comunicazione-amoreÈ certo che oggi noi ci troviamo in un’eclissi del valore e della realtà dell’uomo, anche se l’eclissi non è l’annullamento di qualcosa, ma è come il negativo che testimonia la presenza di un valore, sia pure soltanto adombrandolo.
In che cosa consiste questa eclissi dell’uomo? La risposta è che oggi l’eclissi dell’uomo è dovuta all’eclissi dell’amore. La parola «amore» è banalizzata, abusata, strumentalizzata, misconosciuta a tal punto che se ne è deformato il significato. Nell’Antico Testamento Dio è definito come Colui che è in sintonia con la visione dell’essere propria del mondo filosofico greco. Invece nel Nuovo Testamento (soprattutto nel Vangelo di Giovanni) Dio non è mai definito come Colui che è, ma come Colui che ama. Chi è nell’amore è in Dio e Dio è in lui.

Compimento del manifestarsi di Dio all’uomo è l’amore. Cristo lo dice chiaramente: nell’amore c’è la pienezza della legge e dei profeti. S. Bonaventura al capitolo V dell’Itinerarium mentis in Deum, dice che Dio può essere visto come essere o come amore. Ed egli fa propria questa seconda impostazione. La banalizzazione a cui si riduce oggi l’amore porta a una riduzione dell’uomo a una sola sfera. Non è vero che l’amore sia uno. Noi siamo a più dimensioni. Il rischio è totalizzare una sola dimensione a scapito delle altre. Quanta letteratura riduce l’amore alla libido o all’eros! Possiamo individuare tre sfere presenti nell’uomo:

  • sfera sensitiva (l’amore è la libido, forza che non ha né legge né fini)
  • sfera psicologica (innamoramento tra due giovani)
  • sfera personale (a livello esistenziale l’amore è il senso della vita).

Il problema sarà fare una gerarchia dei diversi modi di amare. Questo significa che le tre sfere suddette non sono autonome l’una dall’altra, ma si implicano secondo un ordine crescente che pone la terza sfera, quella personale, al vertice, in quanto dà senso e luce alle due precedenti ponendo l’amore come senso della nostra vita.

Tutto dipende dall’amore. L’anima della storia è l’amore. L’anima della nostra vita è l’amore. Cambiare la vita vuol dire cambiare il corso dell’amore. Per poter capire qualcosa di noi stessi, dobbiamo capire che cos’è per noi l’amore.

La vita di S. Francesco è tutta un’incarnazione d’amore. Si può dire che l’amore ha permeato tutta la sua vita e che l’amore in lui ha trovato un’espressione piena: verso Dio, verso gli altri, verso Chiara, verso le creature, verso il mondo. S. Francesco era intriso d’amore. Questo è il motivo della sua completa, continua comunicativa.

Dove non c’è amore non c’è comunicazione. Oggi tutti dicono che l’amore è alla base della comunicatività. Questo è vero purché l’amore sia inteso come colui che fa crescere l’altro nella sua diversità e peculiarità, lo rispetta e lo fa crescere nella sua libertà, senza invaderlo di se stesso, poiché deve fare in modo che l’altro cresca. Per non banalizzare o intristire l’amore occorre comunicare in modo di aiutare l’altro ad essere libero. “Ma questo aiuto non può essere dato veramente, se l’amore non sa nascondersi, se non sa annientarsi. Altrimenti, se rimane palese e determinante nell’altro il sostegno che tu non cessi di offrirgli, quell’altro non si renderà mai libero, indipendente e padrone di sé” (V.C. Bigi, Il linguaggio dell’amore, EF 1989, p. 67).

Lucia Baldo