Alfiero Salucci
Bologna, estate 2025 – L’8 giugno è iniziato un piccolo ma significativo progetto per l’accoglienza di quattro bambine ucraine, ospiti del Comitato Bologna Levante della Fondazione “Aiutiamoli a Vivere”.
Sono accompagnate, nel viaggio e nel soggiorno, da una maestra ucraina ospitata presso la sede della Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa. La sua presenza assicura un volto famigliare e rassicurante nell’avventura italiana.
Il 24 giugno le famiglie ospitanti e le bambine hanno incontrato i parrocchiani di Santa Maria Annunziata di Fossolo e offerto la loro testimonianza ai sostenitori del progetto.
GESTI DI NORMALITÀ E CURA
Le giornate dell’accoglienza sono state scandite da attività con i coetanei italiani: giochi, laboratori, sport e momenti di incontro. Il ritorno nelle famiglie ospitanti assicurava una quotidianità serena: una stanza, una doccia, una cena in famiglia, momenti di dialogo e affetto. Né assistenzialismo né gesti eroici, ma una disponibilità concreta: tempo, attenzione, una presenza accanto a bambine toccate della guerra e dai bombardamenti.
LE VOCI DELLE FAMIGLIE CHE HANNO DETTO “Sì”
Le famiglie hanno raccontato la loro esperienza. Punti di vista diversi accomunati dallo spirito di solidarietà e servizio: Donatella, madre adottiva e da tempo impegnata in progetti di accoglienza, racconta il senso del suo impegno: “Non è solo una scelta etica, è una pratica quotidiana. Ogni gesto, anche banale, è un’opportunità per educare, creare relazioni, trasmettere fiducia”.
Marzia, anche lei con una lunga esperienza nell’ospitalità di minori, descrive l’accoglienza come uno scambio profondo: “Ospitare è anche ricevere. Le bambine osservano molto e si adattano con delicatezza. Durante una giornata al mare, una di loro inizialmente era timida, ma poi ha iniziato a giocare, a ridere… e a prendersi gioco di noi quando sbagliavamo”.
Claudio, con la moglie, ha attraversato decenni di accoglienza: dai profughi vietnamiti negli anni ’70, ai bambini bielorussi dopo Chernobyl. Ora con le bambine ucraine: “Ogni situazione è unica. I bambini bielorussi venivano da un’esperienza di povertà e di abbandono in orfanotrofio; queste bimbe hanno una loro famiglia e una stabilità economica, ma vivono in uno Stato in guerra.
Situazioni diverse, ma il bisogno di attenzioni è sempre lo stesso. Ed è questo bisogno che ci ha mossi nel tempo, dalle prime esperienze di accoglienza fino ad oggi”.
“PERCHÉ SOLO QUATTRO BAMBINE?”
È questa la domanda che molti rivolgono alla presidente del Comitato locale dell’Associazione, Cristina Tadolini. Una domanda semplice ma spinosa. La presidente ribatte a chi gliela rivolge “Se ne ospiti una tu diventano cinque!”. La replica troppo spesso è: «No!
Io ho già troppo da fare».
Eppure, c’è chi ha deciso di mettere in pausa il proprio ritmo quotidiano per aprire la propria casa. Sono poche famiglie, è vero, ma sostenute da una comunità che – anche con gesti semplici, come quello di acquistare le uova solidali dell’associazione, fatto a Pasqua – hanno reso possibile questa accoglienza, impegnativa anche per i costi sostenuti, i permessi e la logistica.
La contrapposizione fra chi apre il cuore all’invito e chi lo rifiuta, porta alla mente la parabola degli invitati alle nozze:
(Luca 14: 18-24) “Venite, perché tutto è già pronto”. [Allora] tutti insieme cominciarono a scusarsi. […]
“Ho comprato un campo e ho necessità di andarlo a vedere; ti prego di scusarmi”.[…]. “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. […]. “Ho preso moglie, e perciò non posso venire”;
ed anche le parole della Lettera di San Francesco ai fedeli che accettano l’invito alla conversione:
Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose […] e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo[…]
Siamo madri, […] quando […] lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio.
(Dalla Lettera a tutti i fedeli prima recensione di San Francesco d’Assisi)
UN PROGETTO NATO DA UN SOGNO E CRESCIUTO CON LE PERSONE
Sono gli anni successivi al disastro di Chernobyl. Alcune persone della parrocchia sentono l’esigenza di fare, insieme, qualcosa di “buono” per gli altri. La Bielorussia affronta le conseguenze della contaminazione radioattiva. Quei parrocchiani decidono di dare vita al Comitato locale di Bologna della fondazione “Aiutiamoli a vivere” e avviare un’esperienza di accoglienza. I primi bambini sono ospitati per brevi periodi in ambienti non contaminati. Il loro stato di salute migliora. I benefici sono confermati da medici e operatori sanitari.
Da allora l’orizzonte del Comitato e della Fondazione si è allargato. Sono arrivati minori da altri contesti di fragilità. Fino all’attuale accoglienza dall’Ucraina in guerra. Il criterio di selezione non è mai stato la nazionalità, ma il bisogno. Come ricorda la presidente del Comitato di Bologna: «Quando si apre il cuore, ci si accorge che c’è spazio per molti. Non importa da dove vengano».
L’accoglienza, oggi, si regge su una rete di famiglie, gruppi di volontari, parrocchie e singoli che, nel loro piccolo, con il loro impegno, fanno la differenza: cucinando un pasto, leggendo una storia, offrendo un passaggio o semplicemente ascoltando.
IL CONTRIBUTO DELLA FRATERNITÀ FRATE IACOPA ALLA RETE
La Fraternità Francescana Frate Jacopa ha risposto con prontezza alla richiesta di ospitalità per la maestra accompagnatrice, offrendo un alloggio che si è rivelato prezioso per l’associazione, già alle prese con le varie difficoltà logistiche da affrontare. Un gesto semplice, che ha permesso una collaborazione, in linea con gli obiettivi della Fraternità e utile a valorizzare gli spazi della nostra sede.
