ECOLOGIA E GIUSTIZIA SOCIALE. NEL SOLCO DELLA LAUDATO SI’

img165La Facoltà teologica dell’Emilia Romagna nei giorni 6-7 giugno ha proposto a Bologna presso il Seminario Arcivescovile il corso Atp 2018 «Ecologia e giustizia sociale. Nel solco della Laudato si’». Il Convegno, curato dal Dipartimento di Teologia dell’Evangelizzazione, ha visto un approccio interdisciplinare alla questione ecologica con l’intento di offrire alcune chiavi di lettura per la comprensione e la traduzione pastorale della cura cristiana per la «casa comune». L’incontro si è aperto martedì 6 giugno con la relazione improduttiva di S.E. Mons. Mario Toso, a cui ha fatto seguito una fotografia dello stato di salute del nostro pianeta, a cura di Nicola Armaroli (ricercatore Cnr) e su come le chiese italiane stanno affrontando la questione ecologica (Matteo Mascia e Letizia Tomassone). Il secondo campo di attenzione ha preso in considerazione tre riflessioni fondative sulla custodia del creato: una di carattere filosofico (Giuseppe Ferrari), una di carattere biblico (Maurizio. Marcheselli) e una di carattere teologico (Simone Morandini). Mercoledì 7 giugno il tema è stato accostato da un punto di vista etico, facendo dialogare un teologo morale (Matteo Prodi), un esponente del cattolicesimo sociale (Matteo Marabini) e l’Assessore alle politiche ambientali Regione Emilia Romagna (Paola Gazzolo). I lavori si sono conclusi con la presentazione di alcune significative esperienze in atto nel nostro Paese: con gli interventi di V. Linarello (Goel), P. Chesani (Cefa). Assistiamo impotenti al degrado del nostro ecosistema quotidiano: non si tratta solo dell’aria o delle falde acquifere. Spesso a essere inquinati sono anche gli spazi della vita comune, le relazioni interpersonali, i sogni e le immagini con cui ci rappresentiamo il futuro. Il corso ha così inteso aprire alla speranza che le buone pratiche ecologiche in circolazione possano diventare un patrimonio sempre più condiviso, non solo tra i cristiani. Evangelizzazione significa anche proporre un pensiero attento alla custodia del creato, perché esso sia la culla di un atteggiamento eticamente responsabile nei confronti delle generazioni che verranno dopo di noi.
Pubblichiamo a seguire la relazione di apertura di Mons. Toso, mentre rimandiamo il lettore all’ascolto dei vari apporti reperibili sul sito della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna Fter.

Premessa: una valorizzazione più compiuta della Laudato sì’
Le brevi riflessioni introduttive che qui si intendono sviluppare si prefiggono di evidenziare le premesse ontologiche e morali del binomio ecologia e giustizia, al centro della due giorni organizzata a Bologna, presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, a servizio dell’Aggiornamento Teologico Presbiteri. Non si può, infatti, declinare compiutamente la valenza etica della Laudato sì’, specie nelle sue implicanze di giustizia sociale, senza individuarne i fondamenti più che consensuali.
Sono trascorsi già tre anni dalla promulgazione dell’enciclica Laudato si’ (=LS).1 Essa è stata accolta con commenti positivi, sebbene non siano mancati rilievi critici. I maggiori riconoscimenti alla LS si sono avuti dapprima all’Expo di Milano sul cibo, nel giungo 2015, ma anche durante la XXI Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici (30 novembre – 11 dicembre 2015). L’enciclica ha continuato ad essere punto di riferimento anche nell’Expo di Astana sia nel novembre 2016 sia nel giugno 2017, specie grazie ad un padiglione tutto dedicato all’energia.
La LS è stata, in certo modo, pronuba della nuova alleanza sul clima che è stata siglata durante la già citata Conferenza di Parigi.2 Bisogna, però, dire che la LS è stata meno valorizzata nel suo valore intero, con riferimento all’ecologia integrale di cui si fa promotrice e al suo metodo di discernimento. Essa non può essere ridotta al suo significato circa il clima, il cibo, l’acqua, all’economia circolare o a qualche singolo punto seppur importante.
Nel contesto della due giorni dedicata all’aggiornamento teologico per presbiteri, religiosi e laici, segnalo, allora, alcuni aspetti di pregnante attualità.

1. La fecondità del metodo di discernimento offerto da papa Francesco quanto alla dimensione della giustizia ecologica
A fronte del grave problema della crisi ecologica, implicante una questione di giustizia non solo nei confronti del destino del pianeta, dei diritti delle generazioni future, del «grido dei poveri»,3 ma anche rispetto al futuro dell’umanità – connesso con quello dell’ambiente –, papa Francesco intende offrire, a fronte della carenza di pensiero e di adeguata cultura, un metodo di discernimento articolato secondo i momenti vedere, giudicare, agire e del celebrare, quest’ultimo frequentemente evidenziato in contesto latinoamericano.4 Con esso pone a disposizione categorie interpretative, atte ad istituire una valutazione antropologica ed etica più pertinente. Mediante esso, papa Francesco evidenzia innanzitutto che il compimento umano in Dio, specie oggi, implica un’ecologia integrale.img167 (1)
Mette così in luce che in ogni persona esiste una vocazione: ognuno è chiamato ad una crescita inevitabilmente connotata da uno sviluppo umano integrale, sostenibile, inclusivo. Nella LS, per conseguenza, il primo principio morale è messo a tema in termini ecologici. Non si tratta di un plus di impegni etici, sociali, economici e culturali estrinseci rispetto al nostro essere morale, alla pienezza umana in Cristo. Gli esseri umani sono segnati ed intimamente strutturati da una vocazione alla cura e alla custodia del creato. Sono stati pensati da Dio, ma anche redenti da Cristo e chiamati in Lui a partecipare alla generazione di «cieli e terra nuovi», superando gli attacchi distruttivi in atto, gestendo il creato non da padroni assoluti, bensì da saggi amministratori. Persone e popoli conseguono il proprio compimento umano (anche) mediante la cura della casa comune, collaborando a che il creato raggiunga il fine per cui è stato posto in essere: essere, certamente, per l’umanità, ma soprattutto per la gloria di Dio.
Sempre grazie al metodo di discernimento, delineato e messo in atto nella LS, papa Francesco qualifica la specificità dell’apporto dei credenti nella soluzione alla crisi ecologica in forza delle convinzioni della loro fede e, con ciò stesso, evidenzia le basi teologiche, antropologiche ed etiche delle esigenze di giustizia ivi implicate. I credenti, a fronte di una questione cruciale per il destino dell’umanità, sono chiamati a mobilitarsi, entro un movimento ecologico mondiale,5 secondo un’ispirazione cristiana. Essi posseggono motivazioni alte,6 più che semplicemente umane, che li dota di strumenti ermeneutici e critici capaci di approntare soluzioni pertinenti ed efficaci.
Una tale sottolineatura del papa argentino risulta particolarmente attuale, in un momento storico in cui in molti riconoscono l’urgenza di una presenza più responsabile e partecipata dei cattolici sul piano sociale e politico.
Mentre puntualizza l’apporto specifico dei credenti, omogeneo e coerente con la loro esperienza di fede, papa Francesco segnala i presupposti etici dell’esercizio della giustizia nel quadro della soluzione della crisi ecologica. Lo fa a partire da quel criterio di realtà, già teorizzato nell’Evangelii gaudium, che consente di cogliere l’emergenza dell’originalità dell’uomo sulla natura. Il mancato riconoscimento dell’eccedenza dell’uomo – come avviene, ad es., nelle teorie che lo disperdono nella comunità biotica – inficerebbe ogni discorso morale, specie con riferimento al reticolo delle relazioni di giustizia implicate nel rapporto tra Dio, il creato e la persona.
Se si smarrissero i parametri antropologici ed etici del rapporto con l’ambiente, assorbendo la persona in un tutto vitalistico, sarebbe impossibile parlare di etica ecologica e, per conseguenza, di etica ambientale secondo termini di giustizia. Questa, secondo Francesco, trova le sue fondamenta giustificative e di coniugazione, nel primato dell’ecologia umana su quella ambientale, nonché nel primo principio morale, in ambito ecologico, che è la stessa ecologia integrale. La giustizia non può essere concretamente realizzata senza che sia articolata rispetto al bene comune visto e pensato in stretta connessione col primo principio morale dell’ecologia integrale.
Questa postula un’analisi, un giudizio, una progettualità, soluzioni integrali.7 Detto diversamente, i problemi ambientali vanno considerati inseparabilmente sia dai contesti umani, famigliari, lavorativi, urbani, rurali;8 sia dal bene comune della famiglia umana;9 sia dalla giustizia tra le generazioni.10 Non si può realizzare un’ecologia integrale senza riferimento al bene comune e viceversa. Detto diversamente, non è possibile perseguire l’ecologia integrale senza solidarietà intergenerazionale, senza che siano promosse e tutelate l’etica sociale, le istituzioni e le leggi che possono favorire anzitutto l’ecologia umana.

2. Più livelli di giustizia Dall’analisi delle linee di orientamento e di azione offerte dalla LS è possibile capire chiaramente che, con riferimento alla soluzione della crisi ecologica, vi sono più livelli di esercizio della giustizia, e che sono coinvolte più istanze: sovranazionali, nazionali e locali.
Un simile quadro sollecita i credenti e gli uomini di buona volontà ad un dialogo permanente, nonché ad impegnarsi su più piani di azione. Rispetto a ciò non si possono non rilevare le molteplici responsabilità che investono tutti i soggetti, non escluse le comunità religiose e i loro vari luoghi educativi. Inutile dire che, nonostante numerose iniziative encomiabili, rimane ancora molto da fare. Forse, potrà sembrare ingenuo, in un contesto in cui manca ancora a livello di base un sufficiente impegno, sollecitare la Chiesa cattolica a non rinunciare a formare persone perché possano essere presenti, con competenza e con l’ispirazione che li caratterizza, anche sul piano delle relazioni multilaterali.
Nel contesto delle politiche internazionali e nazionali è di particolare importanza quanto afferma papa Francesco circa la legalità e la giustizia. Nel caso che l’ordine istituzionale internazionale fallisca il suo compito è decisivo il protagonismo della società civile, che per natura possiede il primato rispetto al livello della politica. Tocca ad essa, che già normalmente è chiamata a vigilare sull’ordine del giorno ambientale dei governi, a vivere intensamente una giustizia ecologica che si irradia dal basso, mediante una cittadinanza ecologica attiva.
img169 (3)Se gli stessi politici ed amministratori che emanano leggi e disposizioni non le osservano è fondamentale il coinvolgimento della gente a supporto di iter politici trasparenti, sottoposti al dialogo sociale, liberi dalla corruzione, sorretti da una finanza non animata dall’idolatria del profitto a breve termine, orientati da una visione di crescita sostenibile, qualitativa, inclusiva. Per poter incidere sui processi decisionali, la società civile deve sapersi organizzare in movimenti che coltivano nuovi stili di vita, che riuniscono i consumatori nella promozione dei beni collettivi mediante scelte col portafoglio.11 Non bisogna perdere la speranza nell’efficacia dei piccoli gesti quotidiani.12 Occorre investire in una grande opera educativa, perché non è possibile vivere la legalità senza una vita buona.
L’educazione ecologica fa leva su un adeguato senso critico degli idoli della tecnocrazia e del capitalismo finanziario.13 Ma, in particolare, urge una spiritualità ecologica cristiana, atta ad offrire motivazioni alte e permanenti all’azione costruttrice.14

3. Discernimento e il «celebrare»: il realismo dell’ecologia integrale
Si è già accennato al fatto che il metodo di discernimento proposto da papa Francesco comprende anche il momento del celebrare, che è stato elencato per ultimo. Un tale momento non è, però, da ritenersi marginale, come se fosse un fanalino di coda. In realtà, nel corpo dell’enciclica LS un tale momento è centrale e, in un certo modo, originario, strutturante gli altri momenti, perché da esso dipende l’emergenza e l’importanza degli aspetti più specifici ed innovativi di tutto il discorso sull’ecologia integrale. Nella vita cristiana il momento del celebrare non è solo punto di arrivo della vita ma anche punto di partenza. In definitiva, l’originalità della LS erompe dall’esperienza cristiana della ricezione, celebrazione e testimonianza del mistero dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, che assume l’umanità e l’universo per trasfigurarli con il suo Amore, per fare di essi una «creazione nuova».
È dalla partecipazione al mistero della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo che trova rafforzamento l’ermeneutica realista dei rapporti tra Dio, cosmo e persona, la conversione ecologica, la fraternità universale, il primato dell’ecologia umana sulla ecologia ambientale, la verità globale di un’ecologia integrale, la pregnanza di un umanesimo trascendente, pregiudiziale per il superamento del paradigma della tecnocrazia e dell’idolatria del denaro, nonché di uno sviluppo consumistico e rapace.
Per l’esperienza cristiana, tutte le creature trovano il loro vero senso nel Verbo incarnato. Il figlio di Dio, facendosi uomo in tutto simile a noi, ha incorporato nella sua persona parte dell’universo materiale, e vi ha introdotto un germe di trasformazione definitiva.15
Nel Pane eucaristico, la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso.16 La partecipazione all’Eucaristia consente di risanare le relazioni degli esseri umani con Dio, con se stessi, con ogni altro tu, con il creato. Con la celebrazione dell’Eucaristia – la nuova Alleanza – l’impronta trinitaria disseminata nell’universo con la creazione e deturpata dal peccato, viene ristabilita ed irrobustita.17

4. Conclusione: un’annotazione pratica finale
È noto che ogni enciclica non nasce per rimanere in biblioteca. Essa, mediante un’ermeneutica interdisciplinare, dev’essere tradotta in azione costruttrice. In vista di ciò sono benvenute le molteplici iniziative che sono sorte ovunque anche nelle nostre diocesi, all’interno dell’azione pastorale e catechetica, ma non solo. Sono sicuramente da imitare quei tentativi che istituiscono nelle Diocesi una Commissione Nuovi stili di vita come a Padova o un Tavolo per la custodia del creato come qui a Bologna, o un Segretariato a servizio dell’ecologia integrale come in Francia, oppure un’équipe trasversale di docenti che lavorano sui temi ecologici, una serie di conferenze sulla LS, un esame di coscienza inclusivo di domande sui peccati ecologici. Si potrebbe continuare nell’esemplificazione. Ma la sfida più grande da cogliere, mettendo davvero in pratica la stessa LS, è quella di analizzare la situazione e di agire in maniera integrale. Per spiegare meglio il concetto è bene dirlo ponendo delle domande.
Secondo la logica che struttura la LS, l’équipe pro-vita potrà, forse, disinteressarsi dell’ecologia? Chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione potrà disinteressarsi dei poveri, della tratta di persone, della distruzione di un altro essere umano, dell’aborto?18
Chi promuove la famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna potrà rimanere indifferente sulle questioni di funzionamento della città e delle comunità di quartiere, della democrazia? Chi è cristiano e milita per l’ecologia integrale potrà ignorare l’importanza del celebrare, della preghiera e della spiritualità cristiana? Se si conosce l’enciclica LS è senz’altro facile rispondere agli interrogativi posti, perché per essa tutto è collegato. Per la LS non vi può essere una seria e convinta preoccupazione per l’ambiente senza un sincero amore per gli esseri umani e un costante impegno riguardo ai problemi della società.
Corrispondentemente alla vocazione alla cura e allo sviluppo del creato occorre, dunque, preparare ed inviare missionari dell’ecologia integrale. Non basta interessarsi del clima, dell’acqua potabile, delle energie rinnovabili, dell’economia circolare o di altro ancora in maniera separata dal resto, per dirsi ecologisti secondo lo spirito della LS. Si rischia il riduzionismo, il settorialismo, perdendo di vista una visione globale delle cose. Occorre agire ed educare in maniera integrale, alla luce dell’ecologia integrale. Solo così si potrà valorizzare appieno l’importante enciclica di papa Francesco.

S.E. Mons. Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana

1 FRANCESCO, Laudato sì’, LEV, Città del Vaticano 2015. Tra i commenti apparsi segnaliamo: S. MORANDINI, Laudato sì’. Un’enciclica per la terra, Cittadella Editrice, Assisi 2015;
AA.VV., Curare madre terra, EMI, Bologna 2015; AA.VV.,
Cura della casa comune. Introduzione a Laudato sì’ e sfide e prospettive per la sostenibilità, a cura di J. I. Kureethadam,
LAS, Roma 2015; A SPADARO, Laudato sì’. Guida alla lettura dell’enciclica di papa Francesco, in «La Civiltà cattolica», (11 luglio 2015), 3961, pp. 3-22; AA.VV., Abiterai la terra. Commento all’enciclica Laudato sì’, AVE, Roma 2015.
Possono tornare utili, in vista dell’educazione ad una cittadinanza ecologica attiva e responsabile, raccomandata dall’enciclica, alcune pubblicazioni agili e di facile lettura come: A. SELLA, Come cambiare il mondo con i nuovi stili di vita, a cura di Daniela Scherrer, EMI, Bologna 2013; M. BOSCHINI, Nessuno lo farà al posto tuo. Piccolo ideario di resistenza quotidiana, EMI, Bologna 2013; M. BOSCHINI-E. ORZES, I rifiuti? Non esistono!, EMI, Bologna 2014; AA.VV., Laudato si’. Un aiuto alla lettura, LEV, Città del Vaticano 2016.
2 Significativi segnali di assenso sono venuti dai negoziatori di Cina, India e Brasile e da due grandi esportatori di greggio: Arabia Saudita e Venezuela. L’intesa è stata sottoscritta da 195 Paesi. L’articolo 2 dell’accordo fissa l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura al di sotto dei due gradi, indicando la soglia desiderabile di 1,5 gradi. Negli USA se le politiche ambientali di Barak Obama avevano dato priorità alla riduzione delle emissioni di carbonio attraverso l’uso dell’energia rinnovabile pulita, Donald Trump sta cercando di aumentare l’uso di combustibili fossili e di eliminare le politiche ambientali del predecessore che considera dannose per lo sviluppo delle imprese americane. Né Trump né il suo amministratore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) Scott Pruit ritengono che il biossido di carbonio sia uno dei fattori principali del riscaldamento globale. Proprio per questo Trump ha tagliato il budget Epa del 31% e, un anno fa, ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi.
3 «[…] oggi – si legge nella LS – non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (LS n. 49).
4 Sul discernimento sociale nel contesto latinoamericano, si legga M. TOSO, Il realismo dell’amore di Cristo. La «Caritas in veritate»: prospettive pastorali e impegno del laicato, Studium, Roma 2010, pp. 26-31.
5 Cf LS n. 14.
6 Cf ib., n. 64.
7 Cf ib., n. 139.
8 Cf ib., nn. 140-155.
9 Cf ib., nn. 156-158.
10 Cf ib., nn. 159-162.
11 Cf ib., n. 206.
12 Cf ib., n. 211.
13 Cf ib., n. 210.
14 Cf ib., n. 216-227.
15 Cf ib., n. 235.
16 Cf ib., n. 236.
17 Cf ib., nn. 238-240.
18 Cf LS n. 91. ISSN 1974-2339

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“Papa Francesco scrive la Laudato Si’ non solo perché ha interesse a mettere al centro la questione ecologica ma soprattutto perché ha interesse a mettere al centro la nuova umanità da costruire. Parole sue: la fraternità universale!
E quindi Francesco ci chiede di guardare all’ambiente, alla questione ecologica, perché è una questione che ci raduna tutti dentro una situazione di grande frattura, che è veramente una frattura molto pericolosa, molto allertante per tutta l’umanità e ci chiede di guardare al fatto che noi come l’umanità siamo provenienti da una origine comune, vediamo un presente insieme e abbiamo un futuro insieme da costruire e quindi abbiamo bisogno di guardare a che tipo di uomo noi vogliamo costruire per il futuro e alle grandi frontiere che possiamo così affrontare:
le frontiere del potere, quindi chi governa la terra e il mondo oggi;
le frontiere dell’ecologia, soprattutto per quanto riguarda il lavoro;
le frontiere della tecnologia e anche le frontiere della proprietà privata, appunto perché tutti i beni devono essere messi a servizio del bene comune.
Dentro comunque ad una dimensione politica assolutamente ineludibile, gli stati nazionali sono in grado di aiutarci in tutto questo?
Quanto stanno facendo le entità sovranazionali soprattutto l’Onu, ma pensiamo anche l’Unione Europea?
Tutte queste cose, che radunano insieme l’umanità, sono dimensioni assolutamente fondamentali per costruire questo nuovo progetto che Papa Francesco ha in mente.”

(dall’Intervista a Don Matteo Prodi – You tube 12 Porte 16 giugno 2018)