Il cammino di fraternità di quest’anno, “Incontrare la pace”, è stato arricchito dal 32° incontro internazionale di preghiera per la pace, tenuto a Bologna, dal 14 al 16 ottobre, con il titolo “Ponti di pace”.
img139 (2)L’evento, commemorativo della Giornata di Assisi 1986, voluto da papa Giovanni Paolo II, è stato organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Arcidiocesi di Bologna e ha coinvolto 300 leaders religiosi. Il logo rappresentava i portici, una delle caratteristiche della nostra città. Il vescovo di Bologna Matteo Zuppi ha ricordato che i portici sono ponti di pace perchè collegano, proteggono e permettono l’incontro, a differenza dei muri e delle barriere che spesso oggi vogliamo erigere pensando così di avere più sicurezza e tranquillità. In realtà ci isoliamo e ci sentiamo sempre più soli e quindi col cuore gonfio di tristezza. Invece l’incontro tra persone anche tanto diverse per cultura e religione che riconoscono la loro comune umanità e vivono il desiderio di conoscersi e dialogare, porta una grande gioia, gioia che abbiamo visto nei volti dei partecipanti, negli abbracci, sorrisi e strette di mano. Fin dall’incontro introduttivo di domenica 14 ottobre abbiamo ascoltato il comune desiderio di pace, l’impegno a sostenere la sete di pace presente nel mondo e a costruire ponti di pace. Il messaggio inviato dal Papa ci ha spronato a non rassegnarci al demone della guerra, a non lasciare che l’indifferenza si impadronisca di noi rendendoci complici della crudeltà della violenza che soprattutto colpisce i più deboli.
Ci ha fatto sorridere l’intervento del rabbino di Parigi che con simpatica ironia ha dimostrato concretamente il rischio che corriamo quando ci mettiamo in gioco per fare pace e ci ha ricordato che la pace è dono e iniziativa di Dio, non artifizio umano come dimostra l’esperienza del popolo ebreo che attraversa il mar Rosso.
Ci ha commosso il racconto sul disastro e le sofferenze di otto anni di guerra in Siria della signora di Aleppo, ora rifugiata in Italia con la sua famiglia grazie ai corridoi umanitari.
Nelle parole dell’Imam di Egitto abbiamo avuto la conferma che le religioni sono innocenti del sangue della guerra: il terrorismo non ha fondamento religioso, ha dichiarato con forza.
L’intervento del patriarca della chiesa siro-ortodossa di Antiochia ha sottolineato l’indispensabile libertà religiosa per tutti e l’uguale cittadinanza di ogni uomo.
Dopo laboratori, seminari, spazi di riflessione che hanno coinvolto tante persone, le diverse religioni si sono riunite in luoghi diversi per la preghiera per la pace.
In cattedrale i cristiani delle diverse confessioni, vescovi cattolici e ortodossi e pastori protestanti, hanno partecipato alla celebrazione ecumenica per pregare insieme per ogni singola situazione del mondo in cui vi sono guerre, violenze, contrasti, terrorismo.
Infine provenendo dai luoghi in cui avevano pregato, i partecipanti si sono incontrati all’incrocio delle tre vie centrali della città salutandosi con affetto e gioia.
Poi insieme si sono diretti in Piazza Maggiore sedendosi l’uno accanto all’altro davanti a tanta gente riunita per la cerimonia conclusiva. Il vescovo di Bologna ha sottolineato la maggior consapevolezza del dovere che abbiamo tutti di costruire ponti e di garantire la loro decisiva manutenzione Con parole forti Berenice King ha testimoniato l’impegno di suo padre, Martin Luther King, volto a creare uguaglianza e giustizia, vie indispensabili per costruire la pace. Il vescovo cinese ci ha ricordato il ponte gettato dalla Santa Sede con la Cina per restituire la Chiesa cinese alla comunione universale e ci ha invitato a visitare il suo paese.
Infine i rappresentanti delle diverse religioni hanno acceso la lampada polifiamma, mentre veniva letto il messaggio da loro sottoscritto in cui si impegnano affinchè le religioni siano ponti che creano comunanza e ricreano la famiglia umana. È un messaggio che interpella anche noi: a partire dal nostro cuore e insieme in fraternità, possiamo costruire ponti che uniscono, collegano, proteggono, superando paure che ci chiudono facendoci ammalare e incattivire.

Costanza Bosi