16° Seminario di studio sulla  Custodia del creato in collaborazione con Confederazione Nazionale Coldiretti

“ACCLAMINO TUTTTI GLI ALBERI DELLA FORESTA” (SAL 96,12). CUSTODIRE LA BIODIVERSITÁ VENERDÍ 31 MAGGIO 2019

Roma, Centro Congressi Palazzo Rospigliosi- Via XXIV Maggio 43 (c/o Coldiretti)

Introduzione di Bruno Bignami

Nell’anno del Sinodo sulla Amazzonia, il Seminario ha esaminato la rilevanza di quella grande fonte di biodiversità che sono le foreste. A partire da una prospettiva teologica, lo sguardo si è portato sulla realtà nazionale della biodiversità – senza dimenticare quella internazionale – per focalizzarsi su alcune buone pratiche rivolte alla cura della terra. Gli interessanti materiali proposti dai relatori sono disponibili sul sito chiesacattolica.it, ambito “Custodia del Creato”.

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«Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce»: l’aforisma di Lao Tzu ricorda quello che accade normalmente anche in Italia. Ci rendiamo conto dell’importanza dei boschi e delle foreste solo in occasione di disastri ambientali. Se ne parla d’estate per gli incendi dolosi appiccati in varie regioni oppure in seguito a eventi straordinari, come il ciclone Vaia che lo scorso autunno si è abbattuto sul Trentino, l’Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. La furia del vento, in questo caso, ha distrutto 14 milioni di alberi, tra faggi, abeti bianchi e rossi. Si è trattato di un dramma nel dramma, per la perdita di una quantità di legname pari al 24% in più di quello prelevato annualmente. E dietro al silenzio ordinario? Ci sta una foresta che cresce. Appunto. È proprio così, se si considera che un terzo del territorio nazionale è ricoperto di foreste (poco più del 35%, pari a 11 milioni di ettari), con una crescita esponenziale dal 1936 a oggi (72,6%). C’è di più. Il tasso di prelievo legnoso in Italia è molto al di sotto della media europea: si attesta intorno al 39% contro il 67% degli altri Paesi. Si tratta di un patrimonio considerevole, poco conosciuto e valorizzato. img191 (1)La giornata che dedichiamo alla riflessione sull’importanza di questo «oro verde» rappresenta un passo importante. Tra l’altro, quest’anno vogliamo inserirci nel percorso ecclesiale che conduce al Sinodo per l’Amazzonia e all’interno del Festival Asvis, che indica tra gli obiettivi 2030 del 15esimo goal quello di gestire le foreste in modo sostenibile. La tradizione biblica e il recente magistero sociale di papa Francesco in Laudato si’ sono un invito a guardare la bellezza della creazione. «Acclamino tutti gli alberi della foresta», recita il Salmo 96,12, a ricordare come i boschi rappresentino una lode a Dio, capaci di far festa e di applaudire al Creatore con la loro semplice esistenza. L’ecologia integrale invita a tenere interconnesse questioni ambientali e implicanze sociali. Già il libro dei Giudici (9,6-16) si serve degli alberi come metafora per contestare il potere assoluto. L’apologo di Iotam racconta che gli alberi, cui viene offerto il potere rifiutandolo, rappresentano la prosperità d’Israele. Nessuno pretende di comandare sugli altri. Ogni specie di piante si inchina al suo limite, accoglie benevolmente la presenza delle altre. Il brano serve per dare una lezione di umiltà ad Abimelech, il figlio di Gedeone generato da una schiava e acclamato re dai proprietari terrieri di Sichem dopo aver assassinato i suoi fratellastri (eccetto Iotam, che si era sottratto con la fuga). La rinuncia di ogni albero a pretese assolute, accontentandosi di ciò che ciascuno può offrire, è segno di saggezza. La creazione, dunque, «parla». Lo fa anche con la sua biodiversità. L’enciclica Laudato si’ lo evidenzia, soprattutto quando ricorda che «la perdita di foreste e boschi implica allo stesso tempo la perdita di specie» (LS 32) decisive non solo per l’alimentazione, ma anche per la cura delle malattie. Proprio i polmoni del pianeta, come l’Amazzonia e il bacino fluviale del Congo, sono una ricchezza di biodiversità da salvaguardare. Gli ecosistemi delle foreste pluviali sono un bene per l’intera umanità: rappresentano un delicato equilibrio «quasi impossibile da conoscere completamente» (LS 38). C’è qualcosa di molto più prezioso di un mero sguardo utilitaristico, rappresentato dagli interessi economici di multinazionali o di Paesi. In questo senso, le foreste sono beni comuni dell’intero pianeta. Proprio a partire dal «recupero di boschi autoctoni » (LS 58) è possibile vedere un segno di speranza, perché l’uomo è capace di bene, di interventi positivi. È esperto in cura. Sono le foreste, infatti, ad essere uno dei fattori di mitigazione dei cambiamenti climatici, perché in grado di assorbire CO2 dall’atmosfera. Guardiamo alle foreste con sguardo contemplativo. Vediamo nei boschi luoghi di vita e spazi rigenerativi. Ritroviamo il senso di una famosa citazione di san Bernardo da Chiaravalle: «Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi ti insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà». Il bosco è vita, come sostiene il poeta ucraino Adam Zagajewski: «Negli alberi, nelle loro chiome, sotto sontuose vesti di foglie e sottane di luce, sotto i sensi, sotto le ali, sotto gli scettri, negli alberi si cela, respira e palpita una vita quieta, sonnolenta, un abbozzo d’eterno. Prosperi reami crescono nell’ambone delle querce. (…) Vivremo a lungo negli intrecci di un arabesco, nel balbettio dell’allocco, nel desiderio, nell’eco senza casa, sotto sontuose vesti di foglie, nelle chiome degli alberi, nell’altrui respiro»1. C’è da chiedersi se vedere negli alberi un «abbozzo d’eterno» o riconoscere il vitale «altrui respiro» delle piante sia per tutti o per pochi… Lo è sicuramente per noi chiamati a ragionare al livello dell’ecologia integrale di papa Francesco. «Tutto è connesso», compreso il rapporto tra l’uomo, il suo vivere in società e le creature tutte. C’è una «biodiversità ambientale e culturale », come afferma il Documento preparatorio al Sinodo per l’Amazzonia (n. 9), di cui essere grati a Dio. Gli alberi sono doni preziosi per molti motivi: dall’essere polmoni che rigenerano al semplice offrire la loro ombra, dal produrre legna all’uomo all’essere fonte di lavoro ed economia, dal fornire energia al garantire la biodiversità… Per questo, le foreste vanno coltivate e custodite, secondo l’insegnamento di Gen 2,15. Di fronte allo scempio attuale di disboscamenti scriteriati, frutto di una mentalità estrattivista, o di abbandono delle foreste all’incuria, viene spontaneo riprendere il rimprovero sapienziale di Gesù (da non riferirsi, in questo caso, al Messia!): «Se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?» (Lc 23,31).

Conclusioni pastorali: – educarci ed educare alla contemplazione, conoscere la biodiversità e valorizzarla nei territori: qual è la «nostra Amazzonia»? Interdipendenza tra i problemi del mondo; – «piantare alberi» (LS 211): contribuire alla biodiversità dei nostri ambienti; – cultura e colture: l’uomo non è il problema se educato a prendersi cura. È capace di tenere l’equilibrio; – il caso serio delle aree interne – i verbi della biodiversità: custodire, preservare, studiare, agire; – nuove modalità di imprenditorialità: sostenibilità ambientale, sociale e economica; – Scelte: sostenere economicamente le filiere del legno ecosostenibili, capaci di promuovere un’economia circolare e generativa (arredamento, bancali, carta…: voto con il portafoglio). Si tratta di promuovere esperienze di economie che valorizzano e custodiscono i boschi; – le diocesi con boschi dormienti sono chiamati a farli diventare generativi di comunità.

 1 A. ZAGAJEWSKI, Dalla vita degli oggetti. Poesie 1983-2005, Adelphi, Milano 2012, 24-25.

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