Nella vita di S. Francesco, vita di penitente in continuo cammino di conversione, la Quaresima aveva un significato particolare. Nell’arco dell’anno Francesco celebrava 5 Quaresime: praticamente la maggior parte dei suoi giorni. D’altra parte lo spirito della Quaresima coincideva perfettamente con la vita interiore di S. Francesco che fin dall’inizio della sua conversione afferma: “uscii dal secolo” (Testamento, FF 110). In questo modo egli caratterizza la sua vita nuova come uscita dallo spirito del mondo e come deciso cammino verso Gesù Crocifisso che lo aveva chiamato per nome a S. Damiano. Tutta la sua vita sarà un portare “frutti degni di penitenza”.
(Esortazione ai Fratelli e alle sorelle della penitenza, FF 178/1).

Guido Reni, S. Francesco in preghiera, XVII sec. | ilcantico.fratejacopa.net

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Un rischio sempre incombente sulla nostra vita spirituale è l’assuefazione, è entrare in uno stato d’animo in cui niente ti scalfisce, niente ti stupisce, niente ti parla direttamente; e tu sei bloccato, come in un parcheggio, seduto e rassegnato. La Chiesa, proponendoci i vari tempi liturgici, vuole svegliarci, farci alzare in piedi e rimetterci in cammino. La Quaresima in particolare richiama la necessità di stare in cammino: infatti fin dai primi tempi della vita della comunità cristiana, essa richiamava tutta la comunità a mettersi in un cammino di conversione con i catecumeni che si avvicinavano al Sacramento del Battesimo che veniva donato loro nella solenne Veglia della notte della Pasqua di Resurrezione.

L’essere in cammino è frutto prima di tutto della azione della Parola di Dio che resa viva dalla presenza dello Spirito Santo, se accolta in noi, viene a scuoterci, a ridarci energia e a rimetterci in piedi. All’inizio di questa Quaresima, tramite la sollecitudine pastorale di Benedetto XVI, la Chiesa ci ricorda che questo è “un tempo propizio affinché con l’aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario” (Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2012). Tempo propizio da non far passare invano, dono di Dio da non svalutare, da non far scivolare sulla nostra indifferenza.

Il Papa per parlare a tutta la Chiesa ci propone una stupenda Parola presa dalla Lettera agli Ebrei: “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (Eb 10,24). È una Parola così opportuna per noi che viviamo in un tempo dove all’apparenza, nei momenti ufficiali e nei proclami, sembriamo animati dalla solidarietà, dal rispetto vicendevole, dall’attenzione al più debole, ma poi nella realtà della vita quotidiana viviamo chiusi nei nostri interessi, ripiegati su noi stessi, senza neppure conoscere i problemi anche di chi ci sta vicino.

Su questa parola così chiara e pertinente il Papa dice: “Mi soffermo sul versetto 24 che in poche battute, offre un insegnamento prezioso e sempre attuale”. Per tutti noi l’accoglienza di questa Parola lasciando che essa possa penetrare nel profondo della nostra vita, la sapiente ed umile meditazione su quello che essa vuole dire a noi e alle nostre comunità ecclesiali, sarà un modo concreto di metterci in un cammino quaresimale che ci porterà ad un rinnovamento interiore ed a celebrare con gioia la Pasqua del Signore. “Prestiamo attenzione gli uni agli altri”: uscendo dall’indifferenza, dal chiuso della nostra vita, alzando gli occhi su coloro che ci stanno intorno, sentendo l’altro non un estraneo, ma un fratello.

Sembrerebbe una cosa così semplice e così ovvia, sarebbe così bello per tutti noi, sarebbe la soluzione a tutti i problemi della vita sociale, sarebbe una nuova umanità, sarebbe un ripristinare il progetto iniziale dell’umanità. La storia e la vita quotidiana ci dicono che tutto questo, che sarebbe la cosa più normale, è stato stravolto ed è diventato maledettamente complicato a causa del peccato. Il cammino quaresimale è un liberarci dagli effetti del peccato ed un tornare alla vita vera sentendoci responsabili gli uni degli altri, custodi dei fratelli, creature e figli dell’unico Padre, instaurando relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro. È la proposta della fraternità come principio del vivere insieme, come soluzione di tutti i problemi umani.

P. Lorenzo Di Giuseppe, ofm