Sintesi lavori Scuola di Pace (Roma, 15-17 giugno 2012)
Nella Sessione della Scuola di Pace di giugno “Stili di vita per un nuovo vivere insieme. Riparare la casa della convivenza umana” abbiamo inteso puntare l’attenzione sul rapporto tra stili di vita e bene comune, nella consapevolezza che uno stile di vita volto al convivere e al condividere, non può non darsi cura del bene comune; non può non darsi cura del “riparare” rispetto agli enormi squilibri presenti nel pianeta e del ripensare le regole di questa casa comune che è il creato, dunque del ripensare il nostro vivere insieme.
I lavori, aperti con la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di S.Maria in Trastevere e con la visita guidata all’Orto Botanico dell’Università La Sapienza di Roma, si sono avvalsi nella prima giornata delle preziose riflessioni del Prof. Martin Carbajo Nunenz Ofm (docente di teologia morale e vicerettore della Pontificia Università Antonianum) che ci hanno guidato ad una interrelazione sistematica tra la dimensione del discernimento e la ricerca delle risorse per poter rispondere, riportando al cuore il calore e la grazia della visione benedicente della vita e del creato propria della spiritualità francescana. In una prima relazione “Stili di vita in un mondo globale”, attraverso le due figure paradigmatiche del “pellegrino” e del “turista”, P. Martin ci ha aiutato ad individuare le matrici che attengono a queste diverse modalità e a leggerne le conseguenze, cogliendo i tratti distruttivi posti nello stile di vita di un uomo incentrato su se stesso (il turista), assoggettato e funzionale alla cultura consumistica dominante, incapace di rapporto con Dio, con l’altro, col creato, e, d’altra parte, cogliendo l’antropologia relazionale che sta alla base della modalità del “pellegrino” con le sue potenzialità risananti (cf. relazione in “Il Cantico” on line di luglio-agosto 2012).
La seconda relazione del Prof. Carbajo – a fronte di una inospitalità da un punto di vista culturale, economico, sociale, ormai diventata strutturale – ci ha immesso nell’orizzonte di una etica dell’ospitalità, rintracciandone le coordinate nella spiritualità francescana che accoglie il mondo e il creato come dono di Dio. Per il pensiero francescano l’uomo non è tanto da definirsi quale essere “pensante” ma innanzitutto come un essere “pensato”, infinitamente amato, ha sottolineato il relatore. L’esperienza di un Dio che per amore fa spazio a noi, imprime questo movimento d’amore come fatto costitutivo della nostra esistenza. Nati come dono, alla donazione siamo chiamati. L’uomo non si dà da solo, è vocazionalmente chiamato a dare spazio all’alterità, a sentirsi abitato dall’altro, a prendersi cura dell’altro, ristabilendo giustizia. Il creato è stato voluto come spazio dell’incontro tra Dio e la nostra umanità – ci ha ricordato il Prof. Carbajo – uno spazio per l’incontro amoroso e per la convivialità tra tutti gli uomini e le creature.
Dunque parlare di ospitalità significa recuperare in profondità il sentirsi creatura e vivere da creature, consapevoli della propria povertà radicale, del limite, della fragilità, ma al tempo stesso consapevoli della dignità irripetibile dell’essere creatura fatta a “immagine e similitudine” di Dio, una creatura che ha avuto un affidamento, un compito: coltivare e custodire il creato quale casa gioiosa per tutti (per approfondimenti vedere il bel testo di M. Carbajo “S. Francesco e un’etica globale”, EMP 2011). La categoria dell’ospitalità – il sentirsi ospiti sulle terra e il vivere da ospiti responsabili – riporta alla costitutiva fraternità, erosa dalla volontà di potenza e di dominio propria dell’utilitarismo che tutto corrode e cosifica. La seconda parte della Scuola di Pace è stata arricchita dall’importante relazione del Prof. Simone Morandini (docente di teologia della creazione presso la Facoltà Teologica del Triveneto e di teologia ecumenica presso l’Istituto Ecumenico S. Bernardino), di seguito pubblicata integralmente, a cui rimandiamo.
A partire dal suo ultimo interessante volume “Abitare la terra, custodirne i beni” il Prof. Morandini ha portato in presenza percorsi fondamentali per un diverso pensare che ci hanno donato un impulso straordinario a continuare nella grande impresa della conversione dei nostri stili di vita, rinnovando ogni giorno la fatica amorosa del discernimento e della vigilanza evangelica, nel darsi cura di un nuovo vivere insieme a partire dal proprio territorio per abbracciare il mondo. Sapendo che un’etica del limite, del dono, del rendimento di grazie, potrà passare solo se si incarna nell’esistenza quotidiana. Gli stili di vita si prospettano così come vero esercizio di cittadinanza per garantire a tutti la possibilità di essere cittadini del mondo. Saldamente radicati alla terra e contemporaneamente tenendo in presenza l’eccedenza del dono che essa ci rivela e del compito di affidamento a noi dato dal Creatore, incominciamo a rispondere, consapevoli che la nostra responsabilità richiede un “ponderare” perseverante ed assume la sua fecondità piena nella corresponsabilità (cf. S. Morandini, Abitare la terra, custodirne i beni, Ed. Proget, 2012).
Ci rimanda a quella sapienza dell’abitare la terra che trova la sua risorsa più preziosa nella nostra fede e che è chiamata ad inoltrarsi sul terreno di un dialogo permanente con le altre religioni, con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, con ogni altro, lungo le strade del mondo.
A cura di Argia Passoni