In occasione della Giornata Mondiale della Lotta contro la Povertà (17 ottobre 2011) e della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre 2011) la Cooperativa Sociale Frate Jacopa ha dato la propria adesione alla Campagna “Sulla fame non si specula”, nella convinzione profonda che non possono essere soggetti a speculazione i beni fondamentali di creazione e che è responsabilità di tutti lavorare per l’accesso di ogni uomo e di ogni popolo ai più elementari diritti umani.

Sulla fame non si specula | ilcantico.fratejacopa.net

Occorre una nuova coscienza solidale per vincere la fame nel mondo. In questo “Speciale”, nell’orizzonte posto dalle parole di Papa Benedetto XVI nel Messaggio alla Fao per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, proponiamo per un discernimento personale e comunitario importanti elementi di riflessione tratti dal sito www.sullafamenonsispecula.org

LA LIBERTÀ DAL GIOGO DELLA FAME PRIMA E CONCRETA MANIFESTAZIONE DEL DIRITTO ALLA VITA

Dal Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione
…Di fronte alla morte per fame di intere comunità e al loro abbandono forzato dei territori di origine, certo, è essenziale l’aiuto immediato, ma occorre anche approntare interventi a medio e lungo termine perché l’attività internazionale non sia ridotta a dare risposte solo alle emergenze. La situazione è certamente resa ancora più complessa dalla difficile crisi che, a livello mondiale, sta investendo i diversi settori dell’economia e che colpisce duramente soprattutto i più indigenti, condizionando peraltro la produzione agricola e la conseguente possibilità di accesso agli alimenti. Nondimeno, lo sforzo dei Governi e delle diverse componenti della Comunità internazionale deve essere orientato a scelte efficaci, coscienti che la libertà dal giogo della fame è la prima e concreta manifestazione di quel diritto alla vita che, pur solennemente proclamato, resta spesso lontano da una effettiva attuazione.

I prezzi degli alimenti | ilcantico.fratejacopa.net

Il tema scelto per questa Giornata: “Prezzi degli alimenti: dalla crisi alla stabilità” invita giustamente a riflettere sull’importanza dei diversi fattori che possono fornire a persone e comunità le risorse essenziali, a partire dal lavoro agricolo che deve essere considerato non come attività secondaria, ma quale obiettivo di ogni strategia di crescita e di sviluppo integrale. Questo è ancor più importante nel momento in cui la disponibilità di cibo è sempre più condizionata dalla volatilità dei prezzi e da repentini cambiamenti climatici, mentre si registra un continuo abbandono delle aree rurali con una diminuzione complessiva della produzione agricola… Di fronte a questa realtà, purtroppo, qua e là sembra prevalere l’idea di considerare gli alimenti come una qualsiasi merce e quindi sottoposti anche a manovre speculative.

Non è possibile tacere il fatto che, nonostante i progressi sin qui realizzati e le fondate speranze per un’economia sempre più rispettosa della dignità di ogni persona, il futuro della famiglia umana ha bisogno di un nuovo slancio per superare le attuali fragilità e incertezze. Nonostante la dimensione globale che stiamo vivendo, sono evidenti i segni della profonda divisione tra quanti mancano del quotidiano sostentamento e coloro che dispongono di ingenti risorse, usandole spesso per fini non alimentari o addirittura distruggendole, a conferma che la globalizzazione ci fa sentire vicini, ma non fratelli (cfr Caritas in Veritate, 19). Vanno perciò riscoperti quei valori inscritti nel cuore di ogni persona e che da sempre ne hanno ispirato l’azione: il sentimento di compassione e di umanità verso gli altri, accompagnati al dovere di solidarietà e alla realizzazione della giustizia, debbono tornare ad essere la base di ogni attività, anche di quelle realizzate dalla Comunità internazionale.

Di fronte all’ampiezza del dramma della fame, l’invito alla riflessione, l’analisi dei problemi e la stessa disponibilità a intervenire non bastano. Troppo spesso questi elementi rimangono senza risposta perché rinchiusi nella sfera delle emozioni e non riescono a scuotere la coscienza e la sua ricerca della verità e del bene. Sono ricorrenti i tentativi di giustificare comportamenti e omissioni dettate dall’egoismo e da obiettivi o interessi particolari. Diversamente, l’intento di questa Giornata dovrebbe essere l’impegno a modificare comportamenti e decisioni per rendere sicuro che ogni persona, oggi e non domani, abbia accesso alle risorse alimentari necessarie, e che il settore agricolo disponga di un sufficiente livello di investimenti e di risorse tali da dare stabilità alla produzione e quindi al mercato. È facile ridurre ogni considerazione alla domanda di alimenti da parte di una popolazione crescente, ben sapendo che le cause della fame sono altrove e moltissime sono le sue vittime tra i tanti Lazzaro ai quali non è consentito di sedersi alla mensa del ricco Epulone (cfr PP, 47).

Si tratta, dunque, di assumere un atteggiamento interiore responsabile, capace di ispirare un diverso stile di vita, una necessaria sobrietà di comportamenti e di consumi così da favorire il bene anche delle generazioni future in termini di sostenibilità, di tutela dei beni della creazione, di distribuzione delle risorse e, soprattutto, di impegni concreti per lo sviluppo di interi popoli e Nazioni. Da parte loro i beneficiari della cooperazione internazionale sono chiamati a utilizzare responsabilmente ogni solidale contributo “in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socioeconomiche maggiormente accessibili a livello locale” (CV, 27)…

Tutto questo potrà realizzarsi se anche le Istituzioni internazionali garantiranno con imparzialità ed efficienza il loro servizio, ma nel pieno rispetto delle convinzioni più profonde dell’animo umano e delle aspirazioni di ogni persona. In questa prospettiva la FAO potrà concorrere a garantire un’alimentazione adeguata per tutti, a rafforzare i metodi di coltivazione e di commercializzazione e a proteggere i fondamentali diritti di quanti lavorano la terra, senza mai dimenticare i valori più autentici di cui il mondo rurale e quanti in esso vivono, sono custodi….

IL CIBO OGGI NEL MONDO

Il prezzo del cibo è destinato a raddoppiare da qui al 2030. Secondo la FAO i cereali nel prossimo decennio aumenteranno del 20% e la carne del 30.

Venticinquemila persone ogni giorno muoiono di fame o a causa di malattie legate alla fame. È il risultato estremo di una condizione quotidiana che vede circa 925 milioni di persone malnutrite. Mentre questa strage si rinnova, in tutto il mondo i prezzi dei prodotti alimentari sono soggetti a variazioni estreme. Nel biennio 2007-2008 i prezzi dei cereali e di molte derrate alimentari raddoppiarono, in qualche caso aumentarono anche di più, per poi ridiscendere bruscamente in pochi mesi.

Dal giugno 2010 i prezzi del grano e del mais hanno ricominciato ad aumentare e sono addirittura raddoppiati nel primo semestre del 2011, superando i massimi storici. Ognuno può immaginarsi che cosa questo significhi per chi ha fame.
Perché i prezzi aumentano tanto? È diminuita la produzione in modo così rilevante da rendere rare, e dunque più preziose e care, le derrate alimentari? In realtà, a scatenare la crisi del 2008 non è stata la carenza di cibo. In quell’anno la produzione mondiale era addirittura aumentata. E anche nei primi mesi del 2011 è stata pressoché costante. Per spiegare le impennate dei prezzi occorre guardare altrove, anche ai mercati finanziari. Esistono lobby internazionali in grado di influenzare i prezzi sulla borsa merci di Chicago, dove si negoziano i contratti sui cereali, i cui valori diventano riferimento per i prezzi in tutto il mondo. Alcune operazioni finanziarie sono delle vere e proprie scommesse giocate sulle materie prime, dal cibo al petrolio, che permettono notevoli profitti. Ma chi paga questo gioco sono i tre miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno e non possono più permettersi il pane necessario. Inoltre la cifra scandalosa di 925 milioni di persone malnutrite resta invariata, in un mondo che potrebbe sfamare 11 miliardi di persone.

 

 

Il cibo oggi nel mondo | ilcantico.fratejacopa.net

Di quanto aumenterà il cibo nei prossimi anni?
Secondo la Fao e l’Ocse, nel prossimo decennio 2011-2020 i prezzi dei cereali potrebbero stabilizzarsi a un 20% in più rispetto ad oggi, e quelli della carne potrebbero aumentare anche del 30%. Il cambiamento della dieta nei Paesi emergenti porterà a un aumento della domanda di carne, e secondo la Fao nel 2050 per sfamare gli abitanti della terra sarà necessario produrre almeno una tonnellata in più di cereali.

Perché il cibo costerà sempre di più?
L’aumento e la volatilità dei prezzi dipendono da tre ragioni principali: la crescita dell’uso di colture alimentari per i biocarburanti; eventi meteorologici estremi e cambiamento climatico; e aumento del volume di scambi sui mercati a termine delle materie prime, ovvero la speculazione tramite i “futures”, strumenti finanziari coi quali si stabilisce “oggi” a quale prezzo comprare “domani” un certo bene alimentare, come il grano o il riso.

Quali sono i Paesi dove la fame sta aumentando?
Bulgaria, Repubblica democratica del Congo, Burundi, Comore, Costa D’Avorio e Corea del Nord. La Banca Mondiale nel 2011 ha calcolato che 44 milioni di persone sono finite in povertà come conseguenza dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari.

La fame nel mondo | ilcantico.fratejacopa.net

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L’Indice Globale della Fame 2011 mostra che, anche se il mondo ha fatto qualche progresso nella riduzione della fame, la percentuale di persone vulnerabili rimane troppo alta. I Paesi dove la situazione è “estremamente grave” sono in Africa: Ciad, Burundi, Repubblica democratica del Congo, Eritrea. Insieme ad Haiti hanno più del 50% della popolazione malnutrita. Questo grafico, realizzato con le ultime rilevazioni effettuate, non riflette ancora le conseguenze della crisi alimentare che nel 2011 ha colpito milioni di persone nel Corno D’Africa (in particolare in Somalia) e delle impennate dei prezzi dei beni alimentari sul mercato internazionale, che hanno raggiunto nuovi record nella prima metà del 2011.

Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulle Politiche Alimentari (Ifpri), che redige l’Indice globale della fame, è importante affrontare le cause della volatilità dei prezzi alimentari rivedendo le politiche sui biocarburanti, regolando l’attività finanziaria nei mercati alimentari e adattandosi ai cambiamenti climatici e mitigandone gli effetti. È inoltre di vitale importanza costituire riserve alimentari e condividere informazioni sui mercati alimentari, migliorandone la trasparenza.
Per alleviare gli effetti del caro-cibo bisognerebbe inoltre investire nell’agricoltura sostenibile su piccola scala, migliorare le opportunità di sostentamento per la popolazione povera sia rurale che urbana, e potenziare l’offerta di servizi di base come l’istruzione, la sanità e i servizi igienico-sanitari.

INFORMATI/AGISCI

Clicca su:
LINK 2007 –  www.link2007.org – il network di ong italiane che pubblica ogni anno l’Indice globale della fame
Consulta il:
FOOD PRICE INDEX della FAO – www.fao.org – ogni mese informa su come sono cambiati i prezzi dei principali beni alimentari
Attivati nelle Campagne delle ong per il diritto al cibo.
Sullafamenonsispecula – www.sullafamenonsispecula.org
Altromercato – www.altromercato.it
Action Aid – www.actionaid.it
Pime “Contro la fame cambio la vita” – www.pimemilano.com
Kuminda – www.kuminda.eu
Focsiv “Abbiamo riso per una cosa seria” – www.focsiv.it

PRODOTTI AGRICOLI, NUOVA CORSA ALL’ORO?

BIOCARBURANTI, I PRO E I CONTRO
I target fissati dall’Unione Europea per ottenere almeno il 10% dei carburanti da risorse rinnovabili entro il 2020 comportano una pressione crescente sulla terra per la produzione di biocarburanti, costituendo una causa importante dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari. I biofuels (o agrofuels) sono carburanti derivati dalla trasformazione di sostanze di origine vegetale. Per capire cosa c’è in gioco bisogna sapere innanzitutto che ce ne sono di diversi tipi. Quelli al momento sul mercato si dividono in due grandi famiglie: il bioetanolo prodotto a partire da zuccheri, estratti soprattutto da mais, canna da zucchero e barbabietola, e il biodiesel ricavato da olii vegetali, estratti da piante come la palma da olio, il girasole, la colza, e negli ultimi tempi anche dalla jatropha, una pianta originaria del centro America che cresce in India, Indonesia e alcuni Paesi africani. I difensori dei biocarburanti sostengono che si tratta di prodotti biodegradabili, non inquinanti e sostenibili dal punto di vista ambientale. Dall’altra parte c’è invece chi attribuisce ai biocarburanti una grossa fetta di responsabilità nella crisi alimentare che si sta ripercuotendo soprattutto sui Paesi più poveri. La realtà come spesso accade è più complessa, e in questo caso cambia in modo decisivo a seconda del tipo di biocarburanti, e soprattutto da “come” e “dove” vengono prodotti. Di indiscutibile c’è il fatto che per produrre biocarburante servono piante, e per coltivarle servono terre, che spesso vengono sottratte alla coltivazione di beni alimentari o alle comunità locali che le abitano.

IL LAND GRABBING, QUANDO LA TERRA VALE ORO
Nel 2050 sulla Terra vivranno più di 9 miliardi persone: la FAO stima che per nutrire tutti sarà necessario produrre almeno un miliardo di tonnellate in più di cereali. Paesi come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libia, Corea del Sud, India e Cina, che dispongono di risorse, ma non di spazi sufficienti per garantire la sicurezza alimentare ai propri abitanti, hanno cominciato ad affittare o comprare terra agricola nei paesi in via di sviluppo: soprattutto in Africa e in Asia. Un bottino che interessa anche i signori della finanza, in cerca di nuove possibilità di guadagno. Gli acquirenti di terre sono per il 90 per cento compagnie private, supportate però in molti casi dai propri governi con crediti a tasso agevolato. L’incremento recente degli accordi di acquisizione delle terre può essere spiegato a seguito della crisi dei prezzi alimentari del 2007-2008: investitori e governi hanno ricominciato ad interessarsi all’agricoltura dopo decadi di indifferenza. Tuttavia, questo interesse non è passeggero, bensì nasconde cause importanti: le terre acquisite sono destinate alla produzione di cibo destinato all’esportazione o di biocarburanti. Le acquisizioni avvengono spesso ai danni delle comunità locali, sloggiate per far posto alle piantagioni. Alcune ong africane stanno chiedendo trasparenza rifacendosi alle proprie legislazioni secondo le quali i villaggi e le comunità hanno voce in capitolo nell’allocazione delle terre, insieme alle istituzioni locali e al governo centrale. L’Onu si è fatto promotore di un codice di condotta per regolare gli investimenti che riguardano la terra, che però è volontario, in pratica starà alla buona volontà delle singole aziende aderirvi o meno. Anche le organizzazioni non governative stanno cercando di capire il fenomeno per proporre soluzioni sostenibili: 84 ong si sono riunite nell’International land coalition con l’obiettivo di promuovere un accesso sicuro alla terra da parte delle comunità locali.

Cos’è il “land grabbing”?
Land grabbing è l’espressione inglese usata per descrivere il fenomeno dell’ “accaparramento delle terre”. La scarsità di terra e la volatilità dei prezzi sul mercato mondiale hanno portato i paesi più ricchi e dipendenti dalle importazioni di cibo ad acquistare grandi porzioni di terra per produrre cibo per i loro bisogni domestici.

E il “land banking”?
Mentre alcuni investitori possono affermare di avere esperienza nella produzione agricola, altri comprano la terra per scopi speculativi, anticipando gli incrementi dei prezzi negli anni a venire per approfittare degli incrementi futuri dei prezzi. Le analisi della Banca Mondiale del 2011 su 56 milioni di ettari di accordi su larga scala hanno concluso che l’80 per cento della terra è rimasto inutilizzato, facendo pensare ad un’ampia quota di investimenti per land banking.

Sapevi che…?
Nei paesi in via di sviluppo, dal 2001 circa 227 milioni di ettari di terra – un’area grande quanto l’Europa Orientale – sono state vendute o affittate a investitori internazionali? Secondo le ricerche effettuate dalla Land Matrix Partnership, la maggior parte di queste acquisizioni di terreni è avvenuto negli ultimi due anni.

COSA POSSO FARE IO?

 

Speciale: sulla fame non si specula | ilcantico.fratejacopa.net

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ESERCITATI A SCOPRIRE I DERIVATI NEI TUOI INVESTIMENTI
Se sei sottoscrittore di fondi pensione, polizze, prodotti assicurativi o fondi di investimento bilanciati leggi bene i prospetti informativi. Spesso compare la voce “commodities” che indica investimenti in futures o altri prodotti legati all’andamento dei prezzi delle materie prime. Si tratta di una dizione molto generica che in una riga può comprendere di tutto: petrolio, gas naturale, oro, ma anche mais, frumento o soia. Attivati con la tua banca o con il gestore del tuo fondo pensioni e chiedi di sapere di quali commodities si tratta, in modo da avere più trasparenza e sapere esattamente in cosa stai investendo.

INTERPELLA IL TUO COMUNE
Anche le amministrazioni pubbliche per la gestione a breve termine del denaro che hanno in cassa sottoscrivono titoli. Chiedi al tuo Comune trasparenza sulle operazioni finanziarie che effettua con i soldi dei suoi cittadini. Chiedi alla tua amministrazione di impegnarsi a non sottoscrivere “futures” sui beni alimentari primari o altri titoli derivati da questi futures.

INFORMATI
Il cibo è un diritto che ci riguarda tutti. Tieniti informato sulle iniziative anti-specualzione dei governi, dell’Unione europea e del G20. Tieni d’occhio il Food Price Index della Fao per vedere come variano i prezzi dei beni alimentari. Segui i siti delle ong che difendono il diritto al cibo. Leggi i rapporti sulla malnutrizione: per affrontare il problema bisogna sapere dove e perché si sta soffrendo la fame.

UNISCITI ALLE CAMPAGNE CHE CHIEDONO PIÙ REGOLE
Collegati ai gruppi di persone e di associazioni che stanno dicendo che “Sulla fame non si specula”, segui le iniziative e tieniti aggiornato tramite i social network (Facebook e Twitter), partecipa alle petizioni per far arrivare la voce della società civile alla Commissione Europea, al G20 e al tuo governo.

EVITA LO SPRECO. SAPEVI CHE…?
Un terzo delle risorse alimentari commestibili prodotte per il consumo umano, va perso o viene buttato, per un equivalente di 1,3 miliardi di tonnellate l’anno? Lo spreco di cibo a livello di consumatori nei Paesi industrializzati è di 222 milioni di tonnellate l’anno ed è quasi quanto la produzione netta di cibo nell’Africa sub sahariana (230 milioni di tonnellate).

FAI ADOTTARE NELLA TUA CITTÀ IL CODICE DI CONDOTTA
Scarica online da “Sulla fame non si specula” il codice di condotta che è stato sottoscritto dal sindaco di Milano e prova a portarlo a conoscenza dell’amministrazione della tua città. Sarebbe un segnale importante se si creasse in Italia una rete di amministrazioni locali attente al problema della speculazione sul cibo. Il diritto a un’alimentazione adeguata riguarda tutti, e quello che succede sulle piazze finanziarie, anche a Chicago o a Londra, ha un impatto sulla vita quotidiana delle persone in tutto il mondo. Vai sulla pagina di Facebook/Sulla fame non si specula per informare e informarti sui progressi della campagna, nel tuo Comune e negli altri in giro per l’Italia.

www.sullafamenonsispecula.org
www.actionaid.it
www.vita.it
www.missionline.org
www.unimondo.org
www.volontariperlosviluppo.it
www.slowfood.it
www.altreconomia.it
www.afronline.org
www.valori.it