Saluto di Mons. Angelo Casile al Forum di Etica Applicata (Padova, 21-22 marzo 2013)

casileipg…Ringrazio per il gentile invito e mi complimento per la ricchezza di riflessioni proposte dal Manifesto “Per una rinnovata etica civile” e per la rilevanza dei relatori che impreziosiscono i lavori del II Forum Nazionale di Etica Applicata.

Una domanda semplice e profonda di Gesù può aiutarci a comprendere come vivere la nostra vocazione cristiana assieme al nostro essere cittadini. Gesù ci ricorda: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente» (Mt 5,13). Se il cristiano non è sale in ogni momento della sua vita, come potrà essere riconosciuto dal Signore quale «servo buono e fedele» (Mt 25,21)? Siamo il sale della terra perché abbiamo accolto nella nostra vita l’annuncio che «Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi» (Ef 5,2).
Per questo siamo chiamati ogni giorno anzitutto con la testimonianza cristiana a dare sapore a tutto ciò che viviamo, a offrire la sapienza (il sapore) del Vangelo alle persone che il Signore ci dona di incontrare nei diversi luoghi della nostra vita. Se il cristiano è sale, le persone che gli stanno attorno godono della bellezza e della verità del messaggio evangelico. Prima nei fatti e poi con le parole, siamo chiamati a proclamare, nella storia di ogni uomo: «Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è Via, Verità e Vita»1.
L’esperienza straordinaria di questi giorni, i primi di papa Francesco, che ci è stato donato da Dio grazie al sacrificio del papa emerito Benedetto XVI, ci fanno constatare la bellezza e la grandezza dell’essere cristiani. Tutti, credenti e non, siamo stati contagiati dai gesti semplici e dalle parole vere di papa Francesco. Se il cristiano è sale tutto acquista sapore! Se guardiamo al nostro Paese, ritroviamo problemi che attendono da decenni una soluzione efficace. «Il permanente stato di crisi dell’Italia trova una profonda e continua eco nella nostra quotidiana esperienza di vescovi…»; «Le persistenti difficoltà che anche l’Italia sperimenta oggi non sono frutto di fatalità…». «Fino a quando non prenderemo atto del dramma di chi ancora chiede il riconoscimento effettivo della propria persona e della propria famiglia, non metteremo le premesse necessarie a un nuovo cambiamento sociale. Gli impegni prioritari sono quelli che riguardano la gente tuttora priva dell’essenziale: la salute, la casa, il lavoro, il salario familiare, l’accesso alla cultura, la partecipazione»2. Parole che risalgono al lontano 1981, ma che dicono ancora oggi la rilevanza dei problemi allora segnalati.
Il Magistero dei Vescovi italiani ci ha offerto puntuali analisi sullo stato di sofferenza del nostro unico Paese assieme a una lucida prospettiva di impegno comune: «Il Paese non crescerà, se non insieme. Ha bisogno di ritrovare il senso autentico dello Stato, della casa comune, del progetto per il futuro»3. E ancora oggi i nostri Vescovi ci invitano a stare «dentro la storia con amore»4, a osare «il coraggio della speranza!»5, poiché «contro ogni tentazione di torpore e di inerzia, abbiamo il dovere di annunciare che i cambiamenti sono possibili»6. Pensate se l’intero Paese in questi decenni avesse impiegato tutte le sue risorse per crescere in ogni sua parte e invece abbiamo sprecato risorse – e continuiamo a sprecarle – per pensare come dividerci!
Siamo ogni giorno bersagliati da una cultura dominante intrisa di edonismo, consumismo e relativismo che tenta di ridurre la dimensione pubblica della fede e la sua incidenza nella società. Modelli culturali importati ci privano del senso della festa in nome del dio mercato. Rubandoci le feste7 e le parole (week-end invece di domenica, Halloween invece di Tutti i Santi) ci rubano la cultura! Sprofondiamo nel mondo dei consumi opulenti, del benessere da centro commerciale, “compri oggi e paghi domani!”. Solo che il domani è già venuto e lo stiamo pagando con gli interessi.
A fronte di tali scenari, quali sono le possibili proposte che possono far germogliare una nuova convivialità nelle nostre città?
– Anzitutto, di fronte ai problemi occorre mettersi insieme per trovare adeguate prospettive di impegno comune. È necessario stare insieme, uno accanto all’altro, per vivere in pienezza la responsabilità della solidarietà reciproca, che infonde coraggio e fiducia e rende possibili progettualità comuni attorno a valori condivisi, nuovi stili di vita capaci di generare attenzione alla persona, alle famiglie e impegno per il bene comune.forumeticajpg
– Lo stile delle nostre comunità cristiane deve caratterizzarsi per l’attenzione costante a tenere insieme la fedeltà a Dio con la fedeltà all’uomo. Non si tratta di due preoccupazioni diverse, bensì di un unico atteggiamento che alla luce della fede pone al centro la dignità della persona, trasmette passione per vivere in maniera alta i valori, cresce nella responsabilità e nella fatica nella ricerca, guarda oltre le apparenze per giungere a servire e aiutare gli ultimi a uscire dalle secche della povertà.
– Occorre promuovere il ruolo attivo dei credenti nella società formando a una «cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità»8. Impegnandoci sull’educazione integrale dell’uomo si possono sconfiggere le radici dei diversi problemi etici, culturali e antropologici. In questa prospettiva è necessario impegnarsi in una nuova proposta educativa, che ammaestri «al gratuito e persino al grazioso, e non solo all’utile e a ciò che conviene; al bello e persino al meraviglioso, e non solo al gusto e a ciò che piace; alla giustizia e persino alla santità, e non solo alla convenienza e all’opportunità»9.
– È fondamentale, ci ricordano i nostri Vescovi, «educare alla cittadinanza responsabile. L’attuale dinamica sociale appare segnata da una forte tendenza individualistica che svaluta la dimensione sociale, fino a ridurla a una costrizione necessaria e a un prezzo da pagare per ottenere un risultato vantaggioso per il proprio interesse. Nella visione cristiana l’uomo non si realizza da solo, ma grazie alla collaborazione con gli altri e ricercando il bene comune. Per questo appare necessaria una seria educazione alla socialità e alla cittadinanza, mediante un’ampia diffusione dei principi della dottrina sociale della Chiesa, anche rilanciando le scuole di formazione all’impegno sociale e politico»10.
In questo contesto segnalo il Convegno nazionale sulla formazione socio-politica “Educare alla cittadinanza responsabile 2”, che svolgeremo a Roma, nei giorni 5-6 aprile p.v., per approfondire motivazioni teologiche e prassi operative della cittadinanza responsabile.
Nel delicato momento storico che stiamo vivendo e di fronte alla profondità dei problemi che ci coinvolgono, rispondiamo con il nostro essere all’altezza del Vangelo che professiamo. Accogliendo il dono di Dio, la fede nel Signore Gesù, diventiamo noi stessi speranza e dono nella carità e nella verità per tutti gli uomini. «La differenza cristiana si candida quale custode della possibilità di un continuo lavoro perché l’umano dell’uomo sia veramente umano. Ed è qui che la strada dell’amore diventa amore della strada, del pubblico, della polis»11 e «oggi può (forse deve) generare comunità che respirino e lascino respirare il profumo liberante e consolante del Vangelo: profumo di vera umanità»
12. Buon profumo di vera umanità che tutti stiamo già respirando con papa Francesco.
forumjpgPer concludere mi piace riprendere le parole che papa Francesco ci ha rivolto nella Messa d’inizio del suo ministero petrino indicando il “custodire” come compito per ogni credente e per ogni uomo. Non posso qui non ricordare che già a partire dal 1999 è in atto tra la Fondazione Lanza e l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro una eccellente collaborazione sull’educazione alla custodia del creato. Proprio in questi giorni, siamo riusciti a pubblicare con le Edizioni Dehoniane Bologna il testo “Custodire il creato. Teologia, etica e pastorale”, che raccoglie i frutti di un fecondo percorso ultra decennale.
Ed ecco le parole del Papa: «La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!»13.
Il Signore Gesù ci aiuti nel custodire noi stessi per custodire ogni fratello e sorella, per edificare città dove regna la fraternità e la gratuità, si accoglie la vita, la famiglia, la persona che lavora e dove ognuno è un fratello da amare nella carità e nella verità. Viviamo bene la nostra fede ogni giorno perché i tempi siano migliori.
Viviamo bene la nostra fede e le nostre città riprenderanno ad avere un’anima.

Mons. Angelo Casile
Direttore Ufficio Nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro

1 Cei, Nota pastorale Evangelizzare il sociale, 22 novembre 1992, n. 6.
2 Consiglio permanente della Cei, Documento La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 23 ott.1981,nn.1.3.4.
3 La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 8.
4 Cei, Nota pastorale Con il dono della carità dentro la storia, 26 maggio 1996, n. 6.
5 Cei, Documento Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, 21 febbraio 2010, n. 20.
6 Per un Paese solidale, n. 19.
7 Mimmo Muolo, Le feste scippate. Riscoprire il senso cristiano delle festività, Ancora, 2012, p. 18.
8 Per un Paese solidale, n. 16.
9 Per un Paese solidale, n. 17.
10 Conferenza Episcopale Italiana, Orientamenti pastorali Educare alla vita buona del Vangelo, 4 ott.2010, n.54
11 Armando Matteo, Nel nome del Dio sconosciuto. La provocazione di Gesù a credenti e non credenti, Edizioni Messaggero, 2012, p. 72.
12 Nel nome del Dio sconosciuto, p. 73.
13 Francesco, Omelia nella Santa Messa per l’inizio del Ministero petrino, 19 marzo 2013.