img75La Città: la figura, nella Bibbia, ci mostra il volto dell’umanità; essa può essere solidale e poggiare su basi civili solide e di fratellanza, simboleggiando la nuova Gerusalemme nell’Apocalisse, oppure essere preda di invidie e sfrenate ambizioni, come la Babele antica. Con questo esempio simbolico si è aperto il discorso di Papa Francesco ai membri del ANCI (Associazione nazionale comuni italiani).
Secondo Francesco, dunque, “è significativo che la Sacra Scrittura, per additarci la realtà ultima dell’universo, ricorra a questa icona.
L’immagine della città esprime come la società umana possa reggersi soltanto quando poggia su una solidarietà vera, mentre laddove crescono invidie, ambizioni sfrenate e spirito di avversità, essa si condanna alla violenza del caos”.
Occorre allora riscoprire il senso della “Città modello”, ovvero la nuova Gerusalemme: “La città di cui vorrei parlarvi riassume in una sola le tante che sono affidate alla vostra responsabilità”. Ha specificato il Santo Padre: “È una città che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l’interesse privato da quello pubblico. Non sopporta nemmeno i vicoli ciechi della corruzione dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il noi si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l’interesse di pochi”.
La buona notizia è che questa “Città” può nascere realmente e non deve restare utopia. “Costruire questa città richiede da voi non uno slancio presuntuoso verso l’alto, ma un impegno umile e quotidiano verso il basso”. Senza commettere l’errore di Babele, “non si tratta di alzare ulteriormente la torre, ma di allargare la piazza, di fare spazio, di dare a ciascuno la possibilità di realizzare sé stesso e la propria famiglia e di aprirsi alla comunione con gli altri”.
Il Pontefice ha tracciato alcune linee guida fondamentali per giungere a questo risultato: “Per muoversi in questa prospettiva – ha detto – abbiamo bisogno di una politica e un’economia nuovamente centrale sull’etica; un’etica della responsabilità, delle relazioni, della comunità e dell’ambiente”.
In conclusione, l’augurio del Papa, “di potervi sentire sostenuti dalla gente per la quale spendete il vostro tempo, le vostre competenze, la vostra disponibilità. Da parte vostra l’altezza dell’impegno che portate e l’importanza della posta in gioco vi trovi sempre generosi e disinteressati nel servizio del bene comune”. Soltanto in questo modo, “la città diventerà anticipo e riflesso della Gerusalemme celeste. Sarà segno della bontà e della tenerezza di Dio nel tempo degli uomini”.

Christian Delfini, in “Frammenti di Pace”