La richiesta di preghiera di Papa Francesco per il Sinodo della Famiglia tocca tutti e tutte indistintamente, perchè investe il nucleo vitale ed ineliminabile della vita

schagalSiamo abituati a non chiedere o a chiedere solo quanto ci interessa e ci preme? Non chiedere è componente di una forma d’educazione ma anche di una forma di maturità della persona. Imparare a chiedere e a non chiedere implica che si possegga ormai in atto un quadro di valori, di insegnamenti vitali che plasmano la persona e le sue relazioni.
Indubbiamente, oggi, parlare di persona e di maturità getta nello sgomento, visto e considerato quanto il pensiero, anche quando c’è, presenti un volto oscuro.
Quando poi la richiesta si sposta di piano e non si tratta più di cose o di vantaggi ma si apre all’ambito dello spirito, il rischio è evidente: bacia pile, topi di sacrestia, quando si chiede di pregare per se stessi o per qualche realtà che tocca da vicino.
Eppure la richiesta della preghiera contiene in sé una molla vitale e una “self image” (non il “selfie” tanto di moda!) che si impone alla storia intera e diventa un gesto universale, trapassa cioè il proprio luogo, la propria perimetrata richiesta e si dilata e rimbalza su tutta la terra e su tutti gli individui.
Francesco, nostro Pastore, ne è grande maestro con il suo continuo richiamo e ci costringe ad uscire dalla tela di ragno, da cui ci lasciamo avviluppare, per proiettarci in una dimensione umana ampia ed insieme radicale.
Chi chiede di pregare e non lo fa per gesto scaramantico o come se toccasse un cornino, porta fortuna o lancia jella, ma per lasciar salire dal suo profondo il legame che lo stringe all’Altissimo, alla Chiesa e all’umanità, svela il proprio volto profondo, quello trasparente, quello che irraggia luce e benedizione.
Per questo, mentre gli eventi capitali sembrano travolgerci ed imprimere alla storia dei moti malefici irresistibili, la preghiera richiesta e donata diventa sanazione, svolta, forse impercettibile ma reale nel suo sollecitare il Creatore a snebbiare lo sguardo di chi ha in mano i comandi delle guerre, di chi gioca sul destino degli innocenti, di chi muove quelle leve distruggenti che interagiscono in ogni continente, in ogni paese, e possono annichilire.
La richiesta di preghiera di Francesco per il Sinodo della Famiglia tocca tutti e tutte indistintamente, perché tocca il nucleo vitale ed ineliminabile della vita.
Il tentativo in atto di mutare con un’ideologia la struttura, che da sempre ha retto la nostra società e ne forma il grembo generatore, non dimostra immediatamente il suo lato perverso e pervertitore in nome di una presunta libertà e di una modernità che vuole uscire dalle lande dei precetti ecclesiastici e dagli schemi ritenuti obsoleti.
Stiamo giocando su piani diversi, antropologici, morali ed ecclesiali, il futuro del nostro pianeta che sarà popolato non da persone generate da una coppia che si ama ed alleva i propri figli in quel nucleo che sarà sempre il grande riferimento di gioia e di dolore, di comunione e di sano confronto, ma da persone assemblate, come pezzi di un puzzle, organizzato a priori. Da chi? Da poteri oscuri intrisi di interessi pecuniari?
Famiglia significa vincolo stretto ed amato, vincolo di mentalità, di pensiero donato e ricevuto. Anello che parte da una generazione e ne aggancia un’altra, con voce di tradizioni, di lingua, di gesti e di abitudini.
Siamo molto consapevoli dell’esistenza dell’inconscio e del suo potere sulla psiche umana, quale l’inconscio allora di chi è stato montato a pezzi biologici e che non ha dentro di sé tutto il patrimonio della propria famiglia, della propria stirpe?
Tutto viene stravolto stravolgendo la famiglia, eliminando nella società la pluralità delle famiglie, sostituendo ai volti dei genitori e dei nonni, una frigida provetta.
Pregare allora per la famiglia è un imperativo assoluto, un’esigenza di chi, guardandosi intorno si rende consapevole di non poter arginare nulla, di ritrovarsi impotente dinanzi ad un’ondata che travolge e sommerge.
La certezza però di essere fondati sulla Roccia che è Cristo consente di farsi diventare canale di un dono che sgorga da Colui che è Misericorde e venendoci in soccorso, può effondersi su tutti, può chiarire le idee e creare nuovi percorsi di salvezza.
La famiglia e la sua sorte sono nelle nostre mani operose che devono trovare la modalità di intervenire, chiarire ed arginare il fango che ci sta sommergendo.
La famiglia e la sua sorte sono nelle nostre mani oranti che, mentre operano e si sprecano nella fatica, sanno di non potere nulla se il soccorso non ci viene dalle mani dello stesso Creatore.

Cristiana Dobner