Rosario Lembo 

Il tema della Giornata mondiale dell’acqua di quest’anno è “Dare valore all’acqua”. Rispetto ai diversi “valori” attribuibili all’acqua – culturali, sociali, religiosi, sociali, giuridici, ecc. – preoccupa l’approccio sempre più dominante di dare un “valore economico” all’acqua, e di condizionare l’accesso a quella potabile al pagamento di un “prezzo”, come previsto dall’obiettivo 6 dell’Agenda 2030.
Il lancio del primo Fondo “future”, quotato sulla Borsa Californiana – nel dicembre 2020 – si fonda proprio su questa visione “economica”, sancisce la nascita del “primo mercato mondiale dell’acqua” e costituisce una minaccia al diritto umano sancito dall’ONU, come denunciato dallo Special Rapporteur Pedro Arrojo.
È paradossale dover constatare che alla base del riconoscimento dell’acqua come diritto umano del “primo future sull’acqua” ci siano i conflitti per l’accesso tra portatori di interessi conflittuali: l’acqua per la vita, per uso umano e quella per uso produttivo a sostegno del profitto.

LA FINANZA SPECULATIVA
La guerra dell’acqua a Cochabamba (2000), causata dall’appropriazione da parte di una multinazionale di sorgenti di acqua in Bolivia, ha consentito nel 2010 il riconoscimento ONU dell’acqua come diritto umano. Dieci anni dopo (2020) per superare il rischio del mancato accesso all’acqua in California, le multinazionali del mondo agricolo si sono affidate alla finanza speculativa sollecitando il lancio del primo fondo speculativo di garanzia sull’accesso all’acqua.
Prendendo spunto dal tema della Giornata Mondiale dell’Acqua “Dare Valore all’acqua” e dalla nascita del primo “Future sull’acqua”, come Contratto Mondiale sull’acqua, desideriamo condividere alcune criticità che si prospettano all’orizzonte, per prevenire le quali occorrerà agire a diversi livelli.

LIVELLO MONDIALE
La prima minaccia è per il riconoscimento ONU dell’accesso all’acqua potabile tra i “diritti umani, universali e fondamentali”, ma già derubricato, nel 2015, da “diritto umano” in “diritto di accesso economico” dall’Agenda ONU 2030. Come obiettivo di sviluppo sostenibile gli Stati non hanno infatti l’obbligo di garantire l’accesso come diritto umano che viene delegato ai gestori del servizio idrico per uso umano e alle Autorità di governance dei bacini idrici per gli altri usi.
La seconda minaccia è nei confronti dell’acqua come bene comune, classificazione che a differenza del diritto all’acqua, sancito giuridicamente, resta privo di un riconoscimento giuridico e pertanto affidato alle interpretazioni delle scienze economiche, sociali e alle dichiarazioni di intenti degli Stati.
Queste criticità potrebbero essere superate avviando presso l’ONU, per iniziativa di alcuni Stati, due iniziative politiche. Rispetto alla concretizzazione del diritto umano all’acqua avviare un processo negoziale che porti all’adozione, anche su base volontaria, di uno strumento giuridico vincolante (Trattato, Protocollo Opzionale al patto PIDESC proposto dal CICMA) che misuri il quantitativo minimo vitale garantito dagli Stati con la presa a carico del costo del minimo vitale, e l’assunzione di obbligazioni a tutela del ciclo dell’acqua come diritto universale. A livello territoriale anche le Città dovrebbero garantire l’accesso all’acqua come diritto umano, adottando alcune delle proposte della Carta delle Città per il Diritto umano all’acqua.
Per tutelare la “salute dell’acqua e quella del Pianeta”, precondizione per evitare future pandemie, è opportuno trasferire la governance dei beni comuni della natura (beni demaniali) dalla sovranità nazionale ad una Autorità Mondiale come struttura sovranazionale, dotata di poteri sanzionatori nei confronti delle violazioni del diritto all’acqua e ai beni comuni da parte degli Stati, delle Imprese e delle Multinazionali.
Se la comunità internazionale, nell’era post Covid, non avrà la lungimiranza di avviare questi percorsi, gli strumenti finanziari come i “future dell’acqua” si diffonderanno e i portatori di interesse saranno liberi di organizzarsi, attraverso i mercati finanziari, per accaparrarsi la governance dei beni naturali.
L’emergenza Covid e l’orientamento solidaristico dell’Europa di classificare i “vaccini come beni comuni globali” per la tutela del diritto alla salute dei cittadini europei, apre la speranza per una prospettiva di riconversione delle politiche ambientali dell’Europa verso nuovi modelli di governance sovranazionale dei beni comuni della natura, tra cui l’acqua, come una pre-condizione per una transizione ecologica verso un modello di sviluppo sostenibile. Speriamo che il Parlamento Europeo si faccia promotore di queste istanze.

Rimandiamo per il completamento della riflessione a livello europeo e nazionale allo Speciale Dossier Acqua di Solidarietà INTERNAZIONALE 02/2021. Si può scaricare il Dossier al link: https://www.cipsi.it/…/2021/03/01-2021-Si-acqua- 1.pdf

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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