Relazione al Capitolo delle Fonti – Assisi (9-11 nov. 2012)
Pierluigi Malavasi*

In continuità con lo “Speciale Capitolo delle Fonti” del Cantico on line di novembre e del Cantico 7-8 2012, pubblichiamo la relazione del Prof. Pierluigi Malavasi, Direttore dell’Alta Scuola dell’Ambiente (ASA) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata al Capitolo delle Fonti “Camminiamo nella fede. Stili di vita per un nuovo vivere insieme” (9-11 nov. 2012).

capitolofonti01Sviluppo umano e ambiente, valori e scelte politiche sono congiunti in modo inestricabile. Una coscienza ecologica costituita sulla speranza per il futuro delle società percepisce che “lo sviluppo, per essere autentico, dev’essere integrale”, orientato alla “promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” [1], senza separare l’economia dalla civiltà, l’educazione dalla governance di “processi che interessano l’umanità intera e dai quali dipende la salvaguardia del creato e il progresso dei popoli” [2]. È utile, in proposito, richiamare la riflessione di G. M. Bertin che, con una pedagogia della ragione proteiforme, interpreta la progettualità esistenziale ed educativa nel vivo delle istanze socio-culturali contemporanee: disseminazioni problematiciste svelano le ambiguità dei processi di trasformazione, avvalorando l’esigenza di un sistema formativo integrato, l’educazione etica allo sviluppo, l’idea di pace.

La revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo implica la riscoperta di valori antropologici che costituiscano un solido fondamento per un futuro migliore per tutti: rilevante, in proposito, è un’educazione consapevole a stili di vita improntati alla sobrietà e alla solidarietà. In questa luce, la crisi ecologica assume il significato di opportunità di discernimento e nuova progettualità. 1. Allargare i confini della ragione Nel tracciato degli studi pedagogici di G.M. Bertin (1912-2002), il principio di ragione costituisce il fondamento irrinunciabile del processo educativo, valido come tale in tutte le direzioni di sviluppo della vita personale, intersoggettiva e collettiva [3]. Criterio metodologico della ricerca pedagogica, la ragione creativa e progettuale è teorizzata in modo peculiare in quattro opere, Educazione alla Ragione (1968), Disordine esistenziale ed istanza della ragione del 1981, Costruire l’esistenza (1983) e Ragione proteiforme e demonismo educativo (1987). Nella prima, Bertin approfondisce il significato teoretico- pragmatico dell’idea di ragione nei riguardi dei vari aspetti (intellettuale, etico-sociale, affettivo, ecc.) in cui si specifica l’esperienza educativa. In Disordine esistenziale ed istanza della ragione, al centro dell’analisi è il rapporto dialettico con la realtà e le figure del tragico e della violenza, del comico e dell’eros.

Con M. Contini, nell’opera Costruire l’esistenza, la ragione assume una preminente rilevanza progettuale, rivolta a sollecitare il consolidamento e la diffusione di atteggiamenti educativi che oppongano il momento della differenza creativa a quelli della massificazione tecnologica, della degradazione del costume, dell’omologazione ideologico-culturale. Ragione proteiforme e demonismo educativo sottolinea la natura complessa di sentimenti e immaginazione, elementi costitutivi della ragione che si confronta in modo problematico con il “quotidiano”, considerato come campo generale di un’opera educativa indirizzata a elevare la qualità della vita. La libertà, la nobiltà, la lievità – vissuta nelle dimensioni del ludico e del poetico – rappresentano istanze promotrici di una proteiforme sensibilità esteticoemotiva ed etico-intellettuale, di quella demonicità a cui tanti studi Bertin ha dedicato negli anni conclusivi del suo percorso riflessivo. Volume che attesta una peculiare apertura epistemologica, con riferimento alla molteplicità delle direzioni e alla varietà delle manifestazioni dei processi educativi, Ragione proteiforme e demonismo educativo recensisce taluni emblematici accostamenti filosofici (dalla fenomenologia all’ermeneutica, dalla dialettica alla neoretorica) utilizzabili in sede di analisi teoretico- pedagogica; configura il rapporto tra la teoria della ragione progettuale e l’idea della società educante; rileva i principali problemi di politica scolastica ed educativa, le tensioni e le contraddizioni che all’approssimarsi del Duemila rendono attuale l’idea della ragione proteiforme, in primis rispetto alla figura dell’educazione alla pace. Nell’economia dell’intervento, naturalmente, non rientra un’analisi compiuta delle argomentazioni enunciate e neppure di uno tra i diversi profili teoretico- pedagogici dell’opera di Bertin.capitolofonti02

L’espressione chiave che congiunge la prospettiva bertiniana della ragione proteiforme a quella dello sviluppo umano integrale, cifra della sua articolata riflessione, in modo emblematico, può essere riconosciuta nell’appello ad allargare i confini della ragione, di là da ogni lettura vietamente strumentale della razionalità, per potenziare quella riserva di energie educative e morali di cui ogni civiltà ha bisogno, se vuole crescere socialmente, culturalmente ed anche economicamente ovvero se intende superare il rischio della scomposizione dell’umano. Dell’ampio disegno dell’opera di Bertin riprendo un’espressione emblematica e un monito: per superare il rischio della scomposizione dell’umano occorre fare ricorso a quell’inattuale idea demonica [4] e progettuale della pedagogia che richiede apertura, ampiezza e profondità di riferimenti culturali, dalla mistica medievale al dandismo, dal problematicismo all’ermeneutica.

“L’ambiente naturale è stato donato da Dio a tutti gli uomini, e il suo uso rappresenta per noi una responsabilità verso le generazioni future e l’umanità intera. Il rispetto del creato riveste grande rilevanza, anche perché la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio E la sua salvaguardia diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità”. Benedetto XVI, Messaggio per XLII Giornata Mondiale della pace 2010, “Se vuoi la pace, custodisci il creato”

2. Educare in, con e per lo sviluppo umano integrale
La persona, nella sua irripetibilità ontologica e struttura relazionale, come questione fondamentale e decisiva rappresenta l’ambito euristico dello sviluppo integrale, minacciato dalla manipolazione dell’umano e dal potere di distruzione del pianeta. La rilevanza che ha assunto la questione ecologica è strettamente correlata a quella assegnata all’ecologia umana [5], all’educazione come questione cruciale per l’avvenire della civiltà. Allargare i confini della ragione, come indica l’attuale magistero di Benedetto XVI, implica ripensare il rapporto di interdipendenza tra persone, comunità umane e ambienti di vita, implica educare ad aver cura del creato senza dilapidarne le risorse e condividendole in maniera solidale. Una nuova consapevolezza circa le problematiche ecologiche richiede di per sé la scoperta di una nuova dimensione dello sviluppo, dell’ambiente e della vita umana in tutti i suoi aspetti. Al riguardo, non v’è dubbio che oggi si sia affermata un’ispirazione multilaterale unificante, lato sensu ecumenica. Persone di diverse culture, condizioni socioeconomiche e appartenenze politiche e religiose condividono un nuovo impegno per la custodia del creato, attraverso il metodo educativo della partecipazione. La formazione della coscienza personale e collettiva sui temi dell’integrità ecologica e del rispetto per la comunità della vita rappresenta un’autentica – inattuale, noterebbe Bertin – idea pedagogica. Educare in, con e per lo sviluppo umano integrale conduce a prendere coscienza dell’esigenza di nuovi stili di vita. La progettazione pedagogica si proietta oggi in uno scenario culturale segnato da trasformazioni pervasive che interessano l’intero pianeta e implicano un rapporto virtuoso tra fondamenti eticomorali e costruzione della comunità internazionale. Apprendere ed insegnare, innovare e competere sollecitano orientamenti valoriali ed azioni sostenibili improntate alla speranza per le società e per tutte le parti che le compongono.

Il bene-essere di ogni persona e dell’intera collettività richiede che i modelli di sviluppo soddisfino le esigenze delle generazioni presenti senza compromettere i diritti di quelle future. Un’antropologia all’altezza del nuovo che continuamente incalza implica che cultura imprenditoriale e pratiche formative, riflessione critica e azione promuovano la fraternità dei popoli. La svolta ecologica è connessa con la significanza delle scelte pedagogico- educative e chiama in causa l’umanizzazione del progresso tecnologico, l’equità nei rapporti di produzione e la dignità del lavoro. Educare, lungo tutto l’arco dell’esistenza, richiede a ciascuno una dedizione sempre viva da cui dipende la fioritura del bene comune nella pluralità dell’articolazione sociale. “Educazione e formazione sono la risorsa più grande di cui disponiamo per bloccare e rovesciare quei processi di scomposizione dell’esperienza e di contestuale, connesso relativismo parossistico delle mentalità e dei comportamenti più banali e superficiali” [6]. Investimento sul capitale umano e difesa dell’ambiente, economia della conoscenza e promozione della pace impegnano al compito della ricerca e della testimonianza del senso dell’educare, per allargare i confini della ragione. La formazione di nuove professionalità ambientali, le politiche dell’energia, le sfide alla “governance glocale” richiamate dalla lettera enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI sono questioni emblematiche che richiedono di coniugare il profilo scientifico multidisciplinare della ricerca con l’individuazione di strategie, metodi e strumenti di intervento.

capitolofonti03Tra molteplici prospettive euristiche, le analisi applicate e i percorsi di formazione sui temi dello Sviluppo umano e dell’ambiente, tra Governance, processi formativi e conoscenza scientifica ci impegnano a trasferire competenze sull’ambiente a beneficio del sistema istituzionale e delle imprese. La formazione di un ethos civile per costruire la comunità dei popoli implica l’elaborazione di politiche dell’ambiente in stretta continuità con politiche della famiglia e dell’istruzione, senza eludere le controverse dinamiche del mercato finanziario e le ambiguità del diritto internazionale [7]. Dovrebbe crescere nella consapevolezza di tutti l’idea che (pre)occupandoci dell’educazione in, con e per l’ambiente progettiamo la società futura e il futuro della società. Sapere ed operare per realizzare un avvenire solidale dell’umanità implica quella riverenza religiosa verso il creato, che è una gioiosa celebrazione della vita, esercizio di libertà e giustizia fraterna, “promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” [8].