A S. Maria Annunziata di Fossolo di Bologna
Durante le Missioni al popolo nella Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo in Bologna, in occasione della VII Decennale Eucaristica, abbiamo meditato sul passo della prima Lettera ai Corinzi di Paolo in cui si parla dell’Eucaristia. È un brano molto forte che aiuta a riflettere sul mistero incommensurabile del pane e del vino che sono il corpo e il sangue di Cristo offerti in sacrificio per noi. “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me” e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1 Cor 11,24-27). È un messaggio di speranza nel Signore che verrà a instaurare con noi e per noi il suo Regno di gloria eterna, ma è anche un ammonimento a far nostra la sua morte per entrare in comunione con Lui e con i nostri fratelli.
Far memoria significa non semplicemente riportare alla mente, ma ri-cordare (= riportare al cuore), facendolo presente qui e ora, il mistero del suo sacrificio per noi. La partecipazione al sacrificio eucaristico ci apre al dono di noi stessi al Signore e ai fratelli, che è la vita vera con Cristo. Ma perché questo avvenga occorre non ridurre l’Eucaristia a un ritualismo abitudinario e scontato o a un atto magico che ci divinizza, poiché “… chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11,29). Interessante è l’osservazione di S. Francesco, grande devoto dell’Eucaristia, che, nella I Ammonizione, riecheggiando S. Paolo, dice che non siamo noi a ricevere il corpo e il sangue di Cristo, poiché non ne saremmo all’altezza, ma è “lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, egli stesso riceve il santissimo corpo e sangue del Signore” per cui “tutti coloro che non partecipano del medesimo Spirito e presumono accogliere il Signore, “mangiano e bevono la loro condanna” (FF 143). Ma Paolo specifica, a nostra consolazione: “… veniamo ammoniti per non essere condannati insieme con questo mondo” (1Cor 11,32). Non è Dio che ci condanna, ma siamo noi che ci autocondanniamo se non riconosciamo la verità del corpo e del sangue di Cristo offerti in sacrificio per noi.
Lucia e Graziella Baldo (coordinatrici di gruppo)
La testimonianza di una parrocchiana
Sono stata contenta di partecipare all’iniziativa dei gruppi di lettura e di ascolto delle Scritture nelle nostre case di Fossolo. Ho incontrato, in casa di amici, persone che non conoscevo, altre che conoscevo solo di vista: persone con le quali è stato bello stabilire un primo contatto. Anche nella mia casa è avvenuto lo stesso: altre persone con cui ora ci scambiamo saluti, sorrisi, notizie sulla salute. Insieme a queste persone ho ascoltato le letture assegnateci e poi le abbiamo tutte commentate. Ognuno di noi aveva qualcosa di personale, vorrei dire di intimo, da condividere con gli altri, su ciò che quelle letture gli avevano suggerito: riflessioni, a volte dubbi, ulteriori domande di approfondimento.
Col prezioso aiuto dei coordinatori dei gruppi che ci guidavano sul cammino di una comprensione più profonda del solito, mi pare che tutti ci siamo sentiti più sensibili gli uni verso gli altri, più vicini, pur nelle nostre diverse umanità ed esperienze. Mi sono sentita confortata da questa condivisione di pensieri, di spirito di ricerca per fare il meglio possibile nella vita che ci resta da vivere, nella certezza di non essere soli, perché crediamo che il Signore è con noi e che ci sono anche gli altri. Personalmente spero che questa esperienza possa ripetersi e proseguire, quasi quasi anche a livello più spontaneo e semplice: anche solo incontrandoci per leggere e parlare ancora, ascoltare e ascoltarci. Comunque grazie di cuore a tutti!
Gabriella Fabbri Tubertini