A Monte Sole, l’Arcivescovo di Bologna e Presidente CEI, card. Matteo Zuppi,
il 14 agosto ha guidato un momento di preghiera organizzato insieme alla Piccola
Famiglia dell’Annunziata per tutti i bambini vittime del conflitto israelo-palestinese
Kfir Bibas, Ariel Bibas, Yanai Heler Hetztoni. Poi Hind Muhammad Deeb Rayan, Jumia Khaled Jumia Al-Khor, Munir Wesam Munir Abu Fojo. Nomi ebraici e palestinesi che si susseguono senza distinzione, età che vanno dai pochi mesi ai 12 anni. È l’elenco che il card. Zuppi ha tenuto tra le mani il 14 agosto a Monte Sole: 424 pagine di bambini israeliani e palestinesi morti dal 7 ottobre 2023, vittime innocenti di una guerra che sembra aver dimenticato il valore sacro dell’infanzia. Tra i ruderi della chiesa di Casaglia, l’arcivescovo di Bologna e presidente CEI ha scelto di guidare insieme alla Piccola Famiglia dell’Annunziata un momento di preghiera che è diventato un grido silenzioso contro l’inaccettabile.
Un momento di preghiera per tutti i bambini vittime del conflitto israelo-palestinese. Un gesto che, alla vigilia dell’Assunzione, ha voluto unire la memoria di questo luogo segnato dalla violenza nazifascista con il dolore presente della Terra Santa.
Innocenti senza colpa
«Siamo qui per pregare per la pace, perché non perdano la vita altri innocenti», ha detto il cardinale aprendo il suo intervento. Parole che risuonano con particolare forza in questo luogo dove, ottant’anni fa, centinaia di civili – tra cui molti bambini – persero la vita nella strage del 1944. Il momento culminante è stata la lettura dei nomi: prima i 16 bambini israeliani uccisi il 7 ottobre 2023, poi gli oltre 12.000 palestinesi tra zero e 12 anni morti nei mesi successivi. Un elenco che occupa 424 pagine, di cui 34 dedicate solo ai bambini che non avevano ancora compiuto un anno.
Preghiera, non protesta
«Questo è un momento di preghiera – ha sottolineato Zuppi –. La preghiera non ci porta fuori dal mondo ma dentro. La sofferenza diventa intercessione, perché la creazione e le creature chiedono vita, futuro, speranza.
Non chiedono guerra, ma pace!». Ogni nome pronunciato rappresenta molto più di una statistica: «Ogni nome di bambini uccisi è una richiesta a Dio, ma anche agli uomini, perché li ascoltiamo, ci lasciamo toccare dall’ingiustizia che ha travolto la loro fragilità». Ha voluto essere chiaro su un punto fondamentale: «Non c’è classifica nel dolore. Siamo qui per chiedere che nella Terra Santa ogni persona, a cominciare dai più piccoli, non perda la sua vita per colpa di suo fratello».
Fratricidi o fratelli?
Le parole dell’arcivescovo hanno toccato il cuore del dramma umano, citando Arturo Paoli: «Il peccato originale è il fratricidio e solamente quando abbiamo la coscienza di essere responsabili della morte, o della meno vita, dei poveri […] solamente in questo caso troviamo l’umiltà di passare da fratricidi a fratelli». In questo luogo dove «il tempio di Dio che è ogni persona venne profanato dalla violenza», Zuppi ha posto due domande che pesano come pietre: «La prima: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Dio custodisce Abele e difende sempre la fraternità. Noi? E la seconda: “Che hai fatto?”, come hai potuto farlo, ma anche “cosa non hai fatto quando mi hai visto che avevo fame, sete, ero nudo, carcerato, malato?”».
Liberarsi dalle polarizzazioni
Il cardinale ha voluto liberare questo momento da ogni strumentalizzazione: «Davanti a questo orizzonte largo e spirituale, sentiamo necessario liberarci dai chiacchiericci pieni di vanità e di insolente superficialità, dalle polarizzazioni ignoranti, interessate e presuntuose, dalle pavidità colpevoli, dagli odi e dalle parole che coltivano rancore e vendetta». La scelta del luogo non è casuale. Come ha ricordato Zuppi, quarant’anni fa il card. Biffi affidò questo posto alla Piccola Famiglia dell’Annunziata con «il compito dell’azione di suffragio per quanti hanno imporporato del loro sangue tutta la nostra regione; il compito della preghiera per la concordia dei popoli e delle fazioni, e per la conversione dei cuori; il compito dell’annuncio […] della pace vera, che è la pace messianica portata da Cristo».
Una sola parte
«Qui non si è di parte», ha spiegato il cardinale, «ma si cerca, si trova e si sceglie l’unica parte che è quella di Dio ed è quella di ricostruire la fraternità, che può salvare l’uomo dal distruggere se stesso». Un messaggio universale che risuona forte: «Non uccidere! Non uccidere!». Ricordando Elie Wiesel – «I figli degli assassini non sono assassini, sono bambini» – e la tradizione rabbinica secondo cui ogni essere umano ha tre nomi, Zuppi ha voluto restituire dignità a ogni piccola vita spezzata: «Ogni persona è un nome, il suo e nostro nome! Oggi li ricordiamo perché nessuno può essere mai un numero, una statistica!». La preghiera si è conclusa con un appello che nasce dal profondo: i bambini uccisi «chiedono di impegnarci tutti a trovare o perseguire con più intelligenza e passione la via della pace, iniziando dal cessate il fuoco e da offrire le condizioni per farlo, dalla liberazione degli ostaggi al non prendere in ostaggio un intero popolo».
E alla fine, la domanda che dovrebbe inquietare tutti: «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per la pace?».
Una domanda che il cardinale ha lasciato risuonare tra quelle rovine, come un impegno da portare nel cuore di ognuno, ben oltre quel pomeriggio di agosto a Monte Sole. «Il loro pianto, e quello dei loro cari, possa risvegliarci tutti», ha concluso Zuppi, citando Dostoevskij: «Nessun progresso, nessuna rivoluzione, nessuna guerra potrà mai valere anche una sola piccola lacrima di bambino ». Una lezione che dalla collina di Marzabotto si estende al mondo intero, con la forza quieta di chi sa che la pace è possibile, ma solo se ciascuno si prende la responsabilità di costruirla.
