Martin Carbajo Nùñez,ofm

Inizierò indicando il modo in cui userò i concetti di Pace, Conversione e Peccato ecologico. Poi, focalizzerò la dimensione sacramentale del mondo sensibile e della presenza, nella liturgia dei sacramenti, di segni e simboli presi dalla natura. La seconda parte richiama l’attenzione sul fatto che, negli atti del penitente, si dovrebbe prestare maggiore attenzione alle proprie responsabilità verso l’intera creazione. La terza parte sottolinea come, nello svolgimento di questo sacramento, si dovrebbe potenziare la celebrazione gioiosa del perdono ricevuto e della riconciliazione ritrovata.

1. ALCUNI CONCETTI BASICI
1.1. La pace, dono del Risorto e compito permanente
“La pace è un bene prezioso, oggetto della nostra speranza”1. Essa è un desiderio profondo del cuore umano, ma spesso viene capita in modo sbagliato.
conversione ecologicaAd esempio, risulta sbagliato vederla come un frutto del monopolio del potere (pax romana) o dell’equilibrio del terrore (“guerra fredda”)2. Infatti, la pace non può essere costruita sulla “logica morbosa della minaccia e della paura e della diffidenza”: «Il nostro mondo vive la dicotomia perversa di voler difendere e garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e impedire ogni possibile dialogo.
La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale (GMP 2020,1).
La vera pace non può essere l’effetto del militarismo, delle alleanze difensive o della politica dei blocchi.
“Ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento sulla propria condizione. Sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza, in un circolo vizioso che non potrà mai condurre a una relazione di pace. In questo senso, anche la dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria” (GMP 2020,1).
Essa è, invece, pienezza di vita (Shalom) ed esige il ristabilire le quattro relazioni fondamentali dell’essere umano e “i quattro livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio” (LS 210).
Non c’è pace senza equilibrio ecologico e viceversa. Il racconto del primo peccato mette in evidenza questo stretto rapporto fra pace ed ecologia.
Questa categoria della relazionalità è in stretto rapporto con il concetto francescano della fraternità, che va oltre il modo normale di capire la solidarietà. La reale fratellanza, dice il Papa, si basa “sulla comune origine da Dio ed è esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca” (GMP 2020).
“Solo a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana di oggi e di domani” (GMP 2020,1).

1.2. Conversione ecologica
La conversione è dono divino, una grazia da implorare3 e, al tempo stesso, un nostro compito permanente. Essa avviene quando si sperimenta l’amore divino, gratuito e liberatore, fattosi presenza concreta in Gesù di Nazareth.
“All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”4.
Questa esperienza dell’amore di Dio, totalmente gratuito e disinteressato porta a riconoscere il proprio peccato e quindi alla conversione e alla missione.
“Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; eppure i miei occhi hanno visto il Re, l’Eterno degli eserciti […] Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».” (Is 6,5-7).
Il concetto di conversione ecologica fu introdotto in campo cattolico da Giovanni Paolo II nel 20015. Il documento finale del sinodo per la regione panamazoniana parla di cinque conversioni: integrale, pastorale (EG), culturale, ecologica (LS) e sinodale6.
La conversione integrale “si basa sul riconoscimento della relazionalità come categoria umana fondamentale. Ciò significa che ci sviluppiamo come esseri umani sulla base dei nostri rapporti con noi stessi, con gli altri, con la società in generale, con la natura/ambiente e con Dio” (S19il 247).
La conversione pastorale è stata ampliamente indicata nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, quella ecologica nell’enciclica Laudato Si’ e quella sinodale nella Costituzione Apostolica Episcopalis Communio.
La conversione pastorale, basata sulla sinodalità, porta alla conversione ecologica, cioè a riconoscere che tutto è collegato, “a relazionarci armoniosamente con l’opera creatrice di Dio”, e a promuovere la creazione di strutture in armonia con la cura del creato (S19df 18).
“La sinodalità è una dimensione costitutiva della Chiesa.
Non si può essere Chiesa senza riconoscere un effettivo esercizio del sensus fidei di tutto il Popolo di Dio […]. In questo modo, sarà promossa la corresponsabilità nella vita della Chiesa in uno spirito di servizio” (S19df 88).
“La nostra conversione deve essere anche culturale, andando incontro all’altro, per imparare dall’altro. Essere presenti, rispettare e riconoscere i suoi valori, vivere e praticare l’inculturazione e l’interculturalità nel nostro annuncio della Buona Notizia” (S19df 41).

1.3. Peccato ecologico
L’enciclica Laudato Si’ ha introdotto il concetto di peccato ecologico, fino a quel momento poco usato nella teologia cattolica. Nel farlo, Papa Francesco ha accolto il contributo che in questo senso aveva dato il Patriarca Ecumenico Bartolomeo7. Nello stesso anno 2015, istituendo la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, invitava tutti a invocare la misericordia divina “per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo”8, giacché l’essere “custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa” (217).
Un anno dopo, denunciava come peccato lo sfruttamento egoistico della terra9, ricordando che “un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio” (8). Pertanto, invitava tutti alla conversione ecologica e a implorare la misericordia di Dio per quei peccati contro il creato “che finora non abbiamo saputo riconoscere e confessare” (GPC 2016,2).
Il documento finale del Sinodo della Amazzonia propone “di definire il peccato ecologico come un’azione o un’omissione contro Dio, contro il prossimo, la comunità e l’ambiente. È un peccato contro le generazioni future e si manifesta in atti e abitudini di inquinamento e distruzione dell’armonia dell’ambiente, in trasgressioni.

2. DIMENSIONE SACRAMENTALE DEL MONDO SENSIBILE
L’intera creazione è un proto-sacramento, un segno visibile della presenza, della bontà e della bellezza del Dio trinitario. Perciò, a partire dalle cose create possiamo avere una conoscenza naturale di Dio.
Tutto nella natura ha “un valore proprio” (69) e unadimensione sacramentale. Abbiamo bisogno di “maturare una spiritualità” (240) e una mistica che apra i nostri occhi, affinché possiamo sperimentare “l’intimo legame che c’è tra Dio e tutti gli esseri” (234).
La teologia della creazione deve essere potenziata e le celebrazioni liturgiche dovrebbero evidenziare di più la nostra relazione con il mondo sensibile.
Finora si è insistito soprattutto sulla natura decaduta a causa del peccato, e quindi bisognosa di redenzione.

2.1. “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” La liturgia è l’esercizio del ministero sacerdotale di Cristo, attraverso riti e simboli che fanno vedere il legame che esiste tra il visibile e il trascendente, tra noi e il mistero. Essa “presuppone, integra e santifica elementi della creazione e della cultura umana” (CCC 1149). Pertanto, “il Messale dovrà ricuperare, e sottolineare con forza, il mistero della presenza reale di Cristo nel creato”.
Azioni simboliche come l’imposizione delle ceneri all’inizio del tempo quaresimale esprimono bene il legame che esiste tra i nostri peccati e il grido della terra. Una delle espressioni indicate per questo rito dice: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai” (Gn 3,19). Oltre a ricordarci che anche noi siamo polvere della terra, parte integrante della natura, quella cenere può anche esprimere il grido della terra, bruciata e ridotta a polvere dal consumismo e dall’egoismo umano.
La celebrazione della riconciliazione sarà ancora più significativa se si usano adeguatamente segni e simboli di questo tipo. Di fatto, qualche chiesa protestante ha già iniziato a usarli in questo senso.

2.2. La liturgia mostra la dimensione sacramentale del mondo sensibile
I sacramenti sono segni sensibili “della realtà nascosta della salvezza” che fanno uso della natura materiale per rendere visibile l’invisibile, realizzando “in modo efficace la grazia che significano” (CCC 1084).
In essi, “la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale” (235).
Mostrano anche la dimensione escatologica della natura, perché “ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo” (244).
La massima espressione si trova nell’Eucaristia, che rende presente nel tempo la trasformazione cristica del cosmo (1Co 15,28). In questa anticipazione del banchetto eterno, il pane e il vino rappresentano l’intera creazione che, attraverso le mani dell’uomo, viene trasformata, dalla potenza dello Spirito, nella presenza viva di Cristo e, come tale, è assunta dal Padre.
Partecipando alla comunione del corpo e del sangue di Cristo, anche l’uomo diventa “pane spezzato, offerto a Dio per la vita del mondo”.

2.3. Sacramento della riconciliazione e rapporto con la terra Nonostante la grave crisi ecologica, provocata “dai nostri comportamenti irresponsabili ed egoistici” (GPC 2016,1), finora il rito del sacramento della riconciliazione non include riferimenti espliciti alla rottura che ogni peccato provoca nelle relazioni con il creato. Inoltre, questa dimensione è poco presente nella pratica pastorale del sacramento.
“L‘uomo esprime e percepisce le realtà spirituali attraverso segni e simboli materiali” (CCC 1146); ad esempio l’acqua battesimale, l’olio dei catecumeni e degli infermi, il fuoco e il cero pasquale, le candele, l’incenso. Tutto però non come realtà autonoma, “ma in quanto incorporati alla vita e alla storia della comunità”. Infatti, la celebrazione liturgica deve essere percepita come evento di salvezza, non come magia.
La prassi del sacramento della riconciliazione dovrebbe fare ricorso anche a segni e simboli della natura, soprattutto nelle celebrazioni comunitarie, per mettere più in evidenza il nostro legame con la terra e il bisogno di riconciliazione con essa.
Purtroppo, spesso è celebrato senza letture della parola di Dio e senza gesti corporali.

3. RICONCILIAZIONE SACRAMENTALE CON LA NATURA
Dio ha affidato la terra alla nostra cura. “Coltivarla ‘troppo’ – cioè sfruttandola in maniera miope ed egoistica –, e custodirla poco è peccato” (GPC 2016, 2). Questo peccato ha delle dimensioni sociali e storiche molto evidenti, perché sta mettendo in pericolo l’equilibrio ecologico e il futuro dell’umanità.
Il peccato ecologico rompe le relazioni vitali che ci uniscono a Dio, al prossimo e al creato, provocando danni “non solo fuori, ma anche dentro di noi” (66). I problemi ambientali, infatti, hanno radici etiche e spirituali (9), perché, in ultima analisi, sono conseguenza del cuore umano ferito. Lo ha fatto notare il patriarca Bartolomeo, “attirando l’attenzione sulla crisi morale e spirituale che sta alla base dei problemi ambientali” (GPC 2016). Tutti ne siamo responsabili e quindi tutti “siamo chiamati a riconoscere il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente”.
Papa Francesco ha insistito sulla necessità di impegnarsi “a compiere passi concreti sulla strada della conversione ecologica, che richiede una chiara presa di coscienza della nostra responsabilità” (GPC 2016,2) e deve essere “sostenuta in modo particolare dal sacramento della penitenza” (ibid.).
Questo sacramento, infatti, è un momento privilegiato di formazione della coscienza.
Organizzo ora la riflessione seguendo fondamentalmente gli atti del penitente: esame di coscienza, contrizione, confessione, soddisfazione. Con questa chiave di lettura, cerco di mostrare il processo di conversione ecologica e la sua relazione con il sacramento della riconciliazione.

3.1. Esame di coscienza sul peccato ecologico
Il primo passo nel cammino di conversione ecologica è l’esame di coscienza (8). Oggi nessuno può giustificare la propria ignoranza sulla crisi ambientale. La sensibilità ecologica delle popolazioni è cresciuta, anche se continuano a rafforzarsi “le abitudini nocive di consumo” (55). Pertanto, “dobbiamo esaminare le nostre vite e riconoscere in che modo offendiamo la creazione di Dio con le nostre azioni” (218).
Il peccato ecologico si manifesta oggi in tanti modi, sia con azioni colpevoli, ad esempio buttando via enormi quantità di cibo, oppure assumendo comportamenti spensierati e stili di vita dannosi per l’ecosistema. Anche fra i credenti, continuano ad esserci atteggiamenti riprovevoli, che “vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche” (14).
La vita urbana facilita l’indifferenza verso i danni ecologici, perché allontana le persone dal contatto fisico con la natura. Occhio che non vede, cuore che non duole. In ambito agricolo, invece, i contadini sono più coscienti del danno che possono procurare agli animali e alla natura.

3.2. Contrizione e conversione del cuore
La contrizione occupa il primo posto tra gli atti del penitente ed è descritta come “il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato commesso, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire” (CCC 1451). Essa può essere perfetta, “quando proviene dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa” o imperfetta (attrizione), quando è frutto del timore (CCC 1453). Molti reagiscono semplicemente per paura delle conseguenze nefaste della crisi ecologica, un sentimento che non riesce a coinvolgere pienamente la persona.
Il discorso scientifico fa appello alla sola dimensione razionale.
Le religioni, invece, sono le istanze che, con maggior forza, possono fare appello all’essere umano in tutta la sua complessità di mente, di cuore e di spirito.
La vera religione risana “dal di dentro” le quattro relazioni fondamentali. L’esperienza della gratuità divina e della nostra profonda “re-ligazione” con le altre creature ci aprono alla contrizione perfetta per i peccati commessi contro la natura e rafforzano il fermo proposito di non peccare più, anche a livello comunitario (219).

3.3. Confessione
Al momento di confessare i nostri peccati, spesso tralasciamo la nostra responsabilità “in relazione agli altri esseri viventi” (68). Dimentichiamo che non solo dentro la Chiesa, ma anche all’interno dell’ecosistema globale “se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui (1Cor 12,26).
Infatti, il peccato non solo rompe la relazione con Dio e con il prossimo, ma anche con la terra.
In questa linea, le preghiere cristiane, rivolte al Padre attraverso Cristo nello Spirito, spesso si incentrano sui bisogni umani e raramente fanno riferimento all’intimo legame che ci unisce al creato. Il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi è una magnifica eccezione e, infatti, è universalmente ammirato.
Oggi la Chiesa ci invita a confessare non solo i nostri peccati contro il Creatore e contro il prossimo, ma anche quelli contro il creato. “Li confessiamo perché siamo pentiti e vogliamo cambiare. E la grazia misericordiosa di Dio che riceviamo nel Sacramento ci aiuterà a farlo” (GPC 2016,3). “Il momento non può dunque essere che di gioia e di festa”.
La riconciliazione si realizza sempre con la Chiesa e nella Chiesa. Infatti, “la riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio (CCC 1445). Questa dimensione ecclesiale del sacramento dovrebbe essere maggiormente evidenziata e valorizzata, in quanto non è favorita dalla prevalente forma “individuale” di celebrazione del sacramento.

3.4. Soddisfazione
Il sacramento della riconciliazione implica un processo di conversione. “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Anche se il perdono è sempre gratuito, il penitente deve mostrare un fermo proposito di cambiare rotta, concretizzandolo in atti di soddisfazione.
Questi, però, non devono mai considerarsi “il prezzo che si paga per il peccato assolto”.
Invece, la soddisfazione è finalizzata a mostrare “l’impegno personale che il cristiano ha assunto con Dio, nel sacramento, di cominciare un’esistenza nuova”10, superando l’avarizia, il consumismo per crescere nelle virtù ecologiche, ad esempio la compassione, la prudenza, la temperanza, la semplicità, la sobrietà, “la capacità di godere con poco” (222).
Una soddisfazione più consona con il peccato commesso (e magari realizzata prima dell’assoluzione) potrebbe favorire l’autenticità della conversione e rendere più visibile la grazia del perdono.
Il fermo proposito di cambiare vita “deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone” (GPC 2016,4).
È auspicabile un potenziamento della tradizionale pratica del digiuno, che può essere oggi molto efficace nell’aiutare a guarire il cuore umano dal consumismo e dalla cultura dello scarto, mostrando che “meno è di più” (222). Anche l’astinenza può essere vissuta come una risposta coerente al problema ambientale che suppone l’allevamento di tanti animali destinati al macello.
Inoltre, si devono potenziare quelle pratiche di soddisfazione che aiutano a ripristinare e rafforzare le quattro relazioni fondamentali, ad esempio “negli incontri fraterni, nel servizio, nel mettere afrutto i propri carismi, nella musica e nell’arte, nel contatto con la natura, nella preghiera” (223).

4. VERSO UNA FRATERNITÀ COSMICA
La Chiesa “concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati”, anche di quelli ambientali, prega “per il peccatore e fa penitenza con lui. Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale” (CCC 1448) e nella fraternità cosmica.
“È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione” (2Cor 5,19). Si tratta di una riconciliazione comunitaria, alla quale tutta la Chiesa deve partecipare attivamente con la preghiera e con la penitenza.

4.1. Restituzione e giustizia ecologica La tradizione ecclesiale afferma la necessità della restituzione nel caso dei peccati contro la giustizia, ad esempio il furto e la maldicenza. Reintegrando i beni tolti al prossimo, il penitente mostra l’autenticità del suo pentimento (CCC 1459) e il fermo proposito di ricostruire le sue quattro relazioni fondamentali.
Dobbiamo riparare il danno che ogni peccato causa al nostro rapporto con Dio, con noi stessi, con gli altri e con la natura. Pertanto, la restituzione, intesa in senso analogico e in prospettiva comunitaria, dovrebbe essere applicata anche al campo ecologico.
In modi diversi, tutti abbiamo un debito di giustizia con sorella madre Terra per i danni che le abbiamo provocato e quindi non ci sarà riconciliazione finché non sarà fatta giustizia, ad esempio con azioni efficaci per riparare il danno causato e per evitarlo nel futuro.
Risulta ingiusto che l’uomo si sia impadronito della maggior parte delle risorse. Pertanto, alcuni autori considerano un dovere di giustizia il reintegrare nei nostri habitat quotidiani le specie che possono adattarsi alla nostra presenza senza smettere di vivere in libertà.
Questa integrazione sarà molto più efficace del semplice circoscriverle a spazi ben delimitati, dove la loro sopravvivenza non potrà essere garantita a lungo.
A livello internazionale, un caso concreto “è quello del ‘debito ecologico’ tra il Nord e il Sud del mondo. La sua restituzione richiederebbe di prendersi cura dell’ambiente dei Paesi più poveri, fornendo loro risorse finanziarie e assistenza tecnica” (GPC 2016,4).

4.2. Riconciliazione ecologica
“Non possiamo separare la riconciliazione con Dio, con la Chiesa, con gli altri e con l’intera creazione”. Bonaventura afferma che Cristo, con la sua redenzione, ha restituito tutte le creature allo stato di innocenza originale, rendendo così possibile la riconciliazione universale11.
L’introduzione al rito della penitenza ricorda pure che “il Padre ha manifestato la sua misericordia riconciliando a sé il mondo per mezzo di Cristo, ristabilendo la pace, con il sangue della sua croce, tra le cose della terra e quelle del cielo”12.
“Quando l’uomo disobbedisce a Dio e rifiuta di sottomettersi alla sua potestà, allora la natura gli si ribella e non lo riconosce più come «Signore»”13.
Al contrario, quando l’uomo accoglie l’amore di Dio e si sforza di ripristinare i suoi rapporti con il prossimo e con il creato, la natura lo accoglie di nuovo14.
Francesco d’Assisi “trasferisce la sua profonda esperienza di riconciliazione interiore al suo rapporto con le persone e con il creato”. La natura che, a causa del peccato dell’uomo, era diventata ostile (Gn 3,17-19), in Francesco recupera l’armonia perduta e si riconcilia con l’uomo15.

4.3. Celebrazione della fraternità ritrovata
Il sacramento della riconciliazione continua ancora ad essere celebrato in modo piuttosto individuale e privato, senza dare enfasi alla celebrazione gioiosa del perdono e della riconciliazione ritrovata. Questa mancanza rende più difficile la percezione e l’assimilazione dell’evento salvifico. Invece, le tre parabole del perdono che troviamo in Lc 15 (la pecora smarrita, la moneta perduta e il Padre misericordioso) terminano tutte e tre con una gioiosa celebrazione comunitaria.
Francesco di Assisi aveva ritrovato l’armonia perduta, si sentiva fratello di tutte le creature, e perciò lodava gioiosamente Dio insieme a loro. Anche per noi la riconciliazione dovrebbe condurci a celebrare che il mondo “è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode” (12).
Oggi vengono promosse molteplici iniziative finalizzate a favorire un cammino condiviso di riconciliazione con la natura che includa una celebrazione gioiosa del sentirsi fratelli e sorelle nella casa comune. Papa Francesco ricorda, ad esempio, che “la Terza Assemblea Ecumenica Europea (Sibiu, 2007) proponeva di celebrare un ‘Tempo per il Creato’ della durata di cinque settimane tra il 1° settembre (memoria ortodossa della divina creazione) e il 4 ottobre (memoria di Francesco di Assisi)” (GPC 2016).

CONCLUSIONE
La grave crisi ecologica in cui ci troviamo è un appello pressante a prendere coscienza dei nostri peccati contro la natura, a mettere in atto “una profonda conversione interiore” (217) e, conseguentemente, a includere la dimensione ecologica nella celebrazione del sacramento della riconciliazione.
“Pentiamoci del male che stiamo facendo alla nostra casa comune” (GPC 2016, 3). Questo invito di Papa Francesco è sostenuto da innumerevoli dati scientifici che evidenziano la gravità della situazione. Purtroppo, “la cultura del benessere ci anestetizza” (EG 54) e preferiamo ignorare o minimizzare il problema.
Con l’aiuto della divina grazia, possiamo “cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in cui ci relazioniamo col mondo”16.
Questo nuovo atteggiamento implica gratitudine, gratuità e amorevole consapevolezza “di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale” (220) che bisogna riparare e potenziare, anche con il sacramento della * riconciliazione.

Martin Carbajo Nùñez,Ofm
Pont. Università Antonianum FST in Usa

1 FRANCESCO, «La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica. Messaggio per la 53ª Giornata Mondiale della Pace» (1.01.2020), (GMP 2020), n. 1.
2 “La corsa agli armamenti, alla quale si rivolgono molte nazioni, non è una via sicura per conservare saldamente la pace, né il cosiddetto equilibrio che ne risulta può essere considerato pace vera e stabile”. CONCILIOVATICANO II, «Costituzione pastorale Gaudium et spes», [=GS], 7-12-1965, n. 81, in Acta Apostolicae Sedis, [=AAS], 58 (1966) 1025-1120.
3 SINODO DEI VESCOVI, «Amazzonia: Nuovi cammini per la Chiesa e per una Ecologia integrale. Documento finale», (S19df), n. 18, in http://www.sinodoamazzonico.va/
4 BENEDETTO XVI, «Deus caritas est. Lettera enciclica» (25.12.2005), n. 1, in AAS 98 (2006) 217; EG 264.
5 GIOVANNI PAOLO II, «Udienza generale » (17.01.2001), in InsJP2 24/1 (2001) 178-17; cf. ORMEROD N. – VANIN C., «Ecological Conversion: What does it mean?», in Theological Studies 77/2 (2016) 328-352, aquí 330.
6 FRANCESCO, «Episcopalis Communio. Costituzione Apostolica» (15.09.2018), (EpC), in Communicationes 50 (2018) 375-394.
L’istrumentum laboris del Sinodo panamazzonico parlava delle tre conversioni a cui Papa Francesco ci invita: la conversione pastorale (EG); la conversione ecologica (LS); e la conversione alla sinodalità ecclesiale attraverso la Costituzione Apostolica Episcopalis Communio. SINODO DEI VESCOVI, «Amazzonia: Nuovi cammini per la Chiesa e per una Ecologia integrale. Instrumentum laboris», (S19il), n. 5, in http://www.sinodoamazzonico.va/
7 FRANCESCO, «Lettera enciclica Laudato Si’» (24.05.2015), [LS], n. 7-9, in AAS 107/9 (2015) 847-945. Nel corpo del testo le citazioni dell’enciclica Laudato Si’ saranno indicate con i soli numeri tra parentesi.
8 FRANCESCO, «Lettera per l’istituzione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato», [=GPC], 6-8-2015, in OR 181 (10/11-8-2015) 8.
9 “Che gli esseri umani distruggano la diversità” e “inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati”. FRANCESCO, “Messaggio per la GPC“, 1-09-2016, n. 2, in OR 200 (2-09-2016) 8.
10 Gli atti di soddisfazione “ricordano che anche dopo l’assoluzione rimane […] ancora un focolaio infettivo di peccato, che bisogna sempre combattere”. GIOVANNI PAOLO II, «Esortazione apostolica postsinodale Reconciliatio et paenitentia », 2-12-1984, n. 31/III, in AAS 77 (1985) 185-275.
11 BONAVENTURA, «Leggenda maggiore», n. 8,1, in FF 1020- 1255, qui 1134; LS 66.
12 SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, «Praenotanda. Rito della Penitenza», 2-12-1973, n. 1, in Enchiridion Vaticanum 4 (1971-1973) n. 2675, 12ª ed. Dehoniane, Bologna 1982; Ef 1,10; Col 1,20.
13 GIOVANNI PAOLO II, «Lettera enciclica Sollicitudo rei socialis », 30-12-1987, n. 30, in AAS 80 (1988) 513-586.
14 YHWH ha piantato Israele nella sua terra “come vigna pregiata” (Ger 2.21), ma il popolo ha “contaminato la terra” e distrutto il giardino (2,3; 3,2). Dio soffre per la sua terra (12,10-11) e chiede giustizia (14,11). Geremia si domanda: “Fino a quando sarà in lutto la terra” (12,4). Quando finalmente il popolo si convertirà, la terra sarà nuovamente “come un giardino irrigato” (31,12).
15 Cf. M. CARBAJO NÚÑEZ, Sorella Madre Terra. Radici francescane della “Laudato Si’”, Messaggero, Padova, 2017.
16 FRANCESCO – BARTOLOMEO, «Messaggio per la GPC», 1- 09-2017, in OR 200 (2-09-2017) 8.

ISSN 1974-2339

 

 

In visita a Faenza accompagnati dalla Prof.ssa Luisa Renzi a conoscere
la Basilica di S. Maria ad Nives,
prima testimonianza di edificio cristiano nella città