A cura di Amneris Marcucci

Riporto, in sintesi, la seconda parte dell’incontro del ciclo “Testimoni di speranza”, “Donna Jacopa ‘Frate’ di Francesco”, tenutosi a Bologna, presso la Parrocchia Santa Maria Annunziata di Fossolo il 10 novembre 2024.
Nella prima parte Lucia Baldo ci ha fatto immergere nella storia di Frate Jacopa e del profondo legame che l’ha unita a Francesco attraverso le Fonti Francescane.
Quello proposto da me, è stato un percorso, fatto per immagini, proprio sulle tracce di Frate Jacopa nei luoghi che ne conservano ancora la memoria: Santa Maria degli Angeli, Assisi, Cortona, Roma, Castello di Marino.
Un semplice power point riporta come prima immagine la copia del ritratto del Santo, conservata a Greccio, commissionata proprio da Frate Jacopa.
A seguire, i luoghi di Francesco: Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola, il luogo dove ha voluto accogliere sorella morte, dove ha desiderato che Frate Jacopa gli fosse vicina.
Sulla parete laterale della Cappella del Transito è raffigurato il beato Transito di Francesco. Jacopa è presente, posta in primo piano, anche se lateralmente; ben visibile nel suo abito di un colore acceso, purpureo, ma bordato di bianco.
Sul retro, dove è rappresentata “La ricognizione delle Stimmate”, ancora Jacopa in abito scuro. (Gli affreschi, eseguiti nel 1886, sono opera del pittore Domenico Bruschi).
Nella Basilica di San Francesco Jacopa la ritroviamo in tutti e tre i livelli.
All’interno della Basilica inferiore, sulla sinistra, poco distante dall’altare, c’è l’iniziale sepoltura di Jacopa segnalata, sulla parete da un dipinto del Sermei che la ritrae in abito scuro, quasi monacale, mentre porta una bianca tunica e un panno cinerino a Francesco. Su un banco di pietra che corre lungo il muro c’è una lapide che indica che in quel luogo è stata sepolta “Giacomina dei Settesoli” fino al 13 agosto del 1932.
Scendendo nella Cripta possiamo vedere l’attuale sistemazione dell’urna, in rame, di Jacopa “in faccia al sepolcro di san Francesco”, alla confluenza delle scale; una semplice nicchia in pietra rosa di Assisi. Da quel luogo, leggermente innalzato, sembra quasi custodire Francesco e i suoi fedeli compagni con i quali ha avuto l’onore di essere posta: Rufino, Masseo, Angelo e Leone.
Altre tracce di Jacopa le troviamo nella Cappella delle Reliquie: dei due fazzoletti di lino uno è particolare, decorato con dodici medaglioni in cui è stata ricamata la parola “ama” imperativo del verbo amare. Di fine fattura la tunica bianca che richiama quella che Jacopa tiene in mano nel dipinto del Sermei.
Accanto alla Cappella delle Reliquie si trovano cinque figure a mezzo busto, attribuite a Simone Martini, di cui la quarta potrebbe rappresentare Jacopa dei Settesoli.
Nella Basilica Superiore, tra gli affreschi di Giotto, troviamo il compianto di Chiara; la figura in primo piano che regge una stanga della barella, vestita di porpora, potrebbe essere Jacopa.
A Cortona, nella Chiesa di San Francesco fatta costruire da Frate Elia, spicca una reliquie legata a Jacopa: Il cuscino, portato per Francesco morente, poi, riccamente ricoperto, donato a Frate Elia.
A Roma Jacopa era nata all’incirca nel 1190. Apparteneva alla famiglia del ramo tedesco dei Normanni ed era andata in moglie a Graziano della nobile famiglia dei Frangipane. La Torre della Moletta è tutto ciò che resta dell’antico palazzo dei Frangipane situato vicino al Septizonium, splendido edificio fatto costruire da Settimio Severo (sec. II-III); un’immagine ne presenta una ricostruzione ipotetica.
Chiesa di San Francesco a Ripa: in questo luogo, al tempo di Francesco, sorgeva una piccola cappella dedicata a San Biagio, un ospedale dove erano accolti i lebbrosi e un ricovero per pellegrini. Qui trovarono ospitalità Francesco e i suoi frati e, grazie anche all’interessamento di Jacopa nel 1229 questi edifici furono ceduti dai Benedettini di San Cosimato ai Francescani perché ne potessero fare centro di spiritualità. Dell’antica costruzione si conservano solo il coro, l’ostello e la cella di san Francesco; di lui si può ammirare l’immagine realizzata da Margheritone d’Arezzo per la Pala d’altare e a lato, in una nicchia protetta da una grata, è conservata la pietra di cui si serviva per poggiare il capo.
Castello di Marino: dal 1090 il Feudo di Marino era proprietà della famiglia dei Frangipane a cui apparteneva Graziano. Alla sua morte, prematura, il Feudo passò a Jacopa e poi al figlio Giovanni.
Nel 1237, il 31 di maggio, venne stipulato un accordo per mezzo di “un solenne contratto” tra i Signori Jacopa e Giovanni Frangipane con gli abitanti del castello di Marino “al fine di conservare e perpetuare tutte le buone consuetudini sottoscritte”.
Le immagini di questa sezione sono legate all’attività dello Storico Cantiere di Marino, a due importanti riconoscimenti: Rosa d’argento (3 ottobre, alla Porziuncola) attribuito a donne del nostro tempo testimoni di fede, speranza e carità; Mostacciolo d’argento (31 maggio a Marino) attribuito “a uomini o associazioni che hanno saputo distinguersi nell’ambito sociale”; quest’anno il riconoscimento Rosa d’Argento è stato attribuito ad Alfonsa Fileti; quello del Mostacciolo d’Argento a Maria Pia Sozio, presidente della AS.MA.RA. Onlus (Associazione Malattie Rare).
Hanno chiuso l’incontro alcune immagini del Chiostro grande della Basilica di Santa Maria degli Angeli in cui è presente Frate Jacopa. Il ciclo delle pitture fu realizzato da Francesco Providoni, pittore bolognese (1633-1703); vi sono raffigurati episodi della vita di san Francesco legati alla Porziuncola, al Perdono; quattro ci parlano anche di Frate Jacopa presente al beato transito; la titolazione delle lunette è ripresa da Immagini di Assisi nell’arte di Elvio Lunghi:
– Francesco, gravemente malato, manda a chiamare Giacoma dei Settesoli.
– Francesco distribuisce pane ai suoi frati; è presente anche Jacopa.
– Francesco, morente, vuole essere messo sulla nuda terra; è presente anche Jacopa.
– Concorso di popolo a rendere omaggio a Francesco; un uomo tocca la ferita del costato.
Questa ultima parte sarà oggetto di ulteriore studio e approfondimenti.

Le altre foto indicate nel testo sono visibili nel contributo
di L. Baldo (Cantico 11/2024).


Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata