acjpegTutti sappiamo che l’acqua è una risorsa indispensabile per la sopravvivenza di ogni essere vivente e dello stesso Pianeta.
L’acqua, però, può essere accumulata sottraendola alle comunità locali, può essere utilizzata per la coltivazione di colture che verranno inviate a migliaia di chilometri di distanza e può essere inquinata quando viene utilizzata in diversi processi industriali o minerari. L’acqua può essere privatizzata, e i diritti idrici scambiati e commercializzati sui mercati finanziari. Insomma i processi di water grabbing sono diversificati. A volte evidenti, in alcuni casi invece celati e strettamente connessi con la sottrazione di altri beni comuni.
Il land grabbing, ad esempio, è quasi sempre associato anche all’accaparramento dell’acqua. Gli investitori infatti cercano terra molto fertile, e l’acqua è fondamentale per questo. L’offerta di acqua viene spesso inclusa in quella della terra, con licenze separate oppure attraverso investimenti in infrastrutture parallele (dighe, canali, pompe) per garantirne l’irrigazione.
Per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse estrattive, l’acqua è centrale per la lavorazione di molti metalli e per l’estrazione di alcuni minerali, come oro, carbone, rame, diamanti. La crescente domanda energetica determina l’accaparramento delle risorse idriche attraverso le tecniche di fratturazione idraulica. L’acqua utilizzata in questi processi viene sottratta all’uomo e all’ecosistema e restituita altamente inquinata e tossica.
Nel mondo sono state costruite più di 50mila grandi dighe, su circa il 60 per cento dei fiumi del Pianeta. Questo rappresenta il caso più evidente di water grabbing! Le problematiche ambientali e sociali create soprattutto alle popolazioni locali dalla costruzione dei mega sbarramenti sono notevoli. Nonostante l’Assemblea dell’ONU abbia sancito nel 2010 il diritto all’acqua per tutti, in tutto il mondo è in atto la privatizzazione del servizio idrico integrato e la conseguente trasformazione dell’accesso all’acqua da diritto a bisogno. Anche nell’approvvigionamento di acqua potabile si riscontrano processi di water grabbing.
Inoltre, l’appropriazione delle fonti idriche attraverso l’acquisizione di concessioni per l’attività di imbottigliamento è una forma di accaparramento sempre più diffusa.
L’acqua è indispensabile per quasi tutte le attività umane: agricoltura e allevamento, processi industriali, produzione di energia, ma non è altrettanto visibile. L’acqua necessaria per produrre un determinato bene è stata espressa con il concetto di “acqua virtuale”, misurata attraverso l’Impronta Idrica (water footprint). Viene definita virtuale perché una volta che il prodotto è finito (una bistecca, un paio di jeans, o un litro di benzina), l’acqua utilizzata per produrlo non è fisicamente contenuta in esso. L’impronta idrica può essere quindi un modo per misurare l’accaparramento di acqua. Ad esempio: l’impronta idrica dell’olio di palma o della Jatropha potenzialmente da utilizzare nelle nostre centrali a biomassa, fornisce la misura di quanta acqua abbiamo sottratto alle popolazioni dove le piante vengono coltivate.
Come per le altre risorse, la finanziarizzazione dell’acqua possiamo considerarla come l’ultima frontiera del water grabbing.
Dopo i processi di mercificazione, cioè passaggio a bene economico, di liberalizzazione e privatizzazione, cioè apertura al mercato e alle imprese private, di monetizzazione, cioè dare un costo all’acqua e un valore monetario ai servizi dell’ecosistema, la finanziarizzazione è la trasformazione della risorsa in asset finanziari e lo scambio di questi nelle future borse dell’acqua o con meccanismi del tutto analoghi a quelli del mercato dei crediti di carbonio.
Oltre agli impatti negativi dovuti all’accaparramento dell’acqua e delle risorse essenziali alla vita, esiste un filo rosso che attraversa tutte le situazioni descritte e che costituisce una delle minacce più rilevanti: la perdita della democrazia dei cittadini e delle comunità locali in favore di modelli di gestione in mano agli stakeholder di mercato.
Questo determina la perdita di legittimità dei territori e dei cittadini di poter decidere come utilizzare le proprie risorse, di come proteggerle e come garantirne la conservazione per il Pianeta e per le future generazioni.

A cura del Comitato Italiano Contratto Mondiale
sull’Acqua e del Centro di Volontariato Internazionale