Il mendicare che ricostruisce

Nel corso del ritiro in preparazione alla Santa Pasqua della Fraternità di Verona (24-25 marzo), don Gino Canali ha proposto alcune interessanti meditazioni. Riportiamo gli spunti emersi durante il suo primo intervento.

Quando Francesco inizia a restaurare la chiesa di S. Damiano, va a raccogliere pietre ad Assisi cantando un ritornello: “Chi mi dà una pietra, avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre, altrettante ricompense!” (3Comp, FF 1420). La popolazione di Assisi capisce che Francesco è semplice, immediato, sincero. Molti lo prendono in giro, ma altri sono impietositi e gli danno una pietra. Francesco riesce così a riparare la chiesa di S. Damiano; è nella logica di servire Dio in tutti i modi, è effettivamente innamorato di Dio. Poi va a mendicare di porta in porta; oltre a mendicare le pietre, va a mendicare i rifiuti e gli avanzi di cibo.

Dopo il primo impatto, è felice (3Comp, FF 1422). Ma il padre lo maledice e lo insulta; Francesco allora chiede a un povero di Assisi di benedirlo ogni volta che il padre lo maledice (3Comp, FF 1423). Quando c’è un cambio così evidente di proposta, ci può essere innanzitutto un rifiuto; ma altri, invece, restano impietositi. Non esiste un male così grande da poter fermare Francesco, non esiste una maledizione così grande per Francesco, né da parte del padre né da parte della gente di Assisi. Niente può fermare un cambiamento che non ha intenzione di ribaltare il mondo, ma ha l’intenzione umile ed ingenua di andare a cercare pietre. E la povera gente che sta fuori Assisi va ad aiutare Francesco, collaborando nella sua opera di rinnovamento. L’avventura di Francesco può così iniziare.

“Sorelle pietre, diventate pilastri vivi del tempio”: Francesco va a mendicare pietre non tanto per riparare S. Damiano ma, simbolicamente, perché lui diventerà pietra viva. Francesco diventerà pietra nuova di un Ordine che non sarà più ciò che di negativo c’era nella Chiesa del medioevo, è un tempio dello Spirito: “Voi diventate pietre vive e tempio dello Spirito” (1Pt 2,5). Francesco va poi a mendicare l’olio per la lampada dell’altare di S. Damiano: il tempio dello Spirito nasce da Gesù Cristo, perché solo Gesù Cristo risorto infonde lo Spirito. Il gesto semplice di mendicare l’olio per la lampada è la terza indicazione del mendicare che ricostruisce: pietre, pane, olio per la lampada.

Ognuno di noi può cambiare se stesso se ha la disponibilità a seguire Dio, ma deve avere tre pilastri: povertà, mendicare pane e lampada accesa. La verità di questi passaggi sta nel fatto che la Chiesa e il francescanesimo non si rinnovano da fuori facendo le barricate, ma da dentro, in una diversità di essere e di fare che torna alle origini. Non si cambia la Chiesa andando contro la Chiesa; la si cambia da dentro e per fare ciò bisogna pagare un prezzo alto. Francesco viene preso in giro dalla gente di Assisi (“Tu che rubi il pane ai poveri”) e si vergogna di chiedere in elemosina l’olio della lampada a un gruppo di uomini riuniti a giocare nei pressi di una casa.

Prima fugge, poi torna, si pente e domanda l’olio “per amore di Dio” (3Comp, FF 1425). Fa ciò che gli è ispirato dallo Spirito: Francesco cambia lui stesso da dentro, mostra un’immagine di Chiesa nuova, ma non combattendola né distruggendola. Francesco va a prendere le pietre per riparare e si preoccupa che la lampada sia sempre accesa: questa è la strada da percorrere per un rinnovamento. Restare fedeli al mendicare pietre, pane ed olio; quindi restare fedeli al Signore. Allora il rinnovamento non lo fa ognuno di noi per se stesso, lo fa il Signore.

Renato Dal Corso