Il vero rischio, da prevenire e da cui difendersi, dell’uso di Internet come fonte primaria di informazione politica è quello della polarizzazione.
Il fenomeno sta crescendo, studiato anche da un premio Nobel dell’economia (Shelling) già in passato, quando neppure esisteva Internet, ma che Internet e soprattutto i social network stanno amplificando a dismisura. Fondamentalmente la gente cerca e “frequenta”, anche virtualmente, chi la pensa come lei.
E’ evidente che nel formarsi le proprie idee, o addirittura nel formarsi, tout court, è ben diverso il caso in cui si sia in un contesto dove c’è di tutto e di più e si è diversi, si sia costretti a confrontarsi e a scontrarsi, a verificare sul web le proprie idee con quelle degli altri, e invece si sia nel caso in cui tutti già la pensano allo stesso modo, hanno le stesse idee, le stesse tradizioni ecc. In questo secondo caso ci saranno anche dei vantaggi, ma nessuno può negare i grandi rischi di una frammentazione polarizzata della conoscenza, e quindi delle opinioni, anche politiche. Ciò non è bene: viene favorito l’estremismo e il radicalismo.
Come difendersi? Nel breve periodo, contrastare, evitare, l’uso di motori di ricerca che effettuino la selezione delle informazioni utilizzando le precedenti ricerche, e quindi il profilo, dell’utente. Nel lungo, favorire il più possibile una formazione e una cultura il più possibile pluralistica (e in sedi – anche virtuali – pluralistiche!), che veda nella polarizzazione della conoscenza un disvalore che mina la convivenza e la democrazia. Alla faccia del mito del crowsourcing anche politico!
Piercarlo Maggiolini
docente di Deontologia ed Etica delle tecnologie dell’informazione, presso il Politecnico di Milano