Nelle Quattro Tempora celebrate fin dai primordi della Chiesa Apostolica e che segnano l’inizio delle quattro stagioni, si domanda al Creatore di benedire i frutti del raccolto o la semina che si sta per effettuare e lo si ringrazia per i doni della terra “la quale ne sustenta et governa”, dice S. Francesco, vedendo in “sora nostra matre terra” la figura di Dio Madre che ci nutre e ci dà vita.
Questi quattro tempi sono figura di un itinerario spirituale di crescita personale e comunitaria a cui possiamo dare il nome di conversione, indispensabile per poter riconoscere nei frutti della terra i doni che Dio elargisce a tutta la famiglia umana sia in senso fisico che spirituale per alimentare in noi i germogli di una vita destinata ad essere piena ed eterna. Il cammino penitenziale di una vita virtuosa è “graduale” e scandito in tappe, per aiutarci ad apprendere nuovamente a ringraziare il Signore per tutti i suoi doni e per aiutarci a sentirci investiti del delicato compito di custodirli rispettando il progetto originario del Creatore, senza volerci sostituire a Lui.

Camminiamo nell’anno celebrando le Tempora, come preghiera personale, preghiera liturgica e anche digiuno, per annunciare il bisogno della salvezza con tutto noi stessi e alimentare il cambiamento interiore, la conversione quotidiana, che sostiene la nostra speranza. La chiamata ad essere Semi di pace e di speranza ci interpella a vivere una fede incarnata che sappia entrare nella carne sofferente di tutta la creazione per assumerla e rispondervi con cura.

Invochiamo il dono dello Spirito che è in grado di trasformare il deserto, arido e riarso, in un giardino, luogo di riposo e serenità.

Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare frutto deve morire. Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro…Dunque, in Cristo siamo semi. Non solo, ma “semi di Pace e di Speranza”.
(Papa Leone XIV, Messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per la Cura del Creato 2025)

In questo tempo di autunno ci impegniamo:
– a non lasciarci avvilire e scoraggiare dal “deserto” che vediamo attorno a noi;
– a riconoscere la nostra potenzialità in Cristo come semi di speranza e di pace;
– a lasciarci sorprendere dalla vita che germoglia anche in luoghi inaspettati;
– a custodire e coltivare semi di giustizia che generano pace.

AZIONE:
Purifichiamo il nostro cuore nella preghiera: quando le preoccupazioni e le delusioni inquinano il nostro cuore ascoltiamo la Parola del Signore, lasciamoci da Lui confortare e incoraggiare; quando prevale in noi l’egoismo, l’orgoglio e la pigrizia chiediamogli il perdono e lasciamoci riempire del Suo Spirito che trasforma.
Educhiamo la nostra volontà: con decisione riconosciamo ed eliminiamo dalla nostra vita ciò che è effimero.
Facciamo seguire alle parole le azioni: Riconosciamo l’operare del “lupo” dentro e attorno a noi, adoperiamoci per frenare la sua ingordigia e proteggere “l’agnello”, il debole schiacciato dalla prepotenza e violenza. Individuiamo le azioni concrete che possiamo fare personalmente e insieme, a partire dalla cura dei nostri stili di vita al sottoscrivere la campagna “Trasforma il debito in speranza” e al fare tutto ciò che promuove la giustizia ambientale. Sentiamo il bisogno di alimentare la giustizia, via indispensabile per la pace.

Nel passaggio da un tempo all’altro delle tempora verranno proposte occasioni di approfondimento delle Encicliche “Laudato sì”, “Fratelli tutti”, “Dilexit nos” alla luce della Bolla di indizione del Giubileo “Spes non confundit” e del Messaggio per la decima Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato per accompagnare la nostra risposta al dono del creato nell’attenzione al primato dell’amore.

Fraternità Francescana Frate Jacopa