Risonanze della Scuola di Pace

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Il Seminario “Stili di vita per un nuovo vivere insieme” svoltosi a Roma dal 20 al 22 aprile u.s., si inserisce nell’ambito del Progetto “Educare alla custodia del creato” con il quale la Fraternità Francescana Frate Jacopa e la Cooperativa Sociale Frate Jacopa hanno accolto l’invito della Chiesa italiana a prendere coscienza dell’emergenza educativa e ambientale per una partecipazione attiva e responsabile di tutti a un radicale cammino di conversione. Tale cammino è reso sempre più necessario dall’urgenza di staccarsi da quella strada che ci ha condotti nel vicolo cieco del vuoto di valori e della rassegnazione senza speranza che neutralizza la forza e la capacità di ricominciare da capo con slancio e fiducia verso il futuro.

Tale rinnovamento degli stili di vita, che è rinnovamento del modo di essere e di comportarsi, non può prescindere dal cambiamento del rapporto con il creato alla riscoperta della relazione fraterna universale in alternativa al rapporto fondato sull’uso e sull’abuso dei beni che la natura ci offre. La scoperta dello spirito di fraternità è la vera novità di vita che ci può salvare, perché è quella forza di coesione che unisce l’uomo alle creature della terra e del cielo per formare insieme un universo ordinato in un’armonia ed equilibrio che rendono le creature indissolubilmente unite tra loro da un comune destino di gloria anziché di dissoluzione. Oggi più che mai acquista un valore salvifico il compito assegnato da Dio all’uomo di farsi voce di lode al Creatore attraverso le lodi delle creature, perché in altro modo non si potrebbe colmare la distanza infinita che ci separa dall’Altissimo Onnipotente bon Signore.

Il Cantico di lode delle creature, mediatrici tra l’uomo e il Creatore, in un linguaggio concreto e originale restituisce all’uomo la sua pienezza di umanità che si fa modello e proposta di un linguaggio e di uno stile alternativi a quello corrente sempre più disumanizzato. In un momento come quello attuale in cui la sensibilità ecologica si sta diffondendo ovunque, appare evidente quanto sia indispensabile per il cristiano incarnare uno stile di vita che non sia improntato a un generico rispetto dell’ambiente quale ultima possibilità per la sopravvivenza dell’umanità e, quindi, in chiave utilitaristica o funzionalistica. Al cristiano si addice, invece, il riconoscimento e l’assunzione del compito di custodire le creature che Dio ha affidato all’uomo perché ne abbia cura e sollecitudine, amando gioiosamente la vita sull’esempio di S. Francesco che ha saputo far fiorire intorno a sé il dono della fraternità universale. Rinnovare gli stili di vita nell’universo francescano significa “superare la tentazione di trasformare le pietre in pane”, ha affermato p. José Antonio Merino.

Si tratta di una tentazione molto comune, propria di chi cerca di ridurre a proprio vantaggio tutto ciò con cui entra in relazione fino al punto di non riuscire a vedere le persone, perché quello che si vede è solo il denaro. Urge superare la mentalità utilitaristica che anche quando si fa paladina dei diritti umani ne fa delle barriere a scopo protettivo, quindi funzionali alla propria difesa. Invece, in chiave personalistica i diritti umani vanno visti come “un potenziamento della nostra capacità di donazione” ha detto p. Martin Carbajo. Rinnovare il proprio stile di vita sull’esempio del Poverello di Assisi, significa liberarsi dalle cose, rinunciare il più possibile ad esse per essere liberi e godere pienamente della realtà, poiché possedere significa essere posseduti. Rinnovare il proprio stile di vita significa contrapporre all’etica del supermarket, che tende a trasformarci in divoratori di tutto, l’etica umanistica di impronta francescana che pone la letizia come fondamento dell’austerità e la libertà dalle cose come fondamento della frugalità.

La mentalità dell’ “usa e getta” influenza tutta la nostra vita favorendo una ricerca compulsivoossessiva del ricambio delle cose e delle relazioni interpersonali affette anch’esse dall’urgente incalzare della fine (aborto, eutanasia, Face book…), dando l’illusione di dover ricorrere alla morte perché avanzi la vita. Realizzare “lo sviluppo integrale dell’uomo”, a cui fa spesso riferimento Benedetto XVI, è possibile solo attraverso il ricupero della fraternità invano sbandierata dalla Rivoluzione francese, ma pienamente attuata da Francesco d’Assisi che vede la creazione preziosa in se stessa, indipendentemente dalla sua utilità. La fraternità valorizza i doni che il Creatore ci ha elargito per sua infinita bontà e assume un atteggiamento di conservazione e di riparazione, anziché di distruzione, perché tutto si può “aggiustare”, anche le relazioni in crisi. La fraternità rende preziosa, cioè sacra, la vita in tutte le sue manifestazioni, anche nel dolore (vedi l’ultima strofa del Cantico delle creature). Ed è per questo sguardo fraterno che l’acqua è considerata da S. Francesco oltre che “utile” anche “preziosa” e “casta”, e le stelle sono “clarite, preziose et belle”. La preziosità è una qualità che Francesco attribuisce alle creature non tanto dal punto di vista estetico, quanto dal punto di vista di una bellezza interiore colta per il fatto stesso che quella “creatura” esiste ed è viva, non una cosa inerte da manipolare.

Lucia Baldo