La mia personale esperienza umanitaria

img186Lifeline Dolomites è una cordata di solidarietà che unisce le Dolomiti all’ Africa. È un’Associazione nata nel 2000 principalmente come Gruppo d’appoggio al Dott. Carlo Spagnolli, il Medico trentino impegnato dal 1975 nella sua missione medico – umanitaria in Africa e dal 1996 in Zimbabwe.
L’attività primaria di Lifeline Dolomites, grazie alla grande collaborazione dei numerosi volontari, è quella di raccogliere e inviare medicinali, materiale e presidi sanitari, alimenti, indumenti e attrezzature varie mediante container, a sostegno dei numerosi progetti sanitari e di emergenza alimentare diretti ed attuati personalmente dal Dott. Spagnolli. In particolare l’aiuto viene rivolto a favore del Centro Spagnolli di Harare che cura numerose donne affette da AIDS, a sostegno delle Suore S.O.L.A. (Sisters of Our Lady of Africa) di Chinhoyi, che assistono i numerosi poveri della Diocesi e le giovani nella loro crescita scolastica e professionale ed altri centri di assistenza e asili per bambini poveri gestiti dalle Suore della Carità a Kariba.
2016–2018 – Il progetto polispecialistico di formazione e attività clinica in Zimbabwe è attualmente in atto e si articola in 5 sottoprogetti:
• Diagnosi e terapia precoce del carcinoma del collo uterino.
• Cardiologia d’emergenza.
• Diagnostica e terapia chirurgica con tecniche laparoscopiche
• Diagnostica per immagini.
• Progetto formativo in tecniche di emergenza ed educazione Sanitaria.
Oltre alla nostra Provincia che si è mostrata molto sensibile all’iniziativa, diversi altri Stati (America, Austria, Germania …) hanno aderito al progetto portando la loro solidarietà e soprattutto aiuti economici e di materiali/presidi necessari alla realizzazione e al sostentamento di tali iniziative. …
Ed eccomi a voi per rendervi partecipi della grossa opportunità che ho avuto conoscendo i rappresentanti locali dell’organizzazione. Dopo averli incontrati più volte, aver ascoltato con grande interesse, curiosità e voglia di mettermi in gioco (peraltro con un certo timore dell’ incognito) tutto quello che erano riusciti a portare in una realtà così diversa dalla nostra, mi è stato proposto di far parte di questa grande famiglia portando il mio apporto, aiutando in quello che io sapevo fare, cioè portare in quei luoghi la mia competenza Sanitaria (oltre 35 anni di esperienza infermieristica in ambito chirurgico) per la classificazione, gestione e suggerimenti nella distribuzione mirata dei materiali forniti e non ancora utilizzati. È stato un lavoro di collaborazione, grande impegno, perché il materiale presente era davvero tanto.
Capire i diversi bisogni distribuiti sulla vastità del territorio servito e quindi anche l’aiutare a scegliere le priorità/necessità ad hoc non è stata cosa semplice. Mi sono resa conto che il grosso investimento deve essere centrato senz’altro nella formazione in loco per avere continuità anche in assenza di persone preparate, cosa di non facile attuazione, ma sono sicura che piano piano entrerà anche nella loro mentalità il raggiungimento dell’autonomia.
Di riscontro ho avuto la sensazione di una grande considerazione nei miei confronti. Io riporto grande ammirazione per questi colleghi che lavorano in situazioni davvero diverse dalle nostre, una smisurata considerazione delle Suore che con grande semplicità e molto poco a disposizione si adoperano in ogni modo per tutti, e trasmettono a tutti grande tranquillità, serenità e pace. Il tempo è concepito in maniera molto diversa dalla nostra: la frenesia dei nostri ambienti non esiste, c’è tempo per tutto e per tutti…. Quello che non si riesce a fare oggi può tranquillamente essere rinviato a domani, la fretta non sta lì di casa.
Si respira serenità, voglia di stare insieme, di condividere. Io ero ospite delle Sisters, non le dimenticherò mai… come stare in famiglia, mi hanno davvero voluto molto bene. Mi auguro con tutto il cuore di poter ripetere questa mia esperienza ora che ho potuto toccare con mano che l’aiutare e il rendersi utile a qualsiasi livello è una cosa così semplice e appagante, non deve finire qui.

Anna Seber