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A tutti i nostri lettori l’augurio di accogliere il messaggio di speranza,
di pace e di vita nuova che prorompe dalla tomba vuota.
Santa Pasqua di Resurrezione

La Quaresima sta avanzando a grandi passi e già all’orizzonte albeggiano le luci della Pasqua. Se qualcuno di noi si era proposto di realizzare qualcosa o un cambiamento o di iniziare un’azione particolare per questo tempo, deve affrettarsi per non rimanere deluso di se stesso. Per vivere in un modo vivo e fruttuoso questo tempo la liturgia ci consiglia di intraprendere come un pellegrinaggio fatto insieme a Gesù, al gruppo dei suoi apostoli e alle donne che si erano unite a loro lungo il faticoso ascendere verso Gerusalemme. Il Vangelo secondo Luca unifica tutta la vita pubblica di Gesù come un unico ascendere in pellegrinaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme. È un’ascesa innanzi tutto nel senso geografico: si va dai 200 metri sotto il livello del mare del lago di Galilea ai 750 metri sopra il livello del mare di Gerusalemme. Ma è soprattutto un entrare sempre più nel mistero della Pasqua di Gesù. È un’ascesa interiore, che ha come ultima meta l’offerta che Gesù fa di se stesso sulla croce, una salita verso l’“amore fino alla fine” (Gv13,1) che è il vero monte di Dio (cf. Ratzinger, Gesù di Nazareth, III, 12). Questo pellegrinaggio fatto con Gesù e i suoi è la via per conoscerlo nel suo intimo e per cercare di conformare a lui i nostri pensieri e i nostri affetti.
Gesù sale verso Gerusalemme animato da una grande passione: è evidente che porta un fuoco dentro; precede il gruppo, lasciando intravvedere un amore sconfinato che lo sospingeva, quasi si affrettava a dar la vita per noi, a portare al termine il progetto di amore del Padre per la liberazione e la salvezza della umanità. “Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: ‘Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà’” (Mt 20,17-20). Mentre ci si avvicina sempre più a Gerusalemme, i sentimenti delle persone vanno sempre più verso Gesù Cristo: si sente il desiderio di condividere l’amore che era in Gesù, che lo spingeva a precedere il gruppo.
Torna in mente quel che viveva S. Francesco all’approssimarsi dell’evento della impressione delle Sacre Stimmate: anche questo fu come un pellegrinaggio verso la Passione di Gesù Cristo. Narrano le Fonti Francescane che S. Francesco, che in quel tempo dimorava sul monte della Verna, al mattino presto, con la faccia rivolta verso oriente pregò così: “O Signore mio, Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia innanzi che io muoia: la prima che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù sostenesti nell’ora della tua acerbissima passione; la seconda si è ch’io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori” (FF 1919).
La Quaresima vissuta vicino a Gesù Cristo, in cammino con Gesù Cristo, crea in noi il desiderio di vivere i suoi stessi sentimenti: l’amore sconfinato che lo portò ad entrare nella Passione e nella morte perché la volontà del Padre si compisse fino in fondo e a tutti apparisse la misericordia del Padre; e l’amore “eccessivo” che ha spinto Gesù ad accettare la sua morte per liberarci dai nostri peccati e aprire una nuova vita per noi uomini.

p.Lorenzo Di Giuseppe