Rapporto di ricerca su ambiente e povertà, emergenze e conflitti dimenticati

mercati-guerraQuesto rapporto di ricerca su ambiente e povertà, emergenze e conflitti dimenticati, titolato “Mercati di guerra”, rappresenta la quarta tappa di un percorso di studio sui conflitti dimenticati, avviato da Caritas Italiana, Famiglia cristiana e da Il Regno nel 2002, e caratterizzato dall’uscita di tre precedenti pubblicazioni: – I Conflitti dimenticati (Feltrinelli, 2003) – Guerre alla finestra (Il Mulino, 2005). – Nell’occhio del ciclone (Il Mulino, 2009) Dunque ormai da dieci anni Caritas Italiana, con Famiglia Cristiana e Il Regno, sta monitorando in modo scientifico l’evoluzione dei fenomeni bellici, con particolare attenzione alle situazioni meno note, meno raccontate, lontane dalle attenzioni e dai riflettori nazionali e internazionali.

Ciascuno dei Rapporti fin qui prodotti affronta in termini generali e complessivi il tema dei conflitti dimenticati, soffermandosi di volta in volta su aspetti e dimensioni particolari dei vari fenomeni sotto indagine. La prima edizione del Rapporto (2003), elaborata e pubblicata nella convulsa situazione storica successiva al crollo delle torri gemelle, aveva l’obiettivo di denunciare la presenza di conflitti armati, più o meno dimenticati dall’attenzione pubblica, che si combattono lungo le periferie del pianeta. Le «guerre infinite», cicliche, che paiono spegnersi in certe fasi, ma poi si riaccendono anche con maggiore violenza di prima, anch’esse sempre meno documentate dai media e in connessione con il terrorismo internazionale, erano state invece oggetto di studio del secondo rapporto di ricerca (2005). La terza indagine (2009) approfondiva invece il rapporto tra conflittualità armata organizzata e degrado ambientale, tra povertà e cambiamenti climatici, realtà sempre più interconnesse, e che producono emergenze umanitarie complesse di difficile risoluzione.

Questa edizione del Rapporto continua a mantenere un focus sui temi toccati nei precedenti rapporti: la situazione del terrorismo internazionale e dello «scontro di civiltà», il tema ambientale e delle risorse energetiche, la tendenza delle attuali situazioni di conflitto armato a configurarsi come «emergenze umanitarie complesse», ecc. Tuttavia approfondisce in modo specifico la progressiva centralità della dimensione economico-finanziaria nel determinare situazioni di tensione politica e conflittualità armata, sia nell’ambito dello scacchiere internazionale che all’interno dei singoli stati. “Il divario tra nord e sud del mondo e la lesione della dignità umana di tante persone – ha infatti ricordato Benedetto XVI nel Suo discorso per i 40 anni di Caritas Italiana – richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici”. “Mercati di guerra” è dunque una formula sintetica per dire che i mercati – e le varie forme di scambio di beni e servizi, diventano sempre più parte attiva nell’alimentare le guerre che oggi si combattono nel pianeta.

Un ruolo che assumono tutti i mercati, da quelli della finanza internazionale, a quelli più tangibili e diretti dei commerci di armamenti. L’interesse di Caritas Italiana per il tema dei conflitti non si limita alla produzione periodica di rapporti di ricerca ma da alcuni anni ha elaborato un progetto di Osservatorio Permanente sui Conflitti dimenticati. L’idea, frutto della collaborazione tra Caritas Italiana e Pax Christi Italia, cerca anzitutto di offrire continuità e consolidamento all’impegno dei due organismi promotori rispetto ai conflitti armati e alle loro tragiche conseguenze. Le attività dell’Osservatorio trovano poi una presentazione articolata all’interno di uno specifico sito (www.conflittidimenticati.it), in cui sono disponibili informazioni e aggiornamenti sui vari conflitti, oltre che una serie di utili strumenti per l’animazione pastorale delle comunità e la crescita di una cultura di pace.

La stretta via della pace esige infatti un’opera progettuale ed educativa, che diffonda nel quotidiano una cultura di pace, senza rassegnarsi alla logica della guerra che continua a produrre morti e feriti, a distruggere famiglie, a gettare nella miseria popoli interi, creando maree di profughi e condannando al sottosviluppo interi continenti. I grandi temi si impastano nel quotidiano con la responsabilità personale e l’impegno di ognuno, come ci ricorda il Santo Padre che per la celebrazione della 46° Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2013 ha scelto questo tema: “Beati gli operatori di pace”. Ma educare alla pace è oggi impresa resa più difficile dal fatto che il ricorso alle armi sembra essere un’opzione tra le altre, senza remore morali. È la stessa cultura che si fa valere nei rapporti sociali, dove reclama spazio la legge del più forte.

Ed è proprio la cultura più ostile alle beatitudini della non violenza, della mitezza, della fatica di costruire la pace. Ancor più in questo Anno della Fede, a 50 anni dal Concilio Vaticano II, come cristiani, nelle comunità in cui viviamo – guidati dal ricchissimo magistero soprattutto pontificio – siamo dunque chiamati ad impegnarci in un’autentica catechesi di pace, per comunità sempre più orientate al bene comune, attraverso l’impegno educativo e la costruzione di sistemi di relazione e responsabilità rinnovati, basati su una piena dignità di tutte le parti in causa. “La nostra fede, pur nei nostri limiti, mostra che esiste la terra buona, dove il seme della Parola di Dio produce frutti abbondanti di giustizia, di pace e di amore, di nuova umanità, di salvezza”. (Benedetto XVI, Udienza 24 ott. 2012).

Don Francesco Soddu – Direttore Caritas Italiana