Il Prof. Mohamed Al-Duweini, rappresentante del Grande Imam di Al-Azhar, e il Card Pietro Parolin, in rappresentanza di Papa Francesco, hanno guidato una delegazione di quasi trenta leader religiosi che, ad Abu Dhabi, il 6 novembre, durante la prima giornata della Global Faith Leaders Summit on Climate Change, hanno firmato un appello rivolto ai delegati della COP28, dal 30 novembre al 12 dicembre prossimi a Dubai, affinché intraprendano azioni decisive per combattere il cambiamento climatico. I leader ebrei, buddisti, sikh e indù, insieme ai rappresentanti di altre importanti tradizioni religiose, si sono uniti all’appello, che sollecita ad accelerare le transizioni energetiche, a proteggere la terra, a passare a modelli circolari di vita in armonia con la natura e ad adottare rapidamente l’energia pulita. L’appello prevede anche l’impegno a sostenere il “Padiglione della Fede”, primo nel suo genere, alla COP28 e a riunirsi in occasione delle future COP. Ciascuno dei leader ha poi percorso un sentiero che rappresenta l’equatore e ha partecipato alla piantumazione di un albero di ghaf, l’albero nazionale degli Emirati Arabi Uniti, prima di firmare il documento.

Una dichiarazione forte
Il documento è stato poi consegnato a Sultan Al Jaber, presidente designato della COP28. Al Jaber ha sottolineato il “significato speciale” della Dichiarazione interreligiosa di Abu Dhabi per la COP28. “Le vostre fedi ispirano tutte le persone a vivere in armonia con la natura e ad agire per proteggere il nostro fragile mondo. Insieme, avete fatto una potente dichiarazione di intenti di cui il mondo ha bisogno per vivere, una dichiarazione di urgenza, di unità, di solidarietà, di responsabilità e di speranza che può aiutare la spinta collettiva alla trasformazione e al cambiamento climatico”. Al Jaber ha quindi incoraggiato i leader religiosi a continuare a mobilitare le loro comunità in tutto il mondo e ha promesso, da parte sua, di portare il loro “messaggio al mondo attraverso la COP28”.

Uniti per il cambiamento
Il cristianesimo, l’islam, l’induismo, il buddismo, il giainismo e una serie di altre tradizioni religiose sono state rappresentate al Global Faith Summit, dove diversi relatori hanno sottolineato l’impegno comune nel prendersi cura del Creato. Tutti i presenti hanno indicato come tutte le tradizioni religiose riconoscano il rapporto tra il divino e la creazione. Sono emersi temi comuni, tra cui il dovere morale di custodire la creazione di Dio, la necessità di lavorare insieme per combattere il cambiamento climatico, il riconoscimento dell’urgenza della crisi del cambiamento climatico e la necessità di intraprendere azioni decisive per raggiungere gli obiettivi climatici. I partecipanti hanno indicato l’avidità e l’egocentrismo come cause profonde della crisi ambientale e hanno chiesto – in particolare alle nazioni più ricche che hanno una maggiore responsabilità nei cambiamenti climatici – di impegnarsi per aiutare i Paesi più poveri che sono colpiti in modo sproporzionato dalla crisi. Il cambiamento climatico, hanno affermato, è il problema più grave del nostro tempo e richiede un’azione urgente per evitare la catastrofe.

Sensibilizzazione
Nel riconoscere che oltre l’80% della popolazione mondiale professa un qualche credo religioso, i partecipanti al vertice hanno sottolineato l’importante responsabilità che spetta ai leader religiosi di sensibilizzare le loro comunità sulle questioni climatiche. Inoltre, hanno chiesto maggiori sforzi per mobilitare i credenti a intraprendere azioni concrete per combattere il cambiamento climatico, sia attraverso l’impegno individuale a favore di pratiche ambientali corrette, sia attraverso sforzi concertati per sollecitare azioni concrete da parte dei leader mondiali per affrontare la crisi climatica.

Christopher Wells –
Abu Dhabi

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata