Il mondo è in guerra perché ha scelto la strada di Caino. Guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello Abele.
Sono parole forti quelle di Papa Francesco, che non avremmo mai voluto ascoltare. Le immagini che ci giungono dal fronte ucraino-russo, ci consegnano scenari che pensavamo ormai archiviati. Si cercano spiegazioni, che, per quanto dolorose, ci esonerino da ogni responsabilità.
Davanti a milioni di persone che chiedono aiuto dichiararsi contrari alla guerra non basta.
Davanti al moltiplicarsi di questo orrore la sfida è coltivare la speranza della pace.
“La speranza cristiana – ricorda il Pontefice – non è l’ottimismo beato, adolescente, di chi spera che le cose cambino e nel frattempo continua a farsi la sua vita, ma è costruire ogni giorno, con gesti concreti, il Regno dell’amore, della giustizia e della fraternità che Gesù ha inaugurato. A noi è chiesto questo: di essere, tra le quotidiane rovine del mondo, instancabili costruttori di speranza”.
La speranza ha sempre il valore di un messaggio e ogni messaggio cerca qualcuno che lo raccolga.
Dobbiamo riuscire a intercettare pensieri, parole e gesti che favoriscano il cammino verso la pace.
Tutti sono necessari, anche se nessuno, da solo, è sufficiente.
Per questo, c’è bisogno di creare reti, si può e si deve collaborare, con il senso del proprio limite davanti alla complessità talvolta scoraggiante del compito, ma anche con il senso del valore di ciò che ognuno di noi, in collaborazione con gli altri, può riuscire a fare. Tutti sono importanti, se comprendono il valore della speranza di fermare questa guerra. Ciascuno però deve farsi protagonista, deve dire ‘non posso delegare a nessuno la mia parte’.
Se questo appare più evidente per chi è direttamente coinvolto nei tavoli dei negoziati internazionali forse è il momento di capire che nessuno può considerarsi escluso da questa responsabilità. C’è tanto da fare per tutti.
Coltivare la speranza della pace assomiglia all’operazione di rammendo: bisogna vedere con pazienza i punti dove il tessuto si è rotto, trovare il filo giusto, tornare poco alla volta a legare un punto con l’altro.
Tanti piccoli punti, tanti piccoli gesti, tutti ugualmente necessari. Per questo tocca a tutti e a ciascuno di noi, coltivare la speranza della pace.

Michela Di Trani, UCSI nazionale

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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