Seminario Internazionale, Vativan City,
Casina Pio IV, 11-12 July, 2014

Il presente numero del Cantico esce con una edizione speciale interamente dedicata al Seminario Internazionale promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con la Segreteria di Stato, sul tema “Il bene comune globale: verso una economia più inclusiva”, tenutosi in Vaticano, presso la Pontificia Accademia delle Scienze, dallʼ11 al 12 luglio 2014.
Il Cantico ringrazia il Pontificio Consiglio per aver concesso la pubblicazione di questo importante materiale che, nellʼincontro tra la Dottrina Sociale della Chiesa e i diversi saperi afferenti allʼeconomia, offre al più alto livello un quadro della complessa situazione attuale nella operosa prospettiva dello sradicamento della povertà, individuando vie e percorsi per uno sviluppo sostenibile, integrale e più umano, capace di sostenere la transizione verso un mondo popolato da una unica famiglia umana.

NO A UNʼECONOMIA DELLʼESCLUSIONE

the-global-common-good53.  Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a unʼeconomia dellʼesclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando cʼè gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera lʼessere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dellʼoppressione, ma di qualcosa di nuovo: con lʼesclusione resta colpita, nella sua stessa radice, lʼappartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”.

54. In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dellʼindifferenza.
Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete. La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo.

Evangelii Gaudium 53-54