img27Ci poniamo insieme in pellegrinaggio verso il Santo Natale. L’Avvento ci immette in questo cammino di popolo verso la gioiosa memoria della nascita di Gesù tra noi, Egli pone la sua tenda tra le nostre tende. Camminiamo portando in noi la speranza di poter anche noi incontrare il Messia atteso e invocato da tanti secoli. Riviviamo i sentimenti di coloro che prima di noi lo hanno atteso. Ci uniamo prima di tutto a Maria, la Madre del Messia, che lo portava nel suo seno e stringendolo a sé, sentiva i battiti del suo cuore e già lo amava con un amore smisurato. Ci uniamo a S. Giuseppe che condivideva l’amore e la tenerezza della sua sposa; ci uniamo a S. Giovanni Battista che lo incontrò in un modo mirabile e sussultò di gioia nell’utero della madre Elisabetta che insieme a Zaccaria suo marito attendevano anche loro il Messia. Camminiamo portando in noi l’anelito di Isaia e di tutti Profeti, che a nome di tutto il Popolo, terra riarsa, assetata, invocavano che il Cielo facesse “piovere” il Messia, acqua per la sete di tutta l’umanità. E intanto si invitavano le persone a ritrovare le forze, a rinsaldare le ginocchia vacillanti, a risvegliare la speranza perché la salvezza promessa stava arrivando. La nascita di Gesù che celebreremo a Natale, è per tutti noi la certezza che Dio ci ama ed ha cura della nostra vita e vuole seminare in noi la sua speranza e la sua gioia.

Veglia di preghiera

Presidente: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Preghiamo: Ascolta o Padre la preghiera di tutta l’umanità che solo da te può avere un motivo di speranza per poter trovare il senso della vita e vivere serenamente la propria esistenza terrena. Prepara il nostro cuore ad accogliere la grazia della nascita di Gesù tra noi e rendici capaci di seminare la speranza e la gioia negli ambienti in cui viviamo. Lo chiediamo affidandoci alla intercessione di Gesù Cristo nostro Signore.

Canto

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La storia sarebbe andata avanti sempre uguale se non fosse intervenuto Dio a “fare una cosa impossibile”, addirittura a venire incontro a noi, abbassandosi, discendendo fino ad “assumere la carne della nostra fragile umanità” per diventare nostro fratello. E questo nessun uomo poteva neppure immaginarlo. Questo ha fatto la misericordia e la creatività amorosa di Dio nell’evento del Santo Natale. A noi riconoscere ed accogliere le meraviglie operate da Dio affinché possano generare in noi vita nuova e speranza nuova.

“Natale, nostra speranza” di P. Cherubino Bigi (in La via della penitenza in Francesco d’Assisi) La luce incandescente che si irradia dalla pagina del Vangelo che narra l’annunciazione di Maria è questo intreccio di promesse che si avverano perché nulla è impossibile a Dio… e su questo si fonda la speranza. Nel Natale è avvenuto che i poveri (Elisabetta e Maria) sono stati il luogo dove è stato accolto il seme vivo della speranza. S. Francesco, recuperando il Natale di Cristo, è ancora il povero che si fa luogo della speranza. La mentalità nuova del francescano è essenzialmente farsi luogo della speranza, ponendosi dal punto di vista del povero di fronte al nulla è impossibile a Dio. Echeggia qui come il canto corale che invoca nella storia umana la rottura delle catene fissate e ribadite dall’orgoglio e prepotere della forza. Il progresso della civiltà è sempre avvenuto partendo dalla povertà oppressa, da una oscurità dolente in cui l’uomo si trova. Ed è nel buio denso di questa oscurità che si accende la stella di Betlemme come luce e direzione di speranza per l’anelito di liberazione e di conquista della patria in cui abita la dignità dell’uomo. Sembra impossibile che un povero di fronte a un ricco ben sicuro di se stesso possa presentare un valore umano. Invece questo avviene mediante la presenza misteriosa dell’onnipotenza di Dio che si fa speranza della storia nel Natale. S. Francesco rivive questa presenza misteriosa e per questo sceglie la povertà del Natale. Si pone nella terra del povero. Non aiuta i poveri: assume in se stesso il valore umano del povero, già messo in luce a Betlemme, come luogo della speranza. La povertà del Natale è la patria della speranza e della dignità del povero.

Rivolgiamoci al Signore con le parole di Zaccaria che sperimentò l’intervento del Signore nella sua stessa famiglia: è il Cantico che proruppe dalla sua bocca per la nascita del suo figlio Giovanni Battista, inizio anticipatore della venuta del Messia. La Chiesa lo recita nella preghiera quotidiana insieme al Cantico di Maria anche questo, canto di ringraziamento e di sicura speranza per la salvezza.

Benedetto il Signore Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide suo servo,
come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a prepargli le strade
Per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi sulla via della pace.

Canto

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Stiamo andando verso il Natale, questo grande evento che ha diviso in due tutta la storia. La nascita di Gesù, come un piccolo bambino del tutto identico a noi, ci fa toccare con mano l’amore del Signore che viene per condividere la nostra vita: non solo viene ad aiutarci e a perdonarci ma viene per essere in pienezza l’Emmanuele, il Dio totalmente con noi, che cammina con noi, che condivide la fatica della esistenza, che è sempre accanto a noi e noi possiamo guardare al suo volto e riscoprire in lui le ragioni della speranza. Come ai pastori di Betlemme anche a noi è presentato un bambino come altri bambini, e l’incontro con lui ci riempie di gioia.

Dal Vangelo secondo Luca (2,8)
C’erano nella regione intorno a Betlemme alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la Gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che Egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, come era stato detto loro.

Perché sono stati scelti i pastori di Betlemme per portare la notizia della venuta di Dio che si fa bambino per stare con gli uomini e per accendere la loro speranza? Il segreto è che i pastori vivevano nella povertà e nella semplicità, erano perciò aperti, disponibili, a riconoscere l’opera di Dio. Preghiamo con le parole di S. Giovanni Paolo II, anche lui reso docile strumento di evangelizzazione attraverso le persecuzioni e le sofferenze.

Gloria all’eterno Mistero che abbraccia ogni cosa! Il dono della nascita di Dio è presente nella storia dell’uomo e nella storia del mondo: “Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio!”. Sì vennero i pastori di Betlemme, e videro. Vennero poi i magi dall’Oriente, e videro.
E videro il vecchio Simeone e la profetessa Anna nel tempio di Gerusalemme. Con quale sguardo vedono Te, Verbo Incarnato, tutti i confini della terra? Tu infatti sei per tutti, e la salvezza di tutti viene per mezzo di Te. Dio ha accolto, in Te, anche noi, uomini e donne del terzo millennio.
Non ha guardato alle nostre contraddizioni, alle nostre infedeltà, ai nostri squilibri. Anzi ha mandato Te, suo Verbo, per guarircene. Ti accolga il mondo e nel cuore di tutta l’umanità nasca il rifiuto di ogni barriera di razza, di ideologia, di intolleranza e sorga la speranza di un vivere fraterno e veramente umano.

Canto

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Il nostro camminare pellegrini verso il Natale, verso l’incontro con “il bambino” dato a noi dall’amore del Padre, ridesta in noi la speranza, il desiderio di essere anche fraterni, pronti ad accogliere gli altri, soprattutto i più poveri, gli scartati da questa nostra società.

Dalla Lettera Enciclica “Spe Salvi” di Benedetto XVI
Ogni agire serio e retto dell’uomo è speranza in atto. Lo è innanzi tutto nel senso che cerchiamo di portare avanti le nostre speranze più piccole o più grandi: risolvere questo o quell’altro compito che per l’ulteriore cammino della nostra vita è importante; col nostro impegno dare un contributo affinchè il mondo diventi un po’ più luminoso e umano e così si aprano le porte verso il futuro […]. Possiamo aprire noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene. E’ quanto hanno fatto i Santi che, come “collaboratori di Dio”, hanno contribuito alla salvezza del mondo. Possiamo liberare la nostra vita e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere il presente e il futuro. Possiamo scoprire e tenere pulite le fonti della creazione e così, insieme con la creazione che ci precede come dono, fare ciò che è giusto secondo le sue intrinseche esigenze e la sua finalità. Ciò conserva un senso anche se, per quel che appare, non abbiamo successo o sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostili. Così, per un verso, dal nostro operare scaturisce speranza per noi e per gli altri; allo stesso tempo, però, è la grande speranza poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire.

Maria è la figura eminente dell’Avvento: la festa della Immacolata Concezione di Maria è come una porta che ci immette al Natale del Signore. Ci affidiamo a Lei e andiamo alla memoria della nascita di Gesù tenuti per mano da Lei, madre della speranza. Preghiamo con le parole di don Tonino Bello.

Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori. Riaccendi nelle nostre anime il fuoco della certezza dell’amore di Dio. Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai, paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’Alleanza. Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci un’anima vigiliare. Giunti alle soglie del terzo millennio, ci sentiamo purtroppo più figli del crepuscolo che profeti dell’avvento. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo che si sente già vecchio. Portaci, finalmente, arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora. Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano.

Canto

Concludiamo la nostra preghiera con le parole che Gesù stesso ci ha consegnato, ponendoci nel cuore la certezza che abbiamo un padre che veglia sul nostro itinerario su questa terra.

Padre nostro.

Scambiamoci un segno di pace. E che la pace del Signore regni sempre nelle nostre famiglie e in qualsiasi angolo della nostra società.

Benedizione:
Il Signore ci benedica e ci custodisca,
mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi.
Rivolga verso di noi il suo sguardo e ci dia pace.
Il Signore ci benedica e ci protegga sempre Amen.

Ci affidiamo a Maria santissima madre di Gesù e madre nostra: Ave Maria

A tutti noi radunati per la preghiera, conceda il Signore la salute del corpo e la consolazione dello Spirito. Amen

Canto finale