Il sistema mediatico è in grado di incidere sugli atteggiamenti umani più qualificanti specie nella prima infanzia
Le bambine-lupo
Nel 1920 in India (e non è l’unico caso) furono trovate due bambine abbandonate nel bosco al loro destino e raccolte, allattate da una lupa nella sua tana. Quando furono ritrovate dopo qualche tempo, queste bambine presentavano gravi tratti patologici: non camminavano in posizione eretta ma a quattro zampe; non parlavano ma ululavano, come i lupi; non avevono le mani prensili, perché nessuno aveva loro offerto modelli umani di comportamento, incoraggiandone l’imitazione.
Ciò significa che funzioni umane elementari come: camminare, parlare, destrezza manuale, non sono istintive, ma devono essere apprese dagli altri, in particolare dalla madre. Questo vale per gli umani, ma anche per gli animali superiori: se un cucciolo di leone non apprende dalla madre, con appositi esercizi, come si fa a cacciare, non diventerà mai un vero leone. A maggior ragione un bambino allevato da animali non diventerà mai un uomo, ma assumerà i comportamenti dell’animale che lo ha allevato.
Le funzioni fondamentali
L’apprendimento delle funzioni fondamentali della propria specie è particolarmente importante nel bambino perché il suo cervello, a differenza degli altri sistemi d’organo, è scarsamente formato alla nascita, ma plastico e malleabile: quello che apprende in quel periodo, mentre il cervello sta formandosi, lo segnerà profondamente per tutto il resto della vita.
Qui si pone un problema: mentre per il lupo o il leone è abbastanza facile indicare le funzioni fondamentali, per l’uomo la questione è più complessa. Restando sul piano strettamente biologico, quali sono le funzioni fondamentali dell’uomo in quanto animale? (certamente non è solo animale, ma anche animale).
Si può indicare anzitutto, con Aristotele, che l’uomo è un animale sociale, che non vive da solo, ma in comunità più o meno vaste. Pensatori come Rousseau o Hobbes, che ipotizzavano un uomo isolato nello stato di natura, non beneficiavano delle nostre conoscenze scientifiche. Non esiste un tale essere umano. Il suo ambiente naturale è una comunità. Per vivere socialmente l’uomo deve sviluppare qualità empatiche e avere fiducia negli altri.
I neuroni-specchio, presenti nel cervello umano (e di qualche altro animale, come le scimmie), sono forse deputati proprio alla creazione di empatia. Consentono di immedesimarsi negli altri e vedere il mondo con gli occhi degli altri.
Grazie ad essi, quando vediamo qualcuno fare qualcosa, siamo portati, più o meno inconsciamente, a fare altrettanto. Inutile sottolineare l’importanza di tale caratteristica, specie oggi, al tempo della presenza pervasiva delle informazioni e degli schermi.
Le forme di violenza
Oltre a quella fisica, si possono individuare altre forme di violenza: quella strutturale, quando si impedisce a qualcuno di realizzare le proprie potenzialità umane (due esempi estremi: le bambine discriminate nell’educazione scolastica rispetto ai maschi, le morti causate dalla fame o dalla globalizzazione); culturale (razzismo, sessismo, repressione delle culture minoritarie, pubblicità: varie forme di lavaggio del cervello); guerra, come forma estrema di violenza, oggi, nell’era atomica, “fuori dalla ragione” (papa Giovanni).
Di esaltazione della guerra è piena tutta la nostra cultura, dai poemi omerici fino ai nostri giorni, quando ai bambini vengono regalate le armi e la violenza viene proposta sotto mille forme, nei filmati ecc.
Ma la cultura che il potere predilige, dispone oggi di ben altri strumenti.
Metamessaggi
I singoli messaggi pubblicitari sono del tipo: “compra questo e sarai felice”. Ma cosa lasciano nella mente questi singoli messaggi? Che la felicità si raggiunge con gli acquisti, il denaro, il possesso; non già, come è vero, migliorando i rapporti interpersonali. Ecco come si plasma un uomo possessivo, che preferisce l’avere (e anche l’apparire) rispetto all’essere.
Un’altra tecnica può essere quella che potrebbe essere chiamata arma di distrazione di massa.
Un esempio nel campo della pace potrebbe essere la convinzione che bastino manifestazioni oceaniche, anziché un impegno continuo e prolungato, a cominciare dal livello comunitario locale. Il potere ha sempre l’interesse ad avere di fronte singole persone individualiste, piuttosto che comunità mature, competenti e solidali.
Oggi l’indottrinamento avviene soprattutto attraverso televisione, videogiochi e simili: in questi programmi, specie quelli di passatempo passivi, sono facilmente individuabili messaggi, subliminali o anche espliciti, inneggianti all’individualismo egoistico e alla violenza – oltre, ovviamente, ad un consumismo senza controllo. Quello che è grave è che questi messaggi, anche senza accorgerci, vengono recepiti indirettamente dai bambini piccoli, che osservano il comportamento dei più grandicelli o degli adulti.
E quanto acquisito da un cervello in formazione, come detto, rimane indelebile per tutta la vita. Di un bimbo piccolo si dice di solito: imparerà quando andrà a scuola. Grave errore: a 6 anni il cervello è praticamente già formato e i messaggi perversi della televisione sono già acquisiti.
In definitiva, oggi l’infanzia è esposta a rischi gravissimi. Bisogna stabilire assi tra famiglie e con gli insegnanti, perché il cucciolo di uomo possa acquisire le qualità fondamentali di una vera umanità.
A cura di Luigi De Carlini
Bibliografia: Piero Giorgi. Rivoluzione nonviolenta nella vita quotidiana, seconda parte
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