e il suo compagno.

SE DICO FAMIGLIA TU COSA DICI?
Qualche tempo fa lavorando ad un’inchiesta sulla famiglia, ponendo la domanda: “Se dico famiglia cosa dici?” emersero risposte scomposte, vaghe, spesso semplici, a volte banali, ma praticamente tutte mostravano una certa base di consapevolezza non intaccata da spinte ideologiche: “La famiglia è tutto, è il bene” dice un’anziana signora ripercorrendo la sua storia da quando era bambina; “È uno zoo casa mia” afferma sorridendo un papà, tracciando l’affresco del disordine quotidiano, le corse per portare i bambini a scuola e far quadrare i conti; Famiglia è “genitori, figli, la nascita, la vita” condivide una giovane ragazza; “Pazienza, pace” è il commento di un bambino; “Una piccola società nella grande società”…

L’INFORMAZIONE CONTRO
La percentuale di cronaca nera in Italia è molto alta. Confrontare le notizie di femminicidi, violenze in famiglia, donne marginalizzate, diffuse dalle testate giornalistiche italiane, con quelle diffuse da altre in Europa e nel mondo è un esercizio che potrebbe dare delle sorprese, sia per quantità, sia per la sistematicità. Un esito, ancora una volta, frutto di una negazione di paternità. La parola è data all’uomo da Dio. La prima relazione è tra l’uomo e il suo Creatore. Se si toglie il Padre dalla relazione la società cammina senza luce, dicevamo all’inizio di questa riflessione.
L’altro fronte di stacco è seminare inimicizia tra uomo e donna. Ogni totalitarismo infatti per prendere l’uomo cerca di “rieducarlo” negando Dio, colpendo la famiglia. Questo circolo non virtuoso si spezza essendo consapevoli e mostrando la bellezza della relazione con il Padre che cambia cuori, dona occhi, creatività ed energie per cambiare il mondo. Mostrando la bellezza della famiglia che costituisce e costruisce la società.

POLITICHE NON PROMESSE
Essere consapevoli del tentativo operato da alcune forze di nascondere il Padre, rende più liberi. Alzare lo sguardo verso il cielo rende più veri. Essendo capaci di leggere il mondo, di abitare ogni spazio si ha l’opportunità di donare un volto nuovo, fatto di bellezza, di verità. È questa la via creativa che ha edificato università, ospedali, che ha dato origine alle Misericordie, la più antica forma di volontariato al mondo, politiche inclusive e ridisegnato intere società.
La famiglia ha questa spinta generativa, questa bellezza. Oggi in Italia cosa serve? Da una parte politiche, non aiuti a spot, a sostegno della natalità (il Paese è in pieno inverno demografico), non guardare alla famiglia come un elemento da assistere, ma come un soggetto che incarna la sussidiarietà, un volano sociale ed economico che costruisce, mostra un volto di verità. Dall’altra serve sempre più consapevolezza di questa realtà, di questa bellezza che è fatta di semplice testimonianza nell’essere ciò che si è chiamati ad incarnare: la bellezza di una madre e di un padre che si prendono cura l’uno dell’altro, dei propri figli; la bellezza della “forza dei giovani che sconfigge i poteri forti”, la bellezza dei nonni che: “non sono i guardiani della cenere, ma del fuoco”.

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Massimiliano Minichetti
Giornalista, Coordinatore del Centro Editoriale
Multi Mediale della Santa Sede,
Docente di Scienza della Comunicazione

ISSN 1974- 2339
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