Un impegno quotidiano e costante per il volontario dell’Abe,
che nella fede e nel Vangelo ha trovato i suoi pilastri

Una sorpresa speciale nel tempo di Natale: il nostro carissimo Pino De Poli è stato insignito dal Comune di Brescia del Premio Anselmi, per l’esempio di dedizione nei confronti dei più deboli e di chi soffre. Questo è davvero il premio più prestigioso per un francescano: ce lo dice lo stesso Pino nella bella comunicazione che segue dedicata a tutti noi della Fraternità Francescana Frate Jacopa e ce lo illustra l’articolo del giornale di Brescia. Ne gioiamo nel Signore, stretti con le nostre felicitazioni a Pino per la meravigliosa testimonianza di bene!

Carissimi fratelli e sorelle della Fraternità Francescana Frate Jacopa, con sincera umiltà, nel ringraziare il Signore, mi fa piacere condividere con voi l’evento di cui mi è stata data comunicazione in questi termini: “per incarico del Sindaco del Comune di Brescia, avv. Adriano Paroli sono lieta di informarLa che la Commissione Bulloni Le ha assegnato il premio Fausto Anselmi. Al di là di ogni discorso retorico e a rischio di cadere nella falsa modestia (tanto è vero che non nego la mia emozione), se penso a certi operatori di pace, veri e propri giganti della fede, vi assicuro che io, piccolino e “servo inutile”, non mi sento degno di ricevere questo riconoscimento, che certamente mi è stato conferito per il servizio che presto ai bambini malati e alle loro famiglie attraverso l’Associazione Bambino Emopatico presso il reparto di Pediatria Onco-ematologica dell’Ospedale Civile, ma che ha radici in quella Pentecoste del 1998 allorchè, professando la fede nel Terz’Ordine Francescano, ho promesso di “osservare il Vangelo di Cristo sulle orme di S.Francesco, passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo…” e di esprimere la mia spiritualità francescana che è progetto di vita incentrato sul Cristo. Questo momento lo voglio comunque condividere con voi e con tutte quelle persone che mi vogliono bene, hanno camminato insieme a me, mano nella mano e in comunione di spirito…Persone alle quali ora chiedo di accompagnarmi con la preghiera, nel ringraziamento incessante a Colui che sempre è stato mio riferimento e meta, guida amorevole e instancabile nell’attendermi e nell’aiutarmi a rialzarmi ad ogni mia caduta. A voi, un forte abbraccio e un grazie per essere nella mia vita.

Pino

pino«È arrivato nonno Pino!». Questa frase è risuonata tutti i giorni negli ultimi tre anni, nei corridoi del reparto di Pediatria oncoematologica dell’Ospedale civile di Brescia. Quel Pino è Giuseppe De Poli, volontario dell’Associazione bambino emopatico, ex direttore di banca che ha emesso la professione di fede nel Terz’Ordine Francescano dei Frati Minori, e che ha scelto di dedicare il tempo della sua pensione alla cura degli altri, regalando sorrisi ai piccoli degenti e sollevando i genitori dalla malattia dei figli, anche solo per pochi minuti. Per la sua opera infaticabile, De Poli (segnalato da Mariella Goi, presidente del gruppo culturale Donne bresciane) verrà insignito del Premio Anselmi, scelto come esempio di dedizione nei confronti dei più deboli e di chi soffre. L’interessato si dice «imbarazzato», perché accanto a me ci sono figure che hanno dato la loro vita per gli altri. Ciò che faccio è un dono del Signore verso cui provo un’estrema riconoscenza, è lui che mi permette di affrontare tutto ogni giorno». La giornata del volontario inizia presto, prestissimo. Spesso la sveglia suona alle 5 del mattino, perché «alle 7 cominciano i cicli di chemioterapia, e bisogna andare a prendere i bambini a casa per portarli al Civile». E la sera non si sa mai a che ora rincasa, perché tra un gioco con i bambini e una parola di conforto per gli adulti, il tempo vola. «Ho lavorato per quarant’anni in banca, e quando tornavo a casa non ero stanco, ma stressato. Ora la sera fisicamente sono stanco, ma felice e gratificato». De Poli si occupa del trasporto dei piccoli malati, e così viene in contatto con situazioni di grande disagio: «Ci occupiamo soprattutto del trasporto di bambini stranieri, e le loro famiglie spesso faticano a coprire tutte le spese. Così, l’Abe sta loro vicino facendo ogni tanto la spesa, andando in farmacia, aiutandoli con le pratiche burocratiche». Dal lunedì alla domenica, De Poli trascorre ore in ospedale per regalare sorrisi ai più piccoli e sostegno ai genitori.

Qui sta con i bambini del Day hospital, gioca con loro, racconta storie, mentre con i più grandi si parla anche di calcio e si gioca con le consolle. «Nelle camere dei degenti si instaurano rapporti diversi, e si aiutano i genitori che restano in ospedale per giorni accanto ai loro figli. Spesso li si fa uscire a prendere una boccata d’aria, a bere un caffè o a parlare con il medico, perché si svaghino un po’ – racconta –. Mentre i piccoli sono inconsapevoli della loro malattia, e fa sorridere quando non vogliono andare via dall’ospeale perché stanno giocando, per i genitori è una batosta, soprattutto nei primi tempi». Ma anche per i volontari non è semplice; negli ultimi mesi sono morti molti bambini, e per loro l’Abe ha organizzato un ciclo di incontri con uno psicologo. Nonostante gli impegni, De Poli trova anche il tempo per andare tutti i giorni da una sua consorella francescana nella casa di riposo della Ancelle di via Lama («passare dalla morte di un bambino alla casa di riposo è un contrasto molto violento, che è gestito solo con la fede»), per aiutare il padre vedovo e per gli amici. Il tempo libero non è molto, ma lui non si lamenta, anzi: «Non c’è più lo stress che avevo quando lavoravo in banca. Oggi basta un “Ciao” di un bambino o un “Grazie” di un genitore per far partire la giornata con il piede giusto», confessa. Il punto di riferimento rimane sempre il Vangelo, su cui De Poli ha declinato tutta la sua vita, che gli ha fatto affrontare tutto con entusiamo. Il volontariio dell’Abe indica anche una ricetta semplice, ma efficace, per uscire dai mesi difficili che stiamo vivendo: «Se tutti ci daremo una mano, ne usciremo più uniti».

Manuel Venturi Da “Brescia oggi” del 19/12/2012